Enrico Franceschini, la Repubblica 22/12/2013, 22 dicembre 2013
NATALE IN CASA WINDSOR
Nessuno organizza una cerimonia come gli inglesi. Matrimoni, funerali, battesimi, anniversari, parate, fino alle incoronazioni e alle Olimpiadi (vedi lo show di Londra 2012): ogni volta che bisogna mescolare tradizione, musica e sentimento, i sudditi di Sua Maestà risultano imbattibili. Non sorprende che preparino la cerimonia più cerimonia di tutte, la festa di Natale, con accanimento e meticolosità degni di un’operazione militare: mistica e laica, tacchini e pudding, preghiere e abeti inghirlandati, doni e donazioni, carols (canti di Natale) e cartoline d’auguri. Con nei panni di officiante Charles Dickens, lo scrittore più amato, un cui racconto, A Christmas Carol, parabola su avarizia e generosità, continua ad accompagnare il conto alla rovescia verso il Christmas Day, in tivù, a teatro, nello spirito con il quale ci si avvicina al 25 dicembre.
Ma quest’anno — come in una fiaba alla Dickens — qualcuno ha provato a “rubare” il Natale agli inglesi. E quel qualcuno è un avversario storico, il nemico di due guerre mondiali oltre che di innumerevoli Mondiali (di calcio): la Germania. Già da qualche anno era cominciata l’invasione dei mercatini natalizi in stile germanico, dove si mangiano würstel con crauti, si comprano figurine di legno per il presepe o l’albero, si entra nella casetta di marzapane di Hansel e Gretel: ormai sono un appuntamento fisso da Londra a Edimburgo, e il Frankfurt Market di Birmingham è il mercatino tedesco più grande del mondo fuori dalla Germania. Come se non bastasse, quest’anno i supermercati britannici hanno riportato un incremento del 15 per cento delle vendite di stollen, il dolce di frutta natalizio tedesco, a discapito della mince pie, la tortina natalizia di frutta secca inglese, che invece è in declino. “Christmas stollen by Germans”, titola il Times con un gioco di parole tra il panettoncino tedesco e il verbo stolen, rubare: il senso è chiaro, “i tedeschi ci hanno rubato il Natale”. Non si meraviglia l’inglese Chris Mc-Grath, nel suo negozietto d’artigianato tedesco natalizio nello Yorkshire: «In questo Paese corriamo dietro alle americanate e perdiamo le nostre tradizioni. In Germania, invece, le tradizioni le difendono». Perfino il Times, solitamente velenosetto verso i teutoni, concorda: «I tedeschi hanno inventato l’albero di Natale, la nostra più bella canzone di Natale è in realtà tedesca, Stille Nacht, e bisogna ammettere che sanno celebrare il Natale meglio di noi».
A salvare l’onore nazionale è intervenuta la regina Elisabetta. Dapprima grazie a un’asta di vecchie foto di una sua pantomima natalizia in costume, in cui interpretava Aladino, a fianco della sorella Margaret. Era il 1941. La futura sovrana aveva quattordici anni. E lo spettacolo si tenne al castello di Windsor, anziché a Buckingham Palace, perché re Giorgio VI aveva inviato le figlie fuori città, preoccupato per i quotidiani bombardamenti nazisti. Immagini per ricordare un Natale stiff upper lip, imperturbabile di fronte alle bombe del Terzo Reich: i mercatini tedeschi saranno belli, lo stollen sarà buono, ma la guerra l’abbiamo vinta noi, è la morale di Londra. Per di più, Elisabetta è ancora qui. E fa sapere come festeggerà il Natale, con la royal family al completo (incluso il pronipotino George: la prima volta in un secolo che tre futuri re, Carlo, William e il bebè, si ritroveranno sotto l’albero insieme al sovrano in carica, ovvero la regina) nel castello di Sandringham e con un cerimoniale che si ripete sempre identico. Regali sotto l’albero alle 5 di pomeriggio del 24. Apertura dei regali (che per volere della regina devono essere semplici e costare poco, una volta la principessa Diana fece la gaffe di regalare maglioni di cashmere) mentre viene servito tè con biscotti. Poi cocktail (gin and tonic per tutti, dry martini per Sua Maestà e il principe Filippo), cena a lume di candela alle 8:30 a base di gamberetti, agnello, soufflè e neanche uno stollen all’orizzonte. Il mattino del 25 tutti trovano una calza di leccornie appesa al letto, quindi messa, pranzo di Natale con tacchino, poi si guardano gli auguri televisivi della regina alla nazione. Seguono giochi di società e, il 26, la caccia al fagiano, con Elisabetta che va a raccogliere i volatili impallinati. Così il Natale degli inglesi torna a essere “inglese”. Non fosse che il nome originale dei Windsor era “casato di Sassonia-Coburgo-Gotha” e ancor prima “casa di Hannover”. Tedeschi anche loro, come i mercatini e i dolcetti che hanno pacificamente invaso il Regno Unito.