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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

E’ UNA TRUFFA, ADESSO TI SPIEGO PERCHÉ


La scienza è una sola, dalla biologia alla astrofisica, con gli stessi metodi e le stesse regole, da secoli. Per esempio, c’è quella dei primi Lincei, nel 1600: «provando e riprovando». Frettolosamente, il glorioso motto viene spesso inteso come «tentare e ritentare», ma non è così. Nel forbito italiano barocco voleva dire «approvando e bocciando». E bocciare è quello che la scienza deve saper fare, quando è necessario, anche affrontando le ire della società, che è facile preda di ciarlatani. La diffusissima astrologia, per esempio, è un classico caso di tale ciarlataneria, nel complesso però abbastanza innocua. Infinitamente più drammatici sono i casi che coinvolgono la medicina, cioè la salute, o addirittura la vita, di tutti noi. E’ ora chiaro che il cosiddetto metodo «stamina» è uno di questi drammatici casi di crudele ciarlataneria, che addirittura usurpa il nome, solo perché suona bene.
Per anni, prima che diventasse senatrice, sono andato a trovare la domenica mattina Elena Cattaneo, nel suo laboratorio di Milano, al quarto piano senza ascensore. Mi offriva un caffè (mediocre), e parlavamo di scienza, a tutto campo. Io le raccontavo storie di stelle studiate col telescopio, mentre lei mi faceva guardare le sue specialissime stelline, le staminali che scodinzolavano nel microscopio. Una volta, le ha anche fatte vedere a mia sorella, sua collega all’Università di Milano e gravemente ammalata di Parkinson. Le disse: «E’ ancora lontano il momento nel quale queste potranno esserti utili, ma un giorno, chissà…».
Oggi, il discorso sulle staminali è diventato, purtroppo, tanto inutilmente quanto drammaticamente attuale. Elena non ha dubbi, come non ha dubbi Nature, la rivista scientifica più importante del mondo. «Vedi - mi dice - il metodo Stamina è una truffa ai danni dei malati e dello Stato. Se andasse avanti, avrebbe anche un costo a carico di tutti noi di circa 4 miliardi». Ovvero più di tre volte, le faccio notare, del bilancio annuale di tutti gli Enti di Ricerca del MIUR. Elena queste cose le sa e ripete da giorni, le ha dette in Senato davanti al Presidente Napolitano.
Molti tra i migliori scienziati di questo paese, quelli che lavorano davvero per i malati senza propinare loro false illusioni, da mesi dicono la stessa cosa. Alle beffe, ora, si aggiungono potenziali, gravissimi danni: quello che viene somministrato sembra essere un frullato di detriti cellulari, non di cellule staminali, in soluzione fisiologica (acqua e sale), e speriamo non ci sia di peggio.
«Alcuni tra questi scienziati erano nella Commissione che ha valutato il «metodo Stamina». Ma il Tar ha deciso che non sono stati «imparziali perché, come dice Giuseppe Remuzzi, prima di entrare in commissione si erano macchiati della colpa di dichiarare che 5+3 fa 8 e non 2, come dice Stamina». Mi ricorda quando, a fianco di Margherita Hack, cercavo invano di condurre battaglie contro la colossale bufala della astrologia e le sue nefaste conseguenze, per fortuna «solo» culturali. Anche in quel caso bisognava «confrontarsi», cioè mettersi sul piano di persone che non hanno i minimi rudimenti di fisica o di astronomia, né del metodo scientifico. Come quando si parla di energia nucleare, di impatto dell’uomo sul clima, di previsioni di terremoti, o, più recentemente, di sperimentazione animale, tutti si sentono di dire la loro, quasi sempre senza la minima cognizione di causa. Come al bar, tutti sanno fare la formazione della nazionale meglio dell’allenatore.
Elena è d’accordo, anche se non capisce niente di pallone. Anzi rincara la dose: «Ma ti rendi conto che alcuni dei nostri migliori clinici e biologi hanno dovuto leggere un testo prodotto da persone prive di competenza? E che, mentre in Italia ci viene sbandierato come sacro il vincolo della “segretezza”, il cosiddetto “metodo Vannoni” è già pubblico da mesi, raccolto in una domanda di brevetto che fa ridere il mondo? Tanto che negli Usa è stata rifiutata».
Insomma, l’idea delle staminali che curano è totalmente scollata dalla realtà. Eppure, ci sono giudici che autorizzano, chiamandole «terapie», «cose» che non oseremmo somministrare a un animale. «Come ho detto in Commissione Sanità, Stamina non ha nulla, non è nulla, competenze zero, credibilità zero: è un gigantesco esperimento di persuasione di massa nella quale una parte dell’Italia è rimasta intrappolata». Anche i giudici, sia pure in perfetta buona fede? Evidentemente sì, anche loro sapevano la formazione sicura per battere il Brasile 7 a 0, anche con una squadra a «zero tituli».
Elena è anche molto preoccupata: «Alla promozione dell’inganno si stanno aggiungendo persone dai gesti estremi, direi eversivi, che lasciano allibiti. E il comportamento irresponsabile di quei medici che si prestano al gioco lascia costernati. Non si può sostenere la sperimentazione umana di un metodo che non ha prove. E, al contrario, non può uno scienziato sostenere che le prove di plagio e falsificazione, contenute nel «metodo Stamina» e riportate da Nature, non siano tali. Nessuno può dire che cellule che fanno osso possono dopo due ore con acido retinoico e alcool essere trasformate in neuroni. E anche se ciò succedesse, ma come potrebbero questi presunti neuroni, iniettati in circolo, dare beneficio? Queste cellule possono solo morire, come già detto dall’ufficio brevetti americano. E speriamo senza danni».
Sono d’accordo con Nature e con Elena, come scienziata e come senatrice. Questa follia, questa farsa tragica deve finire. «Stamina» ? Riprovata. Subito.