Corriere della Sera 22/12/2013, 22 dicembre 2013
FINITO L’EFFETTO DIGITALE CALA LA PLATEA DELLA TV
È finita la transizione, il passaggio al digitale. Non stiamo naturalmente parlando dell’aspetto tecnico – lo switch off si è già compiuto nel 2012 – quanto delle sue conseguenze. Un dato, su tutti gli altri, è simbolico: nella stagione in corso il consumo di tv si è finalmente arrestato, dopo anni di crescita. Da settembre all’inizio di dicembre – ovvero nel periodo definito di «garanzia autunnale» – la platea complessiva si è un po’ ristretta. Il dato è più evidente in prime time (26 milioni 577 mila spettatori medi, contro 27 milioni 312 mila dello stesso periodo 2012) che nell’intero giorno (10.458.000 spettatori medi complessivi, contro 10.502.000 nel 2012). Come interpretare i dati? Quello del Duemila è stato un «decennio esplosivo» per la tv, caratterizzato dall’approdo alla multi-canalità e all’abbondanza, dalla progressiva frammentazione dei consumi, dalla crescita della pay tv, dal boom dei canali di nicchia del digitale terrestre, dal primo sviluppo di forme non-lineari (on demand) di visione (che avranno un’ulteriore crescita nel prossimo futuro, con la partenza di Infinity Mediaset, di River Sky e il probabile sbarco di Netflix). Ora questo momento di trasformazione pare arrivato alla saturazione. Le novità hanno portato alla crescita dei consumi, con la crisi economica a dare slancio al più anti-ciclico dei consumi, quello domestico. Ora sembra chiudersi una fase. Bisognerebbe quindi tirare qualche somma, capire chi ha vinto e chi ha perso. In generale, quei gruppi che hanno voluto investire su prodotto e innovazione, nonostante le vacche magre della pubblicità, ci hanno guadagnato (viene da pensare a Discovery, con due casi di successo, come Real Time e DMax). Chi è rimasto fermo, seduto sugli allori, patisce particolarmente la crisi. (a.g. )
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.