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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

MA C’È ANCORA CHI PREFERISCE LA SETA E L’ORO


[Gabriele Barbiconi]

«Vestire i prelati non è più difficile che vestire i comuni mortali, sebbene alcuni preti siano più sofisticati di altri», dice Gabriele Barbiconi, uno dei titolari dell’omonima sartoria ecclesiastica.
Ad esempio?
«L’abito vescovile prevede una fascia a cingere la talare. Solitamente la fascia è di rayon. Di solito nessuno chiede di quale tessuto si tratti. Alcuni invece sì. E capita che ne chiedano una di seta pura».
Via Santa Caterina da Siena, Roma. È agli inizi del diciannovesimo secolo che la famiglia Barbiconi inizia a confezionare copricapi per religiosi. A metà ‘900 amplia la produzione con vesti talari, panciotti, tabarri, ferraioli e mozzette. Così fino a oggi. Gabriele Barbiconi spiega che seppure gli abiti siano sempre gli stessi, ogni avvento di un nuovo Papa influisce sul venduto.
Quindi un nuovo Papa impone uno stile?
«Sì. Qualche anno fa facemmo una casula verde, ricamata a mano, per Benedetto XVI. La indossò, piacque molto. E vennero diversi sacerdoti a ordinarla uguale».
Con Francesco cosa è cambiato?
«C’è maggiore sobrietà. Anche se in generale tutti cercano ciò che è bello. È aumentata la vendita di croci pettorali argentate, ma quelle laccate a oro si vendono ancora. Perché un vescovo tutti i giorni preferisce girare con la croce d’argento ma in altre occasioni indossa quella dorata».
Vengono personalità importanti da voi?
«Da noi, come un po’ in tutti i negozi qui attorno, si vestono semplici preti ma anche vescovi o cardinali. Poco prima del conclave è venuto a salutarci il cardinale Tauran. Qualche giorno dopo è stato lui ad affacciarsi alla loggia centrale di San Pietro e a pronunciare l’Habemus Papam».
(P.R.)