Melania Mazzucco, la Repubblica 22/12/2013, 22 dicembre 2013
QUEL TRENO A VAPORE PIÙ LENTO DI UNA LEPRE COSÌ TURNER IL VISIONARIO AVEVA PREVISTO IL FUTURO
Diventare vecchi è come approdare su un altro pianeta, mi ha detto una volta un anziano parente mentre cercava di spiegarmi quanto fosse cambiato il mondo intorno a lui. Nato quando al suo villaggio non esisteva l’elettricità e le persone si spostavano a piedi o con l’asino, aveva visto la prima automobile a dodici anni, parlato al telefono a quaranta, e guardato la televisione a più di sessanta. Molti vecchi hanno paura delle cose nuove. Lui ne era curioso. Sognava di viaggiare su un aereo. Anche J.M.W. Turner era così. Morti l’amato padre e il protettore più caro, lord Egremont, pensionato dopo 31 anni da professore di prospettiva, attraversò una fase malinconica: temeva di non saper abitare il futuro. In un quadro del 1838, La valorosa Temeraire, rappresentò proprio il tramonto di un mondo: l’enorme veliero che aveva partecipato alla battaglia navale di Trafalgar viene trainato al molo, dove sarà rottamato, da un arrogante battello a vapore. È il suo ultimo viaggio, e il veliero lo compie nella luce del crepuscolo.
Ma a differenza della Temeraire, Turner non si lasciò rottamare. Stava perdendo il favore dei committenti, che non apprezzavano più le sue «pitture sfocate e senza disegno», e si ritrovava spesso bersagliato da critici, già pittori falliti, irridenti quanto malevoli, cui non si degnò mai di rispondere. Non perse mai il piacere di dipingere, né di vivere. Gestiva anzi con abilità camaleontica due esistenze separate — una da pittore ricco e vezzeggiato dall’aristocrazia, l’altra da londinese dei bassifondi, energico frequentatore dei bordelli di Margate. D’estate si regalava viaggi avventurosi in Italia e in Svizzera.
Nel 1844 espose 7 quadri alla Royal Academy (istituzione di cui era membro dal 1802): 3 vedute di Venezia, 3 marine e questo. Gli spettatori rimasero sbalorditi. Era la prima volta che un treno — il cavallo a vapore che da pochi anni affumicava le campagne londinesi — diventava oggetto di rappresentazione artistica. L’effetto sui visitatori può essere paragonato a quello dell’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat, il film dei fratelli Lumière: quando apparve sullo schermo, nel 1896, il pubblico fuggì, atterrito.
Turner aveva intuito da tempo il potenziale artistico della modernità. Anche l’artificiale, come il naturale, poteva generare il sublime. Insieme ai paesaggi classici e romantici, agli orridi precipizi alpini, agli incendi e alle burrasche di mare, ormai dipingeva anche baleniere e battelli a vapore. Il fumo delle ciminiere gli offriva la possibilità di studiare varianti della caligine. Turner sapeva riprodurre l’umidità (e l’acqua) con prodigiosa abilità tecnica. Gli rimproverarono «l’indistinto » dei suoi quadri, che sembravano «verosimili rappresentazioni del nulla». Lui rispose: «L’indistinto è il mio forte».
Pioggia, vapore e velocità è costruito con il rigore compositivo quasi geometrico che Turner aveva imitato e appreso da Poussin e Claude Lorrain, e con schizzi, grumi e turbini di colore alla Rembrandt. Competitivo e ambizioso, era sempre stato convinto di poter fare come i suoi maestri e meglio dei suoi rivali. La grigia luce lattiginosa e l’atmosfera satura di pulviscolo dissolvono la solidità delle forme. Nessuna linea di contorno le trattiene, impedendo loro di evaporare. Più che gli oggetti, rappresentano il mezzo immateriale (fumo, luce e acqua) attraverso il quale sono viste. Le tre arcate del ponte, sulla sinistra, richiamano quella del ponte ferroviario di Maidenhead, a destra, su cui s’avventa la locomotiva. Il taglio obliquo dell’inquadratura, la prospettiva e l’angolazione non frontale aumentano la profondità di campo, accrescendo la sensazione di un movimento inarrestabile. Nell’acqua del fiume sottostante baluginano i corpi evanescenti dei bagnanti, e una barchetta di pescatori (cui corrisponde, nella campagna a destra, un aratro). Il Tamigi era sempre stato caro a Turner, che era cresciuto vicino al fiume e amava vederlo mentre dipingeva. Il treno emerge dalla nebbia e dalla pioggia come una massa scura dagli occhi di brace.
Ma Turner non aveva terrore del “mostro infernale”, come molti suoi contemporanei. Per spirito di conoscenza e d’avventura, per vedere coi propri occhi ciò che voleva dipingere, aveva affrontato tempeste di neve e tempeste sul mare: aveva sperimentato subito la ferrovia. La presunzione degli uomini e la caducità delle loro ambizioni (Fallacies of Hope era il titolo di un suo poema) lo avevano sempre ossessionato e intristito. La decadenza degli imperi di Cartagine, Roma e Venezia avevano alimentato la sua passione romantica per la rovina. Ora, a 69 anni, il suo pessimismo tragico virava in serena ironia. Nel 1844 gli uomini credevano di aver inventato la velocità. Che la velocità fosse sinonimo di modernità (anni dopo, ci avrebbero creduto anche i futuristi). Turner rimase scettico. Dipinse il treno in corsa sul ponte inaugurato da appena 5 anni. E davanti al treno, in primo piano, quasi indecifrabile nella macchia di colore, la creatura che è sempre stata simbolo di pavidità. Una piccola lepre, che fugge sulle rotaie.
Il quadro sconcertò come una stravaganza. Il principale estimatore di Turner, Ruskin (che lo aveva sempre difeso, anche con veemenza), si limitò a commentare che lo aveva dipinto «per mostrare cosa sapeva fare perfino con un brutto soggetto». Rimase invenduto e dopo l’esposizione Turner lo riportò nella sua galleria privata. Non se ne dispiacque. Esponeva sempre meno e ormai realizzava solo per sé la maggior parte delle sue opere. Non mostrava a nessuno i suoi acquerelli astratti. Ricomprava sul mercato i quadri più riusciti che aveva dovuto vendere in gioventù. Aveva già deciso di lasciare in eredità allo Stato inglese tutto ciò che aveva creato e che era ancora in suo possesso: 300 tele e 20.000 fogli. I posteri lo avrebbero compreso. Benché la sua vista cominciasse a offuscarsi, vedeva ancora assai lontano. La vecchiaia non è una malattia, ma un’opportunità. Il treno non prenderà la lepre. La velocità è nell’attitudine alla corsa, non nella potenza del motore. A quasi settant’anni, Turner è più giovane di tutti i suoi colleghi e dei suoi spettatori.