Fabio Tonacci, la Repubblica 21/12/2013, 21 dicembre 2013
LOBBY DELLE SLOT E FRONTE ANTI-GIOCO LO STATO RISCHIA BUCO DI UN MILIARDO
Lo Stato contro lo Stato. Da una parte chi cerca di bloccare l’emorragia di risorse dell’Erario presentando emendamenti sgangherati, dall’altra sindaci e governatori in lotta da mesi contro slot, videolottery e sale scommesse. Nel mezzo c’è un documento del ministero dell’Economia che stima in un miliardo di euro la perdita per le casse pubbliche nel 2014, dovuta alla contrazione del settore. Nel mezzo, c’è pure la consapevolezza che l’Italia non può più fare a meno del gioco d’azzardo.
«L’emendamento al decreto Salva Roma è stato un errore, rimedieremo subito», dice ora il premier Enrico Letta. Quel testo, approvato al Senato con i voti di Pd, Scelta Civica e Nuovo Centrodestra, consente al governo di ridurre i trasferimenti alle Regioni e agli enti locali che emanano norme restrittive contro la proliferazione delle macchinette. «Che vergogna! La potente e ricchissima lobby delle slot ha colpito ancora », commentava due giorni fa il governatore Roberto Maroni dalla sua Lombardia, dove è vietato aprire sale gioco a meno di 500 metri da scuole, ospedali e chiese. Dimenticandosi però che in calce al decreto Abruzzo del 2009, che tra le altre cose sancì la nascita proprio delle videolottery, c’è pure la sua, di firme. Ma quando si è a Roma e si siede su una poltrona di ministro, come era lui quattro anni fa, la questione del gioco d’azzardo si vede con tutt’altra ottica.
I conti si fanno con le calcolatrici dell’Erario, prima di tutto. E dunque il calo di un mercato la cui crescita fino a poco tempo fa sembrava inarrestabile preoccupa, e tanto. Parlano i numeri. Nel 2013, anche a causa delle ordinanze restrittive dei sindaci e degli interventi dei governatori, la raccolta in Italia è scesa a 85 miliardi di euro (—2 per cento, dati Agipronews), riducendo il gettito dagli 8,1 miliardi del 2012 agli attuali 7,9 miliardi. Sono duecento milioni in meno. Pesano. E il buco, stando alle previsioni del ministero dell’Economia, si allargherà raggiungendo la cifra di un miliardo nel 2014. Solo con slot e Vlt lo stato incassa 4,3 miliardi all’anno. Una mezza finanziaria. «Bisogna essere calmi e razionali quando si interviene su queste cose — avverte Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia, in quota Ncd — occhio a lanciare la caccia alle streghe, che poi torniamo al 2003 quando scommesse e slot non erano regolamentate, si giocava illegalmente e lo stato non beccava un euro».
Perché di questo si tratta, di soldi pubblici. Per arrivare all’emendamento contestato nel Dl Salva Roma, le lobby evocate da Maroni a questo giro nemmeno hanno dovuto impegnarsi. È un pezzo di Stato, quello centrale, che ha provato a contrastare altri pezzi di Stato: enti locali quali la Lombardia, la Toscana, il Lazio, l’Emilia Romagna e una miriade di comuni con ordinanze in vigore che limitano l’orario di apertura delle sale gioco. «Una confusione che nuoce a tutti — dice Massimo Passamonti, di Confindustria — bisogna convocare la conferenza Stato-Regioni e stilare un piano regolatore nazionale del settore gioco».
Ora la “toppa” del Partito democratico è un altro emendamento che sopprima il precedente. Sarà presentato questa mattina in commissione Bilancio alla Camera, votato in serata e domani in Aula arriverà il decreto “ripulito”. «Disciplineremo i giochi e il regime delle concessioni con la legge di delega fiscale già a gennaio », annuncia Angelo Rughetti del Pd. Tra le ipotesi allo studio c’è una maxi riduzione di un terzo delle macchinette presenti sul territorio e il potenziamento delle politiche contro le ludopatie. Sempre però stando attenti a non irritare troppo le concessionarie delle slot, i soggetti che hanno i soldi dalla parte del manico.
Nel Salva Roma c’è anche una norma che ne disciplina per la prima volta l’uscita dal mercato. Prevede che, in caso di revoca o decadenza, l’operatore possa continuare l’attività per altri 90 giorni, ma solo per consentire il subentro di altri soggetti nella gestione dei diritti delle videolottery. Un caso? No. La Bplus di Francesco Corallo, colpita da una sospensiva della prefettura di Roma per sospetti di infiltrazioni mafiose, Gmatica, Codere e Hbg devono versare alla Corte dei Conti quasi un miliardo e mezzo di euro in multe. Si è in attesa del giudizio definitivo del 31 gennaio. Insieme hanno 159mila slot machine (su 424mila totali in Italia) e 20mila videolottery (su 45mila). Lo Stato non può permettersi che vadano perdute.