Daniele Banfi, La Stampa 22/12/2013, 22 dicembre 2013
IL PRIMO PAZIENTE CON CUORE ARTIFICIALE
Una svolta che forse potremmo definire epocale: per la prima volta al mondo è stato trapiantato con successo un cuore interamente artificiale. Luogo dello storico evento è l’ospedale Georges-Pompidou di Parigi. Da mercoledì 18 dicembre un uomo di 75 anni, affetto da grave insufficienza cardiaca, sta vivendo grazie alla tecnologia della Carmat, l’azienda francese che ha realizzato l’organo.
Un traguardo che arriva ben 46 anni dopo il primo trapianto di cuore della storia. All’epoca le luci della ribalta furono tutte per Christian Barnard, il chirurgo sudafricano che riuscì nell’impresa. Da quel lontano giorno di dicembre, mese fortunato per la cardiochirurgia, di passi avanti ne sono stati fatti molti. In questi decenni i ricercatori hanno cercato con alterno successo di progettare macchine in grado di mimare la pompa cardiaca. Una necessità sempre più pressante dovuta sia all’aumento esponenziale delle persone affette da insufficienza cardiaca avanzata sia alla carenza di donatori.
Nell’immaginario comune il cuore artificiale esiste già ma non è così: nell’ottobre del 2010 ebbe grande eco la notizia del trapianto di un cuore meccanico su un giovane ragazzo romano di 15 anni. In realtà si trattò di un dispositivo di assistenza ventricolare, una turbina impiantata all’interno del cuore capace di aiutare l’organo a svolgere la sua funzione di pompa. Questi dispositivi aiutano ma non sostituiscono l’organo. E spesso rappresentano una soluzione ponte in attesa del trapianto.
Tentativi invece di realizzare cuori artificiali veri e propri ne sono stati fatti parecchi. Problemi meccanici, durata delle batterie e formazione di pericolosi coaguli di sangue sono alcune delle motivazioni che hanno rallentato lo sviluppo di questa tecnologia. Un freno che sembrerebbe essere stato tolto una volta per tutte. Il modello di cuore artificiale francese è frutto del lavoro di 25 anni. Ciò che lo differenzia dagli altri prototipi è la somiglianza quasi totale con il vero organo. Nello specifico si tratta di una bioprotesi interamente impiantabile - un concentrato di tecnologia di soli 900 grammi - capace di adattarsi allo sforzo ridando così totale autonomia alla persona che la riceve.
La macchina riproduce fedelmente un normale cuore umano. Due ventricoli che mobilitano il sangue come farebbe il muscolo cardiaco e dei recettori che permettono di accelerare la frequenza, rallentarla, aumentare e diminuire il flusso sanguigno regolando di fatto la pressione. Una macchina intelligente capace di cambiare in base alle necessità della persona.
Come spiega il professor Fabio Magrini - direttore del dipartimento di Medicina cardiovascolare al Policlinico di Milano - «la notizia in sé è ottima. Riuscire a ricreare un organo totalmente artificiale con le stesse funzioni dell’originale risolverebbe moltissimi problemi: assenza del rischio di rigetto dell’organo e rivoluzione nelle liste d’attesa dei trapianti sono solo alcuni dei vantaggi».
Attenzione però a non dare tutto per scontato: stando a quanto dichiara l’azienda produttrice, il 75enne francese e vigile e in grado di dialogare con i familiari. La notizia fa ben sperare ma è prematuro trarre conclusioni. «Per stabilire il successo del cuore artificiale non bastano pochi giorni. La situazione dovrà essere valutata sul lungo periodo. Solo così sapremo se siamo di fronte a una svolta definitiva nel campo dei trapianti» conclude Magrini.