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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

SONO PER LA FAMIGLIA, L’HO FATTO PER L’ERARIO


[Federica Chiavaroli]

SENATRICE Chiavaroli, il suo emendamento pro slot-machine ha quasi provocato una crisi di governo.
«Era mio, nel senso che io l’ho firmato, ma in realtà è di tutti quelli che l’hanno votato, salvo poi scaricarlo».
Ma chi gliel’ha suggerito?
«Il sottosegretario Giorgetti in commissione Bilancio. Aveva fatto presente che l’Agenzia dei Monopoli segnalava questo problema: lo Stato dà le concessioni per i giochi e poi i Comuni le bloccano. Da qui un gran numero di contenziosi».
Che c’entrano i contenziosi?
«Rappresentano un grosso problema. Ma soprattutto: dove prendere i 9 miliardi che l’intero comparto giochi frutta all’anno all’erario, se poi i sindaci si mettono di traverso?»
Ma scusi, lei è alfaniana, siete il partito della famiglia.
«Ci mancherebbe. Ho tre figli piccoli anche io».
Però si è prestata.
«Non dica così. È semplicemente prevalsa la responsabilità di governo, il senso del dovere verso i bilanci dello Stato».
Questa iniziativa non stride con i suoi valori?
«Io sarei anche favorevole a destinare parte degli introiti per le cure da ludopatia: le degenerazioni vanno combattute. Vengo dal mondo della scuola e la miglior difesa resta la prevenzione ».
Senatrice, il suo emendamento punisce i Comuni che si schierano contro le slot.
«È generale e astratto: non penalizza i Comuni, semmai li costringe a sedersi a un tavolo con lo Stato, per capire dove reperire altrimenti le risorse. La verità è che i municipi, come i cittadini, vedono lo Stato come un nemico ».
E non c’è un’alternativa?
«Nove miliardi sono due volte la cifra dell’Imu. Una somma enorme. Forse non sa che gli emendamenti di questi tempi trovano copertura grazie a tre voci: gioco, fumo, alcol».
Insomma, tra un principio etico e uno contabile lei sceglie quello contabile?
«Mi faccio carico del peso di governare. A differenza di Matteo Renzi, che vive una perenne campagna elettorale. Per lui è tutto facile».
Le danno addosso tutti, dai socialisti alla Lega. Letta ha parlato di errore: il decreto cambia. Come si sente?
«Come mi sento? (breve pausa, riflette). Non penso di aver cagionato alcun danno. È una scelta che ho condiviso con altri parlamentari. Lo Stato prevede delle entrate dal gioco, ma questo principio non l’ho stabilito io».
Lei rappresenta le lobby del gioco d’azzardo?
«Non ho idea chi siano. Il nostro interlocutore sono stati i Monopoli».
Quindi lo rifarebbe?
«Cosa le devo dire? Mi sa che non lo rifarei, vista la strumentalizzazione che ne è derivata. Ma me lo lasci dire: è tutto un polverone demagogico».