Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 22 Domenica calendario

GIARDA VINCE IN ASSEMBLEA LA BPM HA VOLTATO PAGINA


Piero Giarda è il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza Bpm. Ha fatto incetta di voti, forse più delle attese: è stato eletto con 3.961 voti su 5.705 mentre alla lista di Piero Lonardi sono andati poco meno di 1600 voti: l’alleanza con Enzo Simonelli, tradizionalmente vicino alla componente dei dipendenti della banca, non si è dimostrata vincente in termini di voti per Lonardi, rappresentante storico dei soci non dipendenti. Ad Andrea Bonomi (grande sconfitto dopo due anni di tentativi di riforma radicale), o per meglio dire alla sua Investindustrial, sono andati i due posti nel cds che lo Statuto Bpm assegna agli investitori istituzionali. Bonomi in assemblea si è anche difeso dalle accuse sulle troppe consulenze: «Sono state usate per il rilancio della banca».
«Lo straordinario successo della lista Giarda vuol dire che vince l’idea di una banca cooperativa al servizio dei cittadini, del territorio e della gente onesta», ha commentato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Quasi le stesse parole per il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni: «E’ la vittoria del cambiamento rispetto alla demagogia, della professionalità e della gente per bene», mentre Massimo Masi (Uilca) ha parlato di «candidato per riportare la gloriosa banca milanese alla normalità ». La lista Giarda è stata appoggiata da tutti i sindacati nazionali e da molte organizzazioni di categoria. Ma in sala, durante l’assemblea, c’erano anche molti sindacalisti interni della Bpm, quelli che un tempo si riconoscevano nell’Associazione Amici (ora sciolta). E’ probabile che una fetta non irrilevante di quei consensi sia confluita sulla lista Giarda.
«Spero di essere all’altezza del compito e di fare bene per la banca - ha ringraziato Giarda subito dopo l’esito del voto -sono lusingato dalla nomina». Il compito che lo aspetta non è semplice: la nomina del cdg è rimandata entro il 12 gennaio (con uno slittamento di qualche giorno rispetto alle prime indicazioni dello stesso ex ministro). Sarà il primo banco di prova della reale indipendenza che il neo cds potrà avere, nella ricerca dei cinque nomi da indicare per il cdg. Indispensabile su questo punto ottenere il placet di Bonomi: ai suoi due consiglieri infatti lo Statuto della Bpm assegna il diritto di esprimere il gradimento sul cdg.
In un primo momento Giarda aveva indicato la strada dell’assoluta discontinuità rispetto al consiglio di gestione uscente, e anche ieri ha confermato che presidente e amministratore delegato dimissionari non verranno indicati nuovamente in posizione apicale nel nuovo cdg. Ma non ha più escluso che i consiglieri uscenti possano entrare a far parte del nuovo cdg ed è stato ancora più sfumato («E’ una domanda complicata », ha detto ieri) sulla possibilità che i medesimi possano assumere funzioni apicali. L’interrogativo non è futile, perché alla presidenza del cdg potrebbe andare ad esempio Dante Razzano, da tempo a fianco di Bonomi e facente parte del consiglio uscente.
Per quanto riguarda invece i tempi dell’aumento di capitale, Giarda ha ricordato che è compito del cdg scegliere il momento più opportuno (intanto l’assemblea di ieri ha allungato i tempi massimi al 31 luglio) ma ha auspicato che questo possa essere realizzato prima delle modifiche di governance chieste dalle banche del consorzio: «Mi auguro solo che non ci sia una richiesta rigida da parte delle banche di cambiamento formale dello Statuto», ha detto, per evitare lungaggini eccessive.