Corriere della Sera 22/12/2013, 22 dicembre 2013
INTERVENTI
& REPLICHE – RIFORMA DI BANKITALIA–
Riforma di Bankitalia La tesi sostenuta da Massimo Mucchetti (Corriere, 15 dicembre) di non consentire la partecipazione al capitale della Banca d’Italia di soggetti esteri, come invece prevede il decretolegge di riforma in corso di conversione, è condivisibile. Ai vincoli comunitari che indurrebbero all’apertura a questi soggetti si può contrapporre la natura di ente pubblico non economico di Bankitalia, il suo status peculiare che trova fondamento nel Trattato Ue, per l’Italia avente rango di norma costituzionale, e la mancanza di una almeno potenziale «par condicio» delle altre banche centrali insediate nell’Unione. Non condivisibile è, invece, lo scetticismo di Mucchetti sul rapporto tra quella che viene impropriamente definita privatizzazione e l’indipendenza dell’Istituto: premesso che quest’ultima trae fondamento dal Trattato e dalle norme di legge, dalla storia, dalle prove concrete date, dal valore professionale e morale di chi vi lavora e dalla sua credibilità, la riforma circoscrive nettamente i diritti economici degli enti partecipanti che sono limitati al capitale e non sussistono,come si é ricordato, nei confronti di nessuna altra componente del patrimonio della Banca. È certamente un atto chiarificatore, presupposto e derivazione della stessa valutazione delle quote possedute dai «partecipanti», espressa nel noto range (5 - 7,5 miliardi). Per addivenire ad essa è stata effettuata una profonda disamina sotto il profilo tecnico-istituzionale da parte dei “ tre saggi”: non basta, allora, avanzare generici dubbi, bisognerebbe contro argomentare con pari dominio della materia.
Occorrerebbe, invece, riflettere sul riacquisto transitorio — al quale Mucchetti si riferisce suggerendo linee alternative — che Bankitalia può effettuare per favorire una equilibrata distribuzione, rendendosi necessarie ulteriori indicazioni sugli ammontare e sulle modalità della ricollocazione. Sono poi dell’opinione che la quota massima detenibile da ciascun partecipante debba essere abbassata dal 5 al 3 per cento del capitale e che altre variazioni dovrebbero essere apportate al d.l. (per es: l’espunzione della partecipazione alle sedute di alcuni organi di B. I. di un rappresentante del governo). Ma non si dimentichi mai che la normativa proposta abroga quella vigente che avrebbe voluto l’illegittima nazionalizzazione dell’Istituto: questo, sì, un attentato alla sua indipendenza.
Angelo De Mattia, demattia.angelo@gmail.com