Caterina Maniaci, Libero 22/12/2013, 22 dicembre 2013
LA CASTA PIÙ CARA D’EUROPA SI TAGLIA L’1%
Non è proprio una novità, lo abbiamo sempre saputo. Ma arriva una conferma in più e autorevole. Secondo il rapporto di fine anno del Centro Studi di Confindustria, infatti, i parlamentari italiani sono, in base alla dimensione dell’indennità in rapporto al Pil pro capite, di gran lunga i più pagati d’Europa. Che fare per riequilibrare la situazione e risparmiare? Un bel taglio profondo e rigoroso alle spese della Camera, tanto per cominciare: e così, ecco l’annuncio che per il 2014 il taglio sarà addirittura dell’1 per cento.
A fare i conti in tasca ai 945 parlamentari nostrani, così come hanno fatto a Confindustria, nel 2012 lo stipendio da deputato in Italia era pari a 4,7 volte il Pil procapite, contro l’1,8 del Regno Unito. Contando anche i rimborsi spese (con e senza documentazione) i contributi ai gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese di trasporto, questo rapporto sale al 9,8 per il deputato italiano e al 6,6 per quello inglese. E complessivamente i costi della politica hanno toccato i 2,5 miliardi di euro, sempre nel 2012.
Risparmiare non è chimerico, si potrebbe fare: riducendo del 30% l’indennità dei parlamentari, riducendone il numero, attuando una riforma delle loro pensioni (perché per le altre categorie si è fatto eccome) e abolendo i contributi ai gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese di trasporto. Ancora: si potrebbe eliminare la diaria e introdurre un tetto massimo alle spese rimborsabili, calcola sempre Confindustria, così si potrebbe arrivare a risparmiare fino a 1 miliardo di euro.
Si potrebbe fare. Ma non si fa. E la Casta può continuare a dormire sonni tranquilli, al riparo dei propri lauti stipendi e anche da improvvidi tentativi di tagliuzzarne qualche privilegio. Così, grazie ad una contro-modifica presentata dalla senatrice Magda Zanoni del Pd, lo Stato italiano potrà continuare a pagare affitti milionari (tanto per fare cifre, 444 milioni di euro in 18 anni sborsati dalla Camera solo per 4 palazzi) per i Palazzi del Potere. Lo scorso 13 dicembre un emendamento alla «manovrina» presentato dal deputato grillino Massimo Fraccaro era stato approvato dal Senato, ma forse senza averne coscienza. Infatti quell’emendamento prevedeva che «le amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli enti locali, nonché gli organi costituzionali nell’ambito della propria autonomia, hanno facoltà di recedere, entro il 31 dicembre 2014, dai contratti di locazione di immobili in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Il termine di preavviso per l’esercizio del diritto di recesso è stabilito in trenta giorni, anche in deroga a eventuali clausole difformi previste dal contratto». In sostanza, una norma che avrebbe permesso allo Stato di risparmiare un consistente numero di milioni di euro, operando un bel taglio di spesa sugli immobili presi in affitto.Ma ecco: in appena sei giorni, alla faccia dei complessi iter burocratici, a Palazzo Madama la maggioranza vota la «contro-modifica » a tempo di record. E tutto resta com’era.
Dicevamo prima che la Casta vigila anche su eventuali e improvvidi tentativi di tagliuzzare i propri privilegi. In realtà non è così, siamo stati ingiusti e imprecisi. Come annunciato trionfalmente dalla presidente Laura Boldrini, L’ufficio di presidenza della Camera ha avallato i tagli alla dotazione prevista per Montecitorio. approvando il bilancio di previsione per il 2014, unitamente al bilancio triennale 2014-2016. Dunque si conferma anche per l’anno 2016 la riduzione di 50milioni di euro rispetto al 2012. Bella cifra, no? Considerando che si tratta del all’1,65 per cento dimeno per le spese di funzionamento della Camera, per un risparmio complessivo di 17, 4 milioni di euro, previsto per il 2014... E poi la spesa per i deputati diminuisce di 1,9 milioni di euro, pari addirittura all’1,3 per cento; la spesa per le retribuzioni del personale in servizio si riduce di oltre 14 milioni di euro, dunque del 5,3 % : la spesa per beni e servizi diminuisce di 8,4 milioni di euro (il 5,5 % in meno). L’Ufficio di Presidenza ha inoltre prorogato sino a tutto il 2016 le misure di contenimento vigenti in tema di indennità parlamentare e di rimborsi ai deputati, che sarebbero venute a scadenza nel 2015. Diaria, spese di viaggio, rimborsi, ecc. ecc. sono sempre previsti, dunque. Grande rigore, insomma, grande segnale di cambiamento. E gli italiani ringraziano.