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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

MARIO BIONDI “LA MIA MUSICA PER TORNARE BAMBINI"


«Irene Grandi lo aveva fatto qualche anno fa, poi Baglioni, c’è un pregresso del quale fare tesoro. E poi nella mia scuola di pensiero, quella americana e soul, l’album dedicato al Natale è una costante, è una sorta di “must”, chiamiamolo così. Certo da noi c’è voluto un po’ più di tempo per farlo con convinzione, ma c’è voluto tanto anche a esprimersi con libertà in inglese. Dall’89 mi dicevano tutti non succederà mai, non si può fare, questo pezzo non andrà mai, un cantante italiano che canta in inglese non avrà mai successo. E invece non avevano ragione. Al disco di Natale ci pensavo da un po’ e i miei fan, che sono molto romantici, me lo chiedevano da tempo. Mi andava di fare una cosa alla mia maniera e così ho fatto».
Già, ma perché a Natale a tutti piace cantare le canzoni natalizie? Sembra un’ovvietà, ma in fondo non lo è del tutto, perché il repertorio natalizio che viene cantato oggi non è necessariamente solo quello della tradizione e alle carole e ai canti che abbiamo imparato da bambini si sono aggiunte negli anni moltissime canzoni moderne, che pian piano si sono trasformate in classici.

«Anche per me le canzoni della tradizione sono rimaste importanti, la prima canzone natalizia che ricordo di aver imparato è stata Silent night, a scuola. Ma anche molte altre, perché facevo parte del coro della chiesa. E lì oltre alle canzoni facevo i canti gregoriani: devo ringraziare ancora il mio parroco dal quale ho imparato due o tre gregoriani che ancora ricordo. All’epoca non avevo ancora i toni bassi di oggi, quelli maturano tardi, non ero ancora il Mario Biondi di oggi».
Tutti noi conosciamo a memoria almeno una delle canzoni di Natale, le abbiamo cantate a scuola, nelle feste di famiglia. «Sono legato alle canzoni che cantavo nella camera da pranzo, davanti a tutti, in piedi sulla sedia e sfido chiunque a dire il contrario», conferma Biondi, «cantare le canzoni di Natale è bello, diciamolo senza vergogna, senza le canzoni natalizie si vivrebbe peggio. Ci sono persone che a parole considerano che cantare queste canzoni sia una fesseria, ma quando lo fanno loro scoprono che è bello. Io non vivo di preclusioni, credo, anzi so, che ci sono dei momenti belli da vivere con una certa musica e una certa atmosfera. E se poi sei arrabbiato e ti dà fastidio perché è un Natale di merda, beh, è successo a tutti almeno una volta, e forse una canzone può anche fare bene. Così lascio dire a qualcuno che Mario Biondi fa le canzoni di Natale per scopi commerciali, e vivo beato lo stesso». Il Natale cantato da Mario Biondi è proprio il suo, fin dal titolo del disco, Mario Christmas: ci sono otto brani “classici”, due inediti, un duetto “nientepopodimentoche” con gli Earth Wind and Fire. Ma non è che i “classici” siano proprio quelli della tradizione, vista la presenza di canzoni come Last Christmas dei Wham: «Sì, ci sono alcuni dei classici che non potevano non esserci», dice il soulman italiano, «e ovviamente alcuni dei miei brani preferiti. Alcuni li ho riascoltati dopo tanto tempo e mi ci sono affezionato di nuovo come This Christmas di Donny Hataway, che non ricordavo più. Quando l’ho riascoltato ho pensato che fosse pazzesco volerlo cantare, una sfida pesante con il dio della voce e della scrittura soul. Ci ho provato, mi sono divertito, credo sia venuta bene». Soul, ovviamente, ma non mancano, ovviamente, i campanellini natalizi: «Era facile, perché il soul degli anni Settanta era già tempestato di campanellini e anche nelle ballad degli anni Ottanta ce n’erano abbastanza».
Comunque sia c’è poco da fare, cantare le canzoni natalizie è il trionfo dei sentimenti, del romanticismo, della bontà in musica: «Io vivo dentro la musica tutto il giorno, nella mia testa c’è sempre la musica che gira, ma so che questa musica fa battere ancora il cuore», tiene a sottolineare Biondi, «C’è ancora tanto romanticismo in giro, lo vedo ogni giorno con i messaggi che ricevo dai miei fan. C’è chi mi scrive che ha appena ascoltato il disco con il figlio o con il marito, c’è chi mi dice che queste canzoni gli hanno scaldato il cuore. È roba che mi fa venire la pelle d’oca, sono testimonianze della vita sulla terra. Ed è bello, perché ormai sembra che sappiamo tutto e visto tutto, e non ce ne frega niente di niente, invece non è così, c’è gente che vive, respira e ama. E allora il lacrimone me lo concedo anche io...». Retorica. No, perché basta dare un’occhiata a quello che accade nelle nostre case per rendersi conto che il Natale c’è ed è così che va festeggiato, con tanto di presepe, albero, luci colorate, panettone e pandoro. E musica ovviamente, perché le canzoni natalizie le hanno incise tutti, persino i Ramones, che più punk non si può. Allora perché non un Natale soul come quello di Biondi. Certo, la sua voce non è “angelica”, ma proprio per questo ascoltare Mario Christmas è un esperienza non tradizionale.
«Volevo cantare fin da quando ero piccolo, ma avendo una voce ibrida, ho dovuto impormi con grande passione. Ho dovuto fare una grande lotta con la mia vocalità, che non era come quella degli altri, anzi era totalmente opposta, e mi sforzavo come un matto per cantare canzoni nelle tonalità degli altri. Ma insistere mi ha fatto bene, la timbrica bassa ce l’avevo, ma ho acquisito due ottave in più». Bene, le canzoni di Natale le ha cantate. Quindi facc mo anche noi quello che accadeva alla fine pranzo della festa, quando arrivava qualche che, immancabilmente chiedeva: «Cosa vuoi re da grande»? «A me piace fare sempre cose verse, sono un irrequieto, mi piace sperimen re, provare, esagerare, andare verso il limite m simo delle mie possibilità», dice Biondi, «Così grande mi piacerebbe fare cose diverse, mag un disco rock, un disco di canzoni italiane, magari tornare a una cosa swing, al brasilian ja Chi me lo vieta? Basta fare tutto con il cuore»