Giulio Gavino, La Stampa 21/12/2013, 21 dicembre 2013
“NON MI SPARATE” LA FUGA DI GAGLIANO FINISCE A MENTONE
La «vacanza» è finita all’ora di pranzo. Il serial killer Bartolomeo Gagliano evaso dal permesso premio che gli aveva consentito di lasciare il carcere di Marassi, è stato catturato in Costa Azzurra. In una piazzetta di Mentone a pochi passi dall’Hotel Parisien dove aveva preso una camera già mercoledì, il giorno dopo il sequestro del panettiere di Savona cui aveva rubato l’auto, una Panda Van verde, parcheggiata in bella vista poco distante. Faceva il turista Gagliano, tra un aperitivo maison al bar sul lungomare e una insalata niçoise. Ma qualcuno l’aveva riconosciuto già mercoledì e ieri mattina quando è tornato al bancone ha chiamato la «police». Gli uomini della brigata di polizia giudiziaria di Nizza si sono appostati e quando lui si è rifatto vivo al bar gli hanno concesso un maison e gli sono balzati addosso. Non ha avuto scampo. A confermare l’identificazione sono stati gli agenti della Mobile di Genova che in Costa Azzurra c’erano già da qualche giorno. L’arresto per il governo italiano è stato un «regalo di Natale». Perché il terrore finalmente è finito. La paura che Gagliano, con tutti quei precedenti per omicidio, potesse usare quella pistola 7,65 è stata tanta. L’hanno trovata subito dopo l’arresto l’arma, con il colpo in canna e un bel po’ di munizioni. Era nella camera del Parisien, un posticino proprio dabbene dove il concierge urla al cronista in strada «se scrivi il nome dell’hotel “je te casse la tête”», che vuol dire «ti spacco la testa».
La fuga è stata ricostruita, in gran segreto, fin dal primo momento. La Panda rubata da Gagliano è stata tracciata al casello di Albisola alle 23,12 di martedì. Poi a mezzanotte e 39 minuti è passata al casello di Ventimiglia. Era in Francia già quella notte, come ha dimostrato una telecamera della promenade des Anglais di Nizza (tra le due e le tre). Poi però il serial killer è tornato indietro. A mezzogiorno ha pranzato in quel bar di Mentone dove qualcuno si è insospettito. Poi ha preso la camera al Parisien, un due stelle griffato Trip-advisor per i costi contenuti. In quelle ore ha contattato più volte l’avvocato Mario Iavicoli, che aveva cercato di trattare un suo rientro in Italia per farlo costituire. Ma i poliziotti nel frattempo gli erano già addosso. La polizia italiana e quella transalpina hanno lavorato insieme. E molto bene. Sapevano che Gagliano era in Costa Azzurra e insieme hanno stretto il cerchio anche grazie a intercettazioni telefoniche. L’obiettivo era di scongiurare in ogni modo la possibilità, giudicata reale, che potesse avere luogo uno scontro a fuoco. Solo quando gli investigatori sono stati sicuri che non fosse armato lo hanno bloccato. Gagliano ha passato la notte in camera di sicurezza, sorvegliato a vista dai poliziotti francesi. Il pm Alberto Landolfi potrebbe arrivare in Costa Azzurra già lunedì per le contestazioni dell’ordine di cattura europeo e per trattare i tempi dell’estradizione. Il magistrato ieri ha difeso l’operato del giudice di sorveglianza genovese: «La collega è stata ineccepibile, quando ci si avvicina a fine pena è sistematicamente previsto che il detenuto prenda pian piano contatti con l’esterno. Queste le leggi. È facile lamentarsi quando non danno il risultato previsto». Il gip che ha emesso l’ordine di cattura internazionale ha scritto che la fuga era stata organizzata.
La mamma Giuseppina la notizia l’ha saputa in diretta dalla televisione: «L’importante è che non abbia fatto male a nessuno, che sia finita».