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 2013  dicembre 21 Sabato calendario

IL DOSSIER DELL’ISPEZIONE DEI NAS “DOSI SBAGLIATE NELLE INFUSIONI”


Ricostruire la storia di chi si è sottoposto alle presunte cure del metodo Stamina per documentare l’evoluzione della malattia. Nelle situazioni più tragiche, indagare attraverso la testimonianza di amici e parenti il decorso delle patologie nei pazienti che, nel frattempo, sono deceduti.
Questi i nuovi controlli e le acquisizioni disposti dalla procura di Torino che mettono a fuoco un ulteriore aspetto dell’indagine condotta agli Spedali riuniti di Brescia, l’unica struttura pubblica che in maniera sistematica, dal 2011, ha applicato la misteriosa terapia del protocollo messo a punto dall’équipe di Vannoni.
Se fin qui il procuratore Raffaele Guarinello ha voluto accertare le vicende di chi dalla Stamina Foundation si è sentito truffato e per questo ne ha denunciato imbrogli e lati oscuri, oggi l’inchiesta si apre a coloro che, stravolti per le condizioni di un figlio, un fratello, un padre, hanno voluto credere nella «medicina rigenerativa», capace di curare quelle malattie che la scienza tradizionale non riesce a guarire, proposta dal laureato in lettere che si è fatto medico.
L’indagine è un ulteriore tassello che riguarda l’ospedale lombardo. Nel dicembre 2011 le investigazioni della procura inglobarono Brescia e l’inchiesta fu formalmente chiusa, ad agosto 2012, con l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica nonché alla truffa. Oltre al presidente della Stamina Foundation, Davide Vannoni, gli indagati sono trenta e per tutti è stato chiesto il rinvio a giudizio.
A rendere il quadro più chiaro alla procura sono stati i sopralluoghi nei laboratori di Stamina, all’interno degli Spedali Riuniti, da parte dei carabinieri del Nas, degli ispettori del ministero della Salute e di quelli dell’agenzia italiana del farmaco, l’Aifa. Il risultato è condensato in un rapporto di trecento pagine che di fatto non solo bolla il protocollo come «non scientifico», ma getta anche un luce di grossolanità e sciatteria sulle operazioni svolte dallo staff Stamina. Ciò che è descritto, in merito alle attività e alle procedure, non lascia spazio a dubbi: «Non vi è sempre corrispondenza tra il numero di cellule previste dal protocollo stesso e quelle effettivamente infuse», scrivono gli ispettori. «Su 56 infusioni effettuate, solo in 7 casi i dosaggi previsti corrispondevano a quelli realmente infusi». Oppure: «Nella documentazione relativa alla donazione non sono presenti i referti di alcuni esami previsti per il donatore». A non soddisfare gli ispettori anche il laboratorio, un ambiente che non corrisponderebbe ai requisiti voluti dall’istituto superiore di Sanità. Mancherebbero poi i risultati di test per malattie infettive come l’Aids, scatenata dal virus Hiv. Approssimazioni nell’etichettatura di provette e fiale: «Su 37 ispezionate risulta che 8 campioni non sono identificabili per cognome e per data».
Una situazione caotica, confusa, ambigua che non ferma i sostenitori di Stamina né Vannoni che si dice pronto a fornire tutte le informazioni alla sanità delle Regioni che volessero autorizzare la sperimentazione. Mentre alcune si dicono disponibili ad esaminare il protocollo, riviste scientifiche di caratura mondiale come Nature titolano così: «Il fiasco delle staminali deve essere fermato, l’emozione di chi ha figli malati è un’arma potente».