Marco Ludovico, Il Sole 24 Ore 21/12/2013, 21 dicembre 2013
PROCURA A CACCIA DI PATTI OCCULTI
È un’inchiesta lunga, complessa e sofisticata. Partita circa due mesi fa. Ma fa tremare il mondo dei poteri finanziari ai massimi livelli. L’azione intrapresa dalla procura di Roma sull’ascesa di Telefonica in Telco e la cessione di Telecom Argentina è un’indagine dai possibili sviluppi clamorosi, forse dello stesso livello di quella, top secret ma altrettanto esplosiva, svolta dal pm Paolo Ielo sulle passate gestioni di Finmeccanica.
Su Telecom sono almeno due i filoni d’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Maria Francesca Loy. Il 23 novembre scorso è stato reso noto che un fascicolo è stato aperto a piazzale Clodio, all’inizio senza ipotesi di reato. E ieri gli inquirenti, d’intesa con il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo, hanno acceso i riflettori sull’assemblea Telecom. Perché tracce e spunti d’indagine, per ora riservati, a questo punto non possono sfuggire. E l’assemblea è una vetrina di segnali da tenere tutti sotto osservazione. In un quadro inquirente da comporre tassello dopo tassello e scaturito dopo il patto del 24 settembre tra i soci di Telco - Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali - e Telefonica. Un accordo oggetto di molte polemiche e contestazioni. Con il sospetto, tutto da dimostrare, di possibili intese fraudolente e sottobanco, non trasparenti, a danno del mercato e della stessa Telecom.
Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno acquisto molti atti dalle società interessate all’inchiesta ed è cominciato il vaglio dei documenti. Ma non è affatto scontato, anzi è piuttosto difficile in questi casi, che i presunti reati o illeciti - se ci fossero - risaltino dalle carte. Ed è ovvio che, data la straordinaria importanza della posta in gioco, saranno utilizzati tutti gli strumenti di accertamento investigativo. L’ultimo momento noto di questa attività è stata la deposizione in procura dell’ex presidente Franco Bernabè. Sentito come persona informata sui fatti a piazzale Clodio dai pm Rossi e Loy e dal colonnello Pietro Bianchi proprio alla vigilia dell’assemblea di ieri.
Un fatto poi trapelato sulla stampa che certo non è passato inosservato nella riunione degli azionisti. L’audizione è stata secretata ma risulta che nel colloquio l’ex presidente della Telecom sia andato giù pesante. Bernabè, del resto, aveva una serie nutrita di argomenti da sviscerare con gli inquirenti. E non aveva mancato di raccontare la sua netta contrarietà al patto in più di un’occasione. Al momento circola l’ipotesi di reato di ostacolo alla vigilanza. Tuttavia, ha precisato ieri una nota del procuratore aggiunto Rossi e del procuratore capo Giuseppe Pignatone, «in relazione alle vicende societarie e finanziarie delle società Telecom e di Telco non vi sono indagati per il reato di ostacolo alla vigilanza né per alcun altro reato».
Ma la procura fa anche un’altra notazione per nulla trascurabile: l’ufficio inquirente di piazzale Clodio «sin dai primi giorni di ottobre di quest’anno ha doverosamente seguito gli sviluppi della vicenda Telecom, sollecitando e intrattenendo con la Consob i fisiologici scambi di informazioni tra autorità giudiziaria e organo di vigilanza previsti dal Testo Unico dell’Intermediazione Finanziaria anche nelle ipotesi in cui non siano ravvisabili reati. In questo quadro - concludono Pignatone e Rossi- si iscrive anche l’audizione di Franco Bernabè».
Lo scambio di documenti tra procura e Consob è una prassi consolidata - di recente è avvenuta, per esempio, per il caso Monte dei Paschi di Siena - e testimonia il ventaglio ampio dell’osservatorio sull’operazione. Del resto il numero uno di Consob, Giuseppe Vegas, aveva già spiegato al Sole 24 Ore di aver messo sotto controllo «tutto quello che è avvenuto dopo il cda del 7 novembre, che rientra nella cornice del potenziale conflitto d’interessi: le modalità anomale del collocamento del convertendo, la cessione di Telecom Argentina, la stessa ascesa di BlackRock sopra il 10%».
La procura e la Guardia di Finanza devono accertare quanto di questi aspetti possa avere anche un rilievo giudiziario. Adesso gli occhi degli addetti ai lavori sono puntati sugli sviluppi possibili dell’inchiesta. Non sono attese, al momento, nuove audizioni di testimoni, anche se è ovvio che gli inquirenti dovranno sentire, quando lo riterranno opportuno, tutta la filiera del management Telecom che ha avuto un ruolo nella complessa operazione finanziaria.