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 2013  dicembre 23 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO STAMINA


CORRIERE.IT
MARIO PAPPAGALLO
Nei capi d’imputazione dell’inchiesta della Procura di Torino è scritta una frase: «... si può trarre guadagno dai pazienti con malattie degenerative senza speranza fortunatamente in aumento». Qualcuno (un’ex collaboratrice stretta, dicono gli inquirenti) l’ha attribuita a Davide Vannoni. Così suona veramente male, ma forse manca una «s» davanti a quel fortunatamente. E sarebbe il caso che lo psicologo ideatore della Stamina Foundation venisse al più presto sentito dal procuratore Raffaele Guariniello che (nonostante il processo sul disastro Tyssen e sulle vittime dell’amianto Eternit) non ha mai accantonato il dossier Vannoni, con continue riunioni con i carabinieri del Nas dopo l’evoluzione bresciana.
RELAZIONE SECRETATA - Tanto più ora, che è stata resa nota la relazione al ministro Beatrice Lorenzin del Comitato scientifico nominato per valutare l’eventuale sperimentazione del trattamento Vannoni. Quel Comitato che il Tar del Lazio ha poi «sospeso» nella prassi di nomina e che tra 2-3 giorni verrà rinnovato dal ministro. La relazione tecnica è però stata scritta, «secretata» su richiesta di Vannoni, e ora divulgata dall’agenzia Ansa. Che cosa c’è scritto? Si parla di «gravi incongruenze tra il metodo presentato da Stamina e quanto riportato a sostegno dei protocolli clinici proposti» e «mancanza di un "metodo Stamina" perché la metodica non presenta caratteristiche di originalità». La metodica fornita, afferma il Comitato, «riguarda la semplice messa in coltura di cellule di origine midollare, che sarebbero poi iniettate come tali sia per via endovenosa che endorachidea (iniezioni di farmaci nella colonna vertebrale, ndr), e pertanto oltre a non presentare alcun carattere di originalità risulta incoerente con il presupposto stesso del metodo».
SOMMINISTRAZIONI RISCHIOSE - Il protocollo «prevede delle somministrazioni ripetute (5 cicli costituiti ciascuno da un’infusione endovenosa più una intrarachidea). Ciò potrebbe aumentare il rischio di complicanze anche gravi (ad esempio encefalomielite)». Riferendosi alla descrizione del metodo, nella relazione il Comitato rileva «la mancanza della parte riguardante il differenziamento in senso neuronale delle cellule». Tale fase, sottolinea, «viene invece richiamata nei protocolli di sperimentazione clinica presentati da Stamina come elemento fondante del metodo e base razionale della sua efficacia». Poi, un passaggio inquietante: «Questo tipo di preparazione potrebbe determinare l’iniezione di materiali di origine ossea a livello di sistema nervoso». Frammenti ossei nei nervi. Conosciuta la relazione, Filomena Gallo per l’«Associazione Luca Coscioni» ha subito chiesto il «blocco delle somministrazioni in corso e che sia reso pubblico il cosiddetto "metodo" Stamina».
VANNONI A ROMA - Il 28 dicembre Vannoni sarà a Roma con i 34 pazienti in trattamento a Brescia e promette: «Mostreremo i loro esami strumentali e i dati sulla sicurezza dei nostri prodotti». Andrà poi a Miami, il 15 gennaio, a incontrare l’immunologo italiano Camillo Ricordi (lui stesso ha annunciato l’incontro). Si recherà a Miami con la sua biologa più esperta, Erica Molino: «Ripeteremo le valutazioni già fatte a Brescia e approfondiremo alcuni aspetti sulle linee cellulari».

DALLA STAMPA DI STAMATTINA
Si stringe il cerchio delle indagini giudiziarie intorno a Stamina e a chi ne avrebbe favorito l’ingresso negli ospedali pubblici italiani senza uno studio, un test o qualcosa che ne documentasse la sicurezza e almeno la presunzione di efficacia. Su Davide Vannoni potrebbe scattare a breve la richiesta di rinvio a giudizio anche per «esercizio abusivo della professione medica». Mentre si profila un altro rinvio a giudizio, questa volta per danno erariale, di chi avrebbe aperto le porte degli ospedali pubblici alla Stamina Foundation.
I testimoni sembrano fare oramai la fila davanti alla stanza del Procuratore di Torino, Raffaele Guariniello. I pazienti che avrebbero denunciato di essere stati raggirati per decine di migliaia di euro sarebbero oramai saliti a 70. Ed alcuni di loro riferiscono di un Vannoni in camice bianco e zoccoli ai piedi, che così sarebbe stato fatto girare anche tra i pazienti degli Spedali Civili di Brescia, facendo confondere la sua qualifica di professore in sociologia con quella di medico. Ma il rinvio a giudizio per esercizio abusivo della professione medica poggia sulle carte. In nostro possesso e già sulla scrivania di Guariniello. La prima è datata 24 maggio 2012 ed è rivolta alla direzione sanitaria dell’ospedale Bresciano, dove pochi giorni prima un’ispezione dell’Aifa, oltre a condizioni igieniche incompatibili con una coltivazione cellulare, aveva rilevato anche l’assenza di qualsiasi documentazione sui reagenti utilizzati. Che avrebbero potuto essere anche contaminati con rischi persino letali per i pazienti, avevano denunciato sempre gli uomini dell’Agenzia ministeriale del farmaco. E come risolvono la questione agli Spedali civili? Accontentandosi dell’autocertificazione su atossicità e sterilità degli stessi reagenti, spedita appunto il 24 maggio e firmata non da un medico ma da un laureato in lettere: Davide Vannoni, che per questo e un altro protocollo da lui indirettamente firmato, rischia il rinvio a giudizio per esercizio abusivo della professione medica in aggiunta a quello per «associazione a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci imperfetti e dannosi alla salute, nonché alla truffa».
In questa pantomima a sorprendere sempre più è comunque il comportamento di un ospedale pubblico come quello di Brescia. Una riprova si ha dal verbale dell’ispezione Aifa del 23, 24 maggio dove la dottoressa Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio, ammette candidamente a ispettori e carabinieri dei Nas che «le attività svolte da Stamina erano coperte da brevetto (ndr, mai rilasciato da alcuna autorità) e che pertanto era soltanto a conoscenza della tipologia di attività che veniva svolta in laboratorio, in quanto eseguita dagli operatori della Stamina, mentre non era a conoscenza dei materiali utilizzati». Una delega in bianco sulla quale la procura sembra volerci vedere più chiaro.
Intanto i pazienti in cura Stamina e i loro genitori annunciano: «il 28 presenteremo i certificati medici e gli esami strumentali in nostro possesso attestanti l’assenza di effetti collaterali e i miglioramenti conseguiti». Dei quali non c’è però traccia nella cartelle cliniche di Brescia in nostro possesso. Molte di queste un riscontro clinico non lo hanno proprio, qualcuna si basa su impressioni personali di un paziente e un paio di videotape di genitori disperati. Ma dove i riscontri ci sono ecco cosa abbiamo trovato. «Paziente adulto Ta9, Sclerosi multipla, al 30 settembre si segnala aggravamento del quadro clinico». «Paziente Fa5, Parkinsonismo atipico, la visita effettuata il giorno dell’ultima infusione segnala aggravamento delle condizioni cliniche, comprese neurologiche». «Paziente pediatrico Gg12, dopo nuova infusione dell’8 ottobre 2013 in data 25 novembre permane un grave ipotonia generalizzata con assenza del capo e del tronco». E così via.
Intanto mentre le indagini vanno al galoppo lo staff di Vannoni il 15 gennaio volerà a Miami per far testare i loro preparati al diabetologo Camillo Ricordi, direttore dell’istituto di ricerca su diabete in Florida. Un professore di fama, con mille addentellati nel business internazionale delle staminali e che fino ad oggi è andato controcorrente rispetto alla stragrande maggioranza dei sui colleghi scienziati, mostrandosi possibilista rispetto a Stamina. A breve anche Guariniello potrebbe ascoltarlo per capirne di più.

LASTAMPA 2
Fino a che punto i medici e i vertici degli Spedali civili di Brescia erano a conoscenza dei trattamenti che prevede il metodo Stamina? E quante risorse del servizio sanitario nazionale sono state messe a disposizione per la sperimentazione di Vannoni? È su questi aspetti che si concentrano i nuovi accertamenti della procura di Torino in una settimana che potrebbe essere decisiva nell’inchiesta che il pm Raffaele Guariniello aveva chiuso nel 2012 per riaprirla quasi subito.
In programma, in questi giorni, c’è l’audizione di molti testimoni, e non si tratta solo di pazienti e dei loro familiari, ma anche del personale della struttura bresciana. Anche perché proprio dall’ospedale c’è stato chi ha contattato la procura torinese per fare luce su alcuni aspetti della presa in carico di quei pazienti per obbligo di legge e per decisione dei giudici. Insomma, non sono più soltanto le questioni cliniche e i riscontri scientifici a interessare gli investigatori, ma un nuovo versante riguarda costi e procedure. E coinvolge gli amministratori pubblici.
La settimana sarà decisiva anche perché Guariniello ha disposto nelle ultime settimane nuove consulenze sul metodo Stamina e sulla sua somministrazione: gli esiti sono attesi entro la fine dell’anno e da questi potrebbero dipendere anche nuove contestazioni.
L’inchiesta di Torino, avviata nel 2009, ipotizza i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di medicinali guasti in modo pericoloso per la salute pubblica. I pazienti sottoposti alle cure tra il 2007 e il 2009, secondo l’accusa, avrebbero versato somme dai 30 mila ai 50 mila euro a Stamina Foundation Onlus, per la ricerca sulle staminali, nonostante l’assenza di riscontri. Dopo la riapertura delle indagini nel 2012, la chiusura definitiva sembrava imminente già nell’estate scorsa. Se continuano ancora oggi, un ruolo lo ha giocato anche la decisione del parlamento, a maggio, di autorizzare la sperimentazione (con lo stanziamento di 3 milioni di euro). A quel punto, Vannoni era tenuto a presentare la documentazione scientifica e il protocollo di sperimentazione, carte che interessavano moltissimo anche a Guariniello, che aveva tutta l’intenzione di analizzarle prima di mettere la parola fine. Il protocollo è stato presentato il primo agosto all’Istituto Superiore di Sanità, dopo che per due volte, a partire da giugno, Vannoni ne aveva rinviato la consegna.