Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 22 Domenica calendario

LA SPARIZIONE DI RETE IMPRESE ITALIA E LA DIFFICILE STAGIONE DEL CETO MEDIO


Fino a qualche mese fa del progetto di Rete Imprese Italia si era soliti dire, tra gli addetti ai lavori, «non decolla». Oggi purtroppo anche gli ottimisti di un tempo si sono arresi e ne commentano «la sparizione». La sostanza è che Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani e Confesercenti, giunti al terzo anno del loro generoso tentativo di federarsi per (magari) un giorno unirsi, sembrano quasi essersi arresi. Nessuno nega le difficoltà di contesto — la lunghezza della crisi e un governo che schiaffeggia persino la Confindustria — ma troppe cose non vanno in quella che doveva essere l’Alleanza dei Piccoli e addirittura il veicolo per riequilibrare lo schema novecentesco centrato sull’asse grande industria-grande sindacato.
Il primo motivo della «sparizione» è fin troppo semplice: non si è riusciti a fondere del tutto le rivendicazioni dei commercianti con quelle degli artigiani e appena spunta fuori un tema divisivo (vedi l’aumento dell’Iva) immediatamente si manifestano le diverse gerarchie di interessi. Più in generale il livello di fiducia tra i gruppi dirigenti non è cresciuto come avrebbe potuto in questi tre anni e, invece, sono rimasti forti, i patriottismi di sigla e la rincorsa alla visibilità mediatica è stata quasi sempre pensata come avventura solitaria.
Il meccanismo di governance adottato (un portavoce a rotazione ogni 6 mesi), poi, si è rivelato controproducente, non ha permesso che emergessero nuovi leader capaci di parlare sia a una platea popolare più ampia della somma degli associati sia alla grande opinione pubblica. Sul territorio, infine, l’alleanza non registra passi in avanti per mancanza di vigorosi input centrali e perché le singole strutture locali dovrebbero mettere a fattor comune i servizi alle imprese, ma non ne hanno la minima voglia per paura di compromettere l’accesso delle risorse.
Le cose, dunque, stanno così ma chi ha puntato le sue carte sulla conservazione dell’esistente deve sapere che senza Rete Imprese Italia o un equivalente (e ambizioso) progetto si rischia di regalare la rappresentanza, anche solo virtuale, del ceto medio ai Forconi di oggi e di domani.
Dario Di Vico

@dariodivico