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 2013  dicembre 22 Domenica calendario

COSÌ LUCIO DALLA FECE DI ME UNA POPSTAR


[Luca Carboni]

L’appuntamento è Da Vito, trattoria della Cirenaica, a Bologna, dove Lucio Dalla e dove firmava tutti i contratti, per scaramanzia. Il luogo ideale, per Luca Carboni, per raccontare trenta e più anni di vita e di musica.

L’inizio in trattoria
«Non avevo ancora vent’anni, sarà stato il 1981: qualche mese prima Ron, che avevo incontrato per caso, mi aveva consigliato da passare da Vito: “Siamo sempre lì”. Sono arrivato con una busta con i testi delle mie canzoni: la do a Vito, che sparisce in cucina. Esco, e dalla finestra vedo Lucio Dalla seduto a un tavolo con gli Stadio intorno. Apre la busta, legge ad alta voce e dice: “Bello, bello, bello”. Qualche giorno dopo ero già in studio a scrivere i testi del disco degli Stadio».

Cantante per caso
«Avevo un gruppo, ma non ero il cantante. Da Vito avevo portato i testi perché pensavo che una cassettina sarebbe finita in mezzo alle altre. Ma mi proponevo come autore, fu Dalla che un giorno, mentre spiegavo agli Stadio come interpretare un pezzo, mi registrò di nascosto. Poi mi fece ascoltare quel nastro e disse: “Vedi che puoi cantare?”».

L’ultimo dei cantautori
«Mi sono sempre sentito un po’ solo, ho sempre frequentato colleghi più vecchi di me di dieci, quindici anni. Fui messo sotto contratto con la Rca da Ennio Melis, il leggendario scopritore di tutti i cantautori, che quando uscì il mio primo album, nel 1984, già non c’era più: era arrivato il momento degli interpreti, e la Rca puntava su Scialpi, mentre Eros Ramazzotti vinceva il festival. Uno degli effetti più belli del mio ultimo disco di duetti è che mi ha permesso di stringere nuovi rapporti con gente più giovane di me, che ora sento regolarmente, e da cui traggo idee e molte informazioni».

Fisico & Politico
«Ho fatto il disco dei duetti chiedendo a chi cantava con me di scegliere il suo pezzo preferito. Ho scoperto di aver lasciato dei segni, ma mi chiedo: queste canzoni, se uscissero oggi, avrebbero la stessa attenzione?».

Luca si buca ancora?
«Di certo oggi non si userebbe il termine “buco”, anche se la problematica è identica. Ma quella canzone (Silvia lo sai) e quelle parole («Lo sai che Luca si buca ancora?») me le porto dietro da allora. Luca non ero io, era un mio amico: sono nato negli Anni Sessanta, nella mia compagnia di Luca ce n’erano tre o quattro. Ho anche cercato di cambiare il testo, per un po’ ho cantato «Lo sai che Paolo si buca ancora?». Ma non funzionava. Lucio mi ha detto: “Sei pazzo? Non cambiare assolutamente”. Aveva ragione, la forza di quella canzone è che dice la verità. Per fortuna, comunque, Luca ne è uscito, non si buca più».

Successo e insuccesso
«Sulle mie canzoni ho sempre avuto le idee chiare, sapevo quali avrebbero funzionato. Solo una mi ha sorpreso: Mare mare, che per me era un pezzo da album, non certo un singolo. E invece è la mia canzone di maggior successo, e non solo in Italia. Per me era un gioco, un po’ ironico, che aveva in sé i suoni e le atmosfere dei piano bar della riviera romagnola. Evidentemente, è proprio questo che è piaciuto».

La voce
«Che cosa fa di una canzone un successo pop? Tanti aspetti contano, ma a me piace sottolinearne uno in particolare: l’interpretazione. Ricordo quando Dalla mi cantò Caruso. L’ho ascoltata per la prima volta nella camera d’albergo di Sorrento in cui soggiornò Caruso e in cui Lucio la scrisse, eppure non mi piacque per nulla. Riascoltai un provino e gli dissi: sembra la brutta copia di una brutta canzone napoletana. Poi ascoltai il disco e rimasi a bocca aperta. Ecco cosa fa un grande interprete».

Il ritorno
«Nel 2000, mio figlio aveva un anno, accadde un avvenimento che mi cambiò la vita. Mia madre ebbe un infarto, al pronto soccorso con mio fratello spingevo la barella e la gente mi fermava per avere un autografo. Mi braccavano, letteralmente, non riuscivo ad andare avanti. “Mio figlio deve crescere in questa follia?”, mi chiesi. E scelsi di starmene un po’ in disparte, di abbassare i toni, non volevo che mio figlio avesse un padre popstar. Ora ha 14 anni, è appassionato di tecnologia e musica classica, posso tornare senza l’assillo della popolarità. Fisico & Politico è un nuovo inizio, per me».