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 2013  dicembre 22 Domenica calendario

IL PD DEVE ARGINARE RENZI


A pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia quasi mai. Aveva ragione mia nonna Caterina, povera e analfabeta, nel raccomandarmi di non dimenticare questa massima. Me ne sono reso conto nell’osservare le mosse iniziali di Matteo Renzi come segretario del Pd. Prima ancora che trionfasse alle primarie, battendo Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati, l’avevo maltrattato in un’intervista a Panorama. Qualche amico mi ha rimproverato di essere stato troppo cattivo. Ma ho compreso di non aver sbagliato quando ho visto spuntare nella carta stampata elogi a bizzeffe per il giovane leader democratico.
Credo appartenga a questa categoria un libro appena uscito da Giunti, editore fiorentino. Scritto da due giornalisti, Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene, ha un titolo invitante: “Matteo il Conquistatore. La vera storia di un’ascesa politica”. Me lo sono comprato, poi l’ho letto. E cosa ho imparato sul conto di Renzi? Non molto, per la verità.
I dettagli più interessanti riguardano l’uomo Renzi. Dorme poco, anche soltanto cinque ore. Va a letto tardi e si alza presto. Nelle ore che la gente normale dedica al sonno, Renzi scrive libri, prende appunti, guarda un po’ di televisione. Per recuperare, soprattutto quando deve spostarsi da una città all’altra, si appisola in auto o in treno per qualche minuto: tanto gli basta per ritrovare le energie.
E ancora. Ha sostituito gli occhiali da vista con lenti a contatto. Vuole un abbronzatura che duri dodici mesi all’anno, e fa ricorso alla lampada per evitare gli strati di cerone alla Berlusconi. Va abitualmente a correre. E non manca mai a una gara podistica, cosicché molti chili di ciccia sono spariti. Il ciuffo alla Bobby Solo è stato rimpiazzato da un taglio corto ben curato che incornicia il viso e la rasatura è perfetta.
Sciocchezze, dirà qualcuno. Ma non è per niente così. Il mito del leader giovane che ha rottamato i vecchi padroni del Pd si costruisce anche con le minutaglie che, tuttavia, non eliminano un problema. La giovinezza può essere una grande trappola quando s’incrocia con l’inesperienza. Eppure Renzi non teme questo guaio e si è circondato soprattutto di donne che stanno agli antipodi delle stagionate dame democratiche. Ha fatto bene o male? Questo lo vedremo nelle prossime puntate. Per il momento è inevitabile registrare che qualcuna delle Matteo’s Girls ha rivelato più di un punto debole.
Marianna Madia, 33 anni, già deputata grazie a Walter Veltroni, poi passata a sostenere Pier Luigi Bersani, quindi diventata renziana, sta nella segreteria di Matteo come responsabile del Lavoro. Ma scambia ancora un ministro per l’altro, Zanonato per Giovannini, con una gaffe che manda in delirio i malvagi del web. Alessia Morani, 37 anni, responsabile della Giustizia, la sera stessa della nomina è corsa subito al talk show di madama Gruber, con un trucco e un paio di orecchini adatti a una cena del Circolo dei nobili.
Le malelingue raccontano che Renzi l’abbia catapultata in segreteria all’ultimo minuto soltanto perché è donna, giovane, avvocato e già deputata del Pd. Le circostanze della sua nomina sono un sintomo dell’improvvisazione renzista. Racconta la signora Morani: «La settimana scorsa, l’uomo forte del cerchio stretto di Matteo mi ha detto: inizia a studiarti bene la giustizia, non so in che forma, però te ne occuperai».
Ma la recluta Morani ha subito assaggiato la frusta renziana. Secondo un retroscena di Wanda Marra del Fatto quotidiano, Matteo l’ha svegliata all’alba e le ha inflitto una delle sue celebri sfuriate: «Tutti parlano di giustizia e tu? Che fai tu? Non dici niente? Fai qualcosa, fai un’intervista!». Scrive la Marra: «Qualcuno avrebbe sentito persino aleggiare nell’aria la parola “dimissioni”. Anche i muri del Nazareno, oggi occupati dalla segreteria di Renzi, hanno orecchie. Pure se i loro proprietari sono stati sfrattati dalle stanze dei bottoni».
Il bottone più importante, quello delle riforme istituzionali, e dunque anche della legge elettorale, Matteo l’ha affidato alla più bella del suo team femminile: Maria Elena Boschi, 32 anni, avvocato. In virtù del suo incarico, la signora è stata ricevuta al Quirinale da Giorgio Napolitano per parlare di sistemi elettorali. La Boschi ha trovato il presidente della Repubblica «molto carino». E di certo quel colloquio le avrà giovato per comprendere meglio le difficoltà che l’aspettano nell’adempiere all’incarico ricevuto.
L’avvocata Boschi non è una renziana dell’ultima ora. Nel febbraio 2013 è entrata alla Camera nel listino blindato di Matteo e in quel covo di maschi annoiati è stata subito eletta Miss Parlamento. Il settimanale berlusconiano Chile ha dedicato una copertina e un’intervista. E la Boschi, un’aretina di quelle dure, ha cantato le lodi del principale. Vale la pena di sentire quel che ha detto ai due autori di “Matteo il Conquistatore”.
«Non conoscevo Matteo e alle primarie per il sindaco di Firenze avevo sostenuto il mio amico Michele Ventura. In seguito Renzi ha apprezzato le mie idee, insomma ha capito che ero una tosta e a me è piaciuto molto il suo lavoro sulla città, la voglia di cambiamento e di investire sui giovani e le donne, il coraggio di osare. Matteo è genio e sregolatezza. Ha un grande entusiasmo e potere decisionale. Promette e fa. Rende possibile l’impossibile».
Già, l’impossibile che si realizza. La signora Boschi ci mette sulla pista giusta per intuire il ruolo che Renzi intende svolgere in Italia. Quello del mago? Ma i maghi non esistono in nessun paese del mondo. Quello del rivoluzionario? Penso che l’Italia non sia pronta ad accettare una rivoluzione, tanto di sinistra che di destra. È una nazione stremata e forse morirebbe sotto un terremoto politico. Dopo essere stato un rottamatore, Renzi potrebbe diventare un costruttore. E tentar di fare quello che altri leader, di sinistra e di destra, non sono riusciti a realizzare.
Il nuovo segretario del Pd ha i numeri per farcela? Nessuno sa dirlo. Per ora a me sembra un illusionista e un parolaio, tuttavia il futuro potrebbe riservarci qualche sorpresa positiva. Però molto dipende dallo stesso Renzi. Non può pensare di essere diventato il padrone della politica italiana. Sarebbe un errore terribile, anche per lui.
C’è un solo modo per aiutarlo a non commetterlo. Il più efficace è di creare dei contrappesi alla sua marcia verso il primato politico. Il primo è il governo Letta-Alfano, però non sappiamo quanto durerà e se avrà la forza per contenere l’irruenza di un leader che non ha esempi nella casta italiana, salvo il giovane Berlusconi. Il secondo contrappeso è proprio il suo partito. Ma il Pd odierno è disposto a non arrendersi alla gestione di un uomo solo? I postcomunisti e i postdemocristiani sono in crisi, perché si rendono conto che il regime autoritario di Renzi è la conseguenza della loro inerzia e delle incapacità messe in luce per troppi anni.
Il Bestiario pensa che l’unica strada per fare di Renzi un leader autorevole, ma non pericoloso, sia quella di non lasciare nelle sue mani tutto il potere. In caso contrario, Matteo prima o poi ucciderà il partito che gli è stato affidato. Oppure il partito ucciderà lui. Ma in entrambi i casi sarà un disastro per l’Italia.