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 2013  dicembre 22 Domenica calendario

IL BOOM DI PETROLIO E GAS VERSO IL SORPASSO DELL’ARABIA MA L’AMBIENTE È UN’INCOGNITA


Rivolte contro i treni carichi di greggio, dispute legali sui diritti di trivellazione e l’accorato appello di 12 Stati a Washington per regolare il “fracking”: il boom energetico che attraversa gli Stati Uniti innesca conflitti a ripetizione destinati a tenere banco nella campagna per il rinnovo del Congresso nel prossimo anno.
Il “fracking” è la tecnica di trivellazione che, a partire dal 2008, ha consentito di far decollare negli Stati Uniti lo sfruttamento di “Shale Oil” e “Shale Gas” fino al punto da far prevedere all’Agenzia internazionale per l’energia il “superamento di Russia e Arabia Saudita come primo produttore di gas e petrolio nel 2016”. I vantaggi economici e occupazionali del “fracking” si scontrano però con la moltiplicazione delle dispute sulle sue conseguenze. Nella Roosevelt County del Montana il consiglio comunale della piccola località di Wolf Point lancia l’allarme sugli “Oil Train” ovvero i sempre più frequenti convogli ferroviari che trasportano greggio perché i pozzi di “Shale Oil” sorgono ovunque, spesso non sono collegati a oleodotti e dunque i privati che li gestiscono portano il greggio estratto con autobotti fino alla ferrovia più vicina, affidandolo ad appositi treni per immetterlo in commercio. Per avere un’idea dell’entità del fenomeno basti pensare che i vagoni “petroliferi” su rotaia nel 2009, all’alba delle nuove trivellazioni, erano 10.840 l’anno mentre alla fine di quest’anno supereranno quota 400 mila. Sebbene le società ferroviarie assicurino che le spedizioni di materiali a rischio hanno una percentuale di arrivo sicuro a destinazione del 99,997 a sollevare timori sono gli incidenti avvenuti di recente: in luglio a Lac Megantic, nel Quebec ai confini con il Maine, un deragliamento ha provocato la morte di 47 persone, e in novembre in Alabama, dove sono esplose diverse carrozze. «Non c’è niente di cui preoccuparsi» assicura Jack Koraleski, ceo di Union Pacific, ma la richiesta di più sicurezza corre dal Montana al North Dakota fino alla Pennsylvania attraverso le regioni dove si trovano i maggiori giacimenti di Shale Oil, i cui “treni di greggio” attraversano 29 dei 50 Stati dell’Unione. Un altro fronte aperto riguarda i diritti di trivellazione perché giovedì la Corte Suprema della Pennsylvania ha definito incostituzionale la pratica delle compagnie energetiche e dei singoli di «trivellare ovunque senza riguardo per la pianificazione urbana». Ciò significa che la legge “Act 13” sullo sfruttamento del Marcellus Shale, uno dei maggiori giacimenti conosciuti, deve essere riscritta al fine di prendere in esame «gli interessi delle comunità locali» a cominciare da quelle che lamentano rischi per la salute dei residenti sulla base di studi medici. «Il diritto ad aria pulita, acqua pulita ed alla tutela dell’ambiente - si legge nella sentenza della Corte Suprema della Pennsylvania - deve essere garantito anche nel caso delle esplorazioni di Shale Oil e Gas». E’ la moltiplicazione di tali polemiche che spiega perché i governatori di 12 Stati produttori di energia hanno scritto una lettera aperta al presidente Barack Obama ed al Congresso affinché «i regolamenti per le trivellazioni restino nelle nostre mani». Poiché «la maggioranza dell’incremento della produzione di gas e petrolio viene da terre private e non pubbliche - affermano i governatori, consapevoli che a fine anno gli elettori andranno alle urne - servono regolamenti rigidi per la tutela degli interessi collettivi e spetta agli Stati adottarli». Ciò significa aprire con il governo ed il Congresso una difficile partita sulle autorizzazioni a estrazione e trasporto del tesoro di energia che promette agli Stati Uniti di raggiungere l’indipendenza dalle importazioni provenienti dal Golfo Persico.
[M. Mo.]