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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

VIDEO A LUCI ROSSE CON BERLUSCONI FILMATO DI NASCOSTO DA LAVITOLA


Adesso qualcuno dice che Angelo Capriotti, la gola profonda, è «inaffidabile», un «visionario». Sarà, ma da quando collabora, c’è una certa tensione a Roma (e non solo). Nel suo interrogatorio con i pm napoletani Piscitelli e Woodcock si fa riferimento all’imprenditore prestanome del presidente di Panama, Ricardo Martinelli, Rogelio Oruna. E a un altro imprenditore, Mauro Velocci. Scrive il gip: «Il Capriotti ha affermato di aver appreso dal Velocci che la “Devor Diagnostic” dell’Oruna, veniva di fatto utilizzata per riciclare le somme di denaro destinate al Presidente Martinelli; inoltre fu il Lavitola a dirgli che “nella citata società era socio occulto il Presidente Martinelli che la utilizzava per far transitare i soldi a lui destinati dagli imprenditori”. Il Capriotti ha fatto riferimento alla cessione, da parte di Silvio Berlusconi, di diritti televisivi al figlio di Martinelli per consentire a Impregilo di ottenere una variante in relazione a maggiori lavori di scavo effettuati».
Dunque, l’interrogatorio di Capriotti. A un certo punto il pm chiede: «Dove ha alloggiato durante il suo soggiorno a Panama?». «Allo Sheraton - risponde l’imprenditore pentito - e la mia stanza era ubicata al piano sottostante a quello dove alloggiava Berlusconi. In occasione del soggiorno, per quanto riferitomi da Lavitola, lo stesso aveva procurato, anche in quell’occasione, come avvenuto in Brasile, delle ragazze “mercenarie”, per il Presidente del Consiglio italiano. Velocci poi mi disse che aveva sottratto a Lavitola, duplicandoli, dei video “a luci rosse” riguardanti tali incontri, video che Lavitola stesso aveva girato di nascosto. Velocci mi disse anche di essere in possesso di video che riprendevano Martinelli intento ad assumere sostanza stupefacente (cocaina). Io non ho, però, mai visto tali video. So che Velocci si sentiva molto potente dopo aver svuotato i computer e i telefoni di Lavitola. La circostanza dei filmini, insieme alla esplicita richiesta di 22 milioni di dollari da parte di Martinelli, quale tangente per la realizzazione delle carceri modulari, fu da me riferita all’ambasciatore Curcio, in un incontro alla presenza dell’addetto Rosini e dello stesso Velocci che registrò il colloquio, facendomelo sentire successivamente».
Pm: «Cosa le disse Lavitola di Rogelio Oruna?». «Lavitola e Velocci, che erano insieme, in quell’occasione mi dissero che Oruna gli aveva messo a disposizione il proprio aereo per portare in Italia i documenti che provavano la riferibilità della casa di Montecarlo al cognato di Gianfranco Fini. Mi dissero anche che il viaggio aveva avuto un valore/costo di 280 mila dollari».
Pm: «Le risultano rapporti tra Oruna e altre imprese italiane?». «Da Lavitola e Velocci mi fu detto che la società Impregilo aveva effettuato dei lavori di scavo maggiori di quelli previsti dal capitolato e che era necessaria una variante per avere il riconoscimento dei lavori effettuati, Lavitola mi disse che di questa cosa si era interessato lo stesso Berlusconi che aveva disposto l’attribuzione di diritti televisivi al figlio di Martinelli, Ricardo junior. Io personalmente, presente Velocci, ho assistito alla consegna di una cartella di documenti e di due azioni al portatore di una società straniera anonima. Lavitola mi precisò che il valore delle azioni relative a società che possedevano i diritti televisivi era di circa 500 mila dollari. L’attribuzione di tali diritti era finalizzata ad ammorbidire i rapporti tra Impregilo e il governo di Panama».
C’è anche il capitolo della campagna stampa contro il presidente Gianfranco Fini e la vicenda della casa di Montecarlo. Nell’ordinanza del gip si riporta: «Come da lui stesso (Fini, ndr) riferito, fu destinatario, dopo la fuoriuscita dal Pdl, di una violenta campagna di stampa da parte dei media di proprietà della famiglia Berlusconi, o comunque a lui vicini e la notizia sulla cosiddetta “pistola fumante”, ovvero la certa riferibilità della casa di Montecarlo a Giancarlo Tulliani, attraverso i documenti provenienti appunto da Saint Lucia, era stata oggetto di uno scoop del giornale L’Avanti, edito dal Lavitola».
Nelle carte dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, c’è anche l’interrogatorio di Gianfranco Fini: «La vicenda è stata rievocata dallo stesso Fini - ricorda il gip - che, sentito, ha prodotto copia di articoli di stampa dai quali si evince che, già all’epoca dello scoop, e prima di ogni indagine sul Lavitola, alcune informate ricostruzioni giornalistiche avevano evidenziato l’attivo ruolo del Lavitola per l’ottenimento di quelle informazioni riservate».