Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 21/12/2013, 21 dicembre 2013
L’ECONOMISTA DEL PD «BOCCIATO» IN ATENEO «SÌ, È IMBARAZZANTE»
[Filippo Taddei]
Dev’essere piuttosto imbarazzante...
«Mah!».
No, scusi: non per insistere, però...
«E va bene, va bene, sì, certo... è imbarazzante, lo ammetto».
Ecco, appunto.
«Uff!... È la vita, può capitare».
Solo che è capitato a lui, Filippo Taddei di anni 37, da Bologna, sposato e con tre figli, il macroeconomista finito a fare il responsabile Economia nella nuova segreteria di Matteo Renzi (è in quota Civati, a Pippo scrisse ampi stralci del programma per le primarie), un tipo brillante, ottimista, con quella certa determinazione prossima al rampantismo, idee chiare e coraggiose e nessuna paura di spiegarle. Uno che qualche giornale ha subito avuto la tentazione di cominciare a trattare come si tratta un «ministro ombra» e che però è stato bocciato all’esame per l’abilitazione da professore associato in politica economica (esame tutt’altro che proibitivo: su 417 candidati, i promossi sembra siano stati quasi 300).
Leggete qui.
«Il suo percorso professionale documentato da titoli e curriculum vitae, benché promettente, risulta all’inizio», commentano i commissari del Miur, il Ministero dell’Istruzione, università e ricerca che ha valutato la richiesta di abilitazione. I commissari, pur riconoscendo a Taddei che i temi di ricerca sui flussi internazionali di capitale in cui è impegnato «sono rilevanti per la Politica economica», giudicano il candidato cui Renzi chiede di lavorare alle linee guide del Pd sul complesso orizzonte dell’economia, «non idoneo per l’abilitazione». Il suo numero «di pubblicazioni scientifiche e titoli» è infatti ritenuto «non ancora sufficiente».
Diranno che la segreteria di Renzi è composta da giovani promettenti ma inesperti.
«Dicano un po’ quello che gli pare. Io non ribatto, non polemizzo. La commissione è sovrana. Punto».
Perché ha chiesto quest’abilitazione?
«Perché ho pensato che un giorno mi avrebbe fatto piacere lavorare in una università italiana. Cosa che non mi è ancora mai capitata: ricercatore al collegio Carlo Alberto, sono docente all’università americana John Hopkins di Bologna... Negli Stati Uniti il sistema è diverso, qui da noi ci sono altre regole e io, con disciplina, ho cercato di adeguarmi. Ma è andata come è andata, e sono io il primo a dire che, purtroppo, è andata male».
Lei pensa che...
«Senta, abbia pazienza: non è che però ora posso mettermi a spiegare il mio valore. Piuttosto indaghi lei, e chieda un po’ in giro, se ha tempo e voglia, chi sono io, i lavori che ho fatto, accerti quanto sono conosciuto tra i macroeconomisti...».
A Renzi, questa sua capacità di essere veloce e positivo, di non sottrarsi, piacque subito. Lo ascoltò sul palco della stazione Leopolda (6 novembre 2010). Taddei se ne stava lì a fare ragionamenti sul concetto di «rottamazione» e la prese larga, con astuzia, girando inizialmente sul «mito dell’anzianità». Renzi prese nota. «Bravo questo qui! Com’è che si chiama?». Gli spiegarono, con calma, che era bravo ma di rito civatiano. Un’abilità riconosciuta a Renzi è quella di non dimenticare mai nulla: facce, situazioni, discorsi. Così, sul telefonino di Taddei, due settimane fa, alle 7.20, mentre accompagnava i figli a scuola, è arrivato un sms del nuovo segretario che gli proponeva d’essere il responsabile Economia del Pd.
Taddei pensiero degli ultimi giorni.
«Il vecchio Pd si fermava a nutrire l’indignazione. Noi vogliamo nutrire la speranza». «Tassare ciò che è immobile per favorire ciò che è mobile: rimettere l’Imu per ridurre l’Irpef». «Liberista di sinistra? Socialdemocratico riformista? Etichette inutili. Destra e sinistra, queste etichette sì che invece valgono, e lì sono schierato».
L’altra mattina, è arrivato tardi in segreteria e Renzi l’ha costretta a pagare la colazione per tutti.
«Ah ah ah! Sì, come fa a saperlo?».
Renzi era molto arrabbiato?
«Per il ritardo?».
No, per la sua bocciatura.
«Ma nooo... Guardi, mi creda: lì al Nazareno abbiamo altro a cui pensare...».
Fabrizio Roncone