Filippo Facci, Libero 21/12/2013, 21 dicembre 2013
INNOCENTI EVASIONI
Invochiamo tanto il garantismo e poi non abbiamo il coraggio di ammettere che la legge Gozzini, quella che ha liberato gli «evasi» Gagliano ed Esposito, in realtà funziona, anzi, è una delle poche leggi che rispetta l’articolo 27 della Costituzione sulla rieducazione del condannato. A fuggire, infatti, è meno dell’1 per cento dei detenuti che ottiene un permesso premio: per uno che scappa ce ne sono migliaia che si comportano bene e che rientrano dai permessi e dalla semilibertà e dal lavoro esterno. E purtroppo ce ne sono altrettanti, in questo momento, che tremano al pensiero che un paio di fughe natalizie gli mandino a monte i permessi che magari attendono da tempo, e per i quali hanno implorato per anni un giudice di sorveglianza. Dopodiché un giudice di sorveglianza non è un usciere, non è «costretto» dalla legge a liberare questo o quello: è il responsabile della buona o cattiva applicazione della legge. Può sbagliare, o essere sfortunato: ma gli errori si pagano e dovrebbe pagarli lui - anche se è un intoccabile magistrato - e non dovrebbero pagarli le 20mila persone che ogni anno tentano un reinserimento a condizione della loro buona condotta, e che rappresentano - statistiche alla mano - il miglior modo di ripulire le strade dalla delinquenza. L’alternativa è la galera a vita, alias gettare l’arti - colo 27 alle ortiche. Se volete questo, basta dirlo. Per il resto, i due evasi sono tornati al loro posto. Ma chi li ha liberati, ci è restato.