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 2013  dicembre 22 Domenica calendario

LA FONDAZIONE MPS SUBISCE UN’AGGRESSIONE MA A PROFUMO DICO NO


[Antonella Mansi]

«Andiamo all’assemblea e andiamo a votare per la nostra proposta. D’altra parte non mi pare che quella di Mps possa passare. I numeri sono numeri». Antonella Mansi, presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena si prepara alla battaglia finale con Alessandro Profumo presidente della banca di cui la Fondazione con il 33,5 per cento è il primo azionista. Lo scontro è sui tempi della ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro di Mps: Profumo e Fabrizio Viola (l’ad di Rocca Salimbeni) chiedono che si faccia entro marzo; la Fondazione propone uno slittamento a giugno. In gioco c’è il futuro del terzo gruppo bancario nazionale. Appuntamento all’assemblea dei soci convocata per il 27 dicembre.
Il rischio è che il Monte, senza la ricapitalizzazione necessaria per restituire i 4 miliardi di Monti bond, finisca in mano al Tesoro, venga cioè nazionalizzato. È questo che vuole la Fondazione?
«La nazionalizzazione è contraria all’interesse della Fondazione, significherebbe il fallimento dell’Ente il cui patrimonio sono, appunto, le azioni della banca. Dunque è una prospettiva niente affatto augurabile. E poi è un’eventualità che si realizzerebbe solo nel caso in cui non fossero convertiti i Monti bond entro gennaio 2015. Questo è il limite fissato dalla Commissione europea. Mi pare davvero che ci sia il tempo necessario».
E come spiega, allora, la fretta di Profumo e Viola?
«Lo deve chiedere a loro. Non c’è alcun motivo».
Ma la Fondazione è disponibile a sottoscrivere l’aumento di capitale?
«Non ora. È un’operazione che come amministratore di una società non posso prendere in considerazione perché porterebbe alla liquidazione dell’Ente».
Qual è l’alternativa?
«Allungare i tempi. Già questa è una mediazione per poter provvedere alla gestione del nostro patrimonio senza subire pressioni. Abbiamo perso un mese, si sono interrotte tutte le trattative per la cessione di quote della nostra partecipazione».
Con chi avete avviato le trattative?
«Con potenziali investitori. Ma ora è tutto fermo, nostro malgrado, in attesa che si chiarisca il quadro».
La Fondazione chiede più tempo, ma Profumo ha detto che questo è il momento, che ora c’è il consorzio di garanzia.
«Profumo ha intrapreso un percorso sapendo, fin dall’inizio, che il suo socio di maggioranza relativa non era d’accordo. Se ne dovrà assumere le responsabilità. Noi non abbiamo mai assunto una posizione antagonista, non abbiamo mai posto veti o detto no all’aumento di capitale. Abbiamo chiesto tempi diversi».
Un no all’aumento di capitale a gennaio potrebbe tradursi nelle dimissioni di Profumo. È un rischio che ha messo in conto?
«Veramente Profumo questo non l’ha mai detto. È stato scritto, ma è un’altra cosa. Mi auguro che non si dimetta, per quanto le persone non possano essere legate a una sedia. Ribadisco che la Fondazione sta cercando di esercitare un suo diritto e subisce nei fatti un’aggressione. Non asseconderemo alcuna soluzione che non sia nell’interesse dell’Ente».
Ma Profumo non era stato uno dei suoi sponsor per la presidenza della Fondazione?
«Non credo assolutamente. Mi pare comunque di poter dire che oggi non sono per lui il miglior possibile compagno di viaggio ».
Teme che possano entrare azionisti stranieri in Monte Paschi
«L’obiettivo è avere i capitali per restituire i Monti bond. Certo oggi è più facile che i capitali arrivino dall’estero. Ma Mps, non dimentichiamolo, resta un buon investimento».
È tramontata l’ipotesi di “un’operazione di sistema” con il sostegno a voi da parte di altre Fondazioni, da Cariplo a Cariverona alla Compagnia San Paolo?
«Questa ipotesi non è sul tavolo. Ci sono molte buone volontà ma noi accetteremo solo soluzioni che mettano in sicurezza il nostro patrimonio».
Quanto pesa il fatto che lei sia donna in un mondo, quello delle banche, dominato dalla presenza di uomini?
«Probabilmente tanto. E pesa non solo il fatto che sia donna, ma anche che abbia 39 anni. In più non ho mai fatto parte di questo mondo. E pago anche un pregiudizio nei confronti del vecchio “sistema Siena”, degli errori che sono stati commessi e della miopia con cui si è operato. Mentre ora stiamo cercando un difficile riscatto. Riconosco che Profumo abbia le sue ragioni ma anche io ho le mie. Certo, lui è Profumo, e io Mansi, donna, trentanovenne... Questo è un Paese che non cambierà mai, quanto a predisposizione all’omologazione».