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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

S&P DECLASSA L’UNIONE. IRA DI BRUXELLES– IL CASO BRUXELLES La notizia è arrivata poco prima che i capi di Stato e di governo dell’Unione europea si incontrassero per la loro seconda giornata di Vertice, a poche ore dall’accordo dei 28 leader sull’Unione Bancaria

S&P DECLASSA L’UNIONE. IRA DI BRUXELLES– IL CASO BRUXELLES La notizia è arrivata poco prima che i capi di Stato e di governo dell’Unione europea si incontrassero per la loro seconda giornata di Vertice, a poche ore dall’accordo dei 28 leader sull’Unione Bancaria. L’agenzia Standard & Poor’s ieri ha declassato l’Ue, togliendo al blocco europeo il prestigioso rating della Tripla A – il migliore possibile – per portarlo a AA+. Le ragioni sono tanto finanziarie quanto politiche: «La credibilità complessiva dei paesi membri dell’Ue in termini di solvibilità si è indebolita, il loro profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata», ha spiegato l’agenzia americana. Secondo S&P, il fatto che «i negoziati sul bilancio dell’UE siano diventati più tesi, attesta un aumento dei rischi sul sostegno all’Ue da parte di alcuni Stati membri». Insomma, con la crisi che morde i bilanci nazionali, non è detto che tutti i paesi europei riusciranno a finanziare il bilancio comunitario. LA VENDETTA L’accusa ha mandato su tutte le furie la Commissione. L’Ue è «un’istituzione finanziaria credibile», ha risposto il suo presidente, José Manuel Barroso, ricordando che il bilancio europeo non ha mai prodotto deficit o debito e non c’è «mai stato nessun caso di mancato rispetto degli impegni». Un portavoce della Commissione parla di vendetta «dopo il regolamento che abbiamo fatto sulle agenzie di rating». Motivazioni pretestuose, insomma, anche perchè, fa notare la cancelliera Angela Merkel, alla fine la questione del bilancio si è risolta e «abbiamo dimostrato che anche se è difficile sappiamo adottare un bilancio comune». Inoltre, è impossibile non notare la tempistica: il giudizio negativo arriva il giorno dopo quello che i leader hanno definito «l’accordo storico» sull’Unione bancaria, il «più grande avanzamento dall’introduzione dell’euro». Parole troppo roboanti per molti economisti e osservatori, e per lo stesso Parlamento europeo che ora deve passarlo al vaglio. Per il presidente del Consiglio, Enrico Letta, un problema c’è. «E’ la dimostrazione che la transizione non è finita e che l’Europa e l’euro sono ancora sotto osservazione», ha spiegato Letta: «Il tempismo non è casuale», il bilancio Ue «non merita questo downgrade», ma «è un segnale che non va sottovalutato». I LIMITI DELL’INTESA Letta ha evidenziato i limiti dell’accordo sull’Unione bancaria, su cui pende anche la minaccia di veto dell’Europarlamento e che è stato giudicato insufficiente da numerosi analisti. «La prospettiva di mutualizzazione è un passo importante», ma «vorremmo una transizione meno lunga» dei 10 anni previsti dal compromesso sul Meccanismo Unico di Risoluzione delle banche in difficoltà. Le risorse a disposizione del Fondo – 55-60 miliardi nel 2025 – non sono elevate: la Germania anche ha impedito di usare il Fondo salva-stati Esm come linea di credito. Ma, secondo Letta, l’Unione bancaria con la vigilanza alla Bce giocherà comunque un «fondamentale ruolo di prevenzione» che obbligherà «il sistema bancario a risistemarsi in tempo». I leader hanno deciso di rinviare ogni decisione su una delle questioni più controverse del Vertice: gli «accordi contrattuali» che la Germania vorrebbe imporre per spingere i singoli paesi a riformarsi, in cambio di incentivi finanziari. Durante la cena di giovedì, la cancelliera Angela Merkel si è ritrovata isolata, abbandonata anche dai suoi tradizionali alleati nordici, come Finlandia e Olanda. Per Letta, «ogni strumento che serve a legare di più i paesi europei è positivo», ma occorre un «approfondimento»: Le decisioni sono state rinviate all’ottobre del 2014, sotto presidenza italiana dell’Ue. Le ripercussioni della crisi è una delle ragioni che hanno spinto Standard & Poor’s a tagliare il rating dell’Ue. Negli ultimi 12 mesi sono stati tagliati «i rating di Francia, Italia, Spagna, Malta, Slovenia, Cipro». Solo pochi giorni fa l’Olanda ha perso la sua Tripla A. Insomma, la debolezza dei singoli fa la debolezza di tutti nell’UE. David Carretta