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 2013  dicembre 22 Domenica calendario

LETTA: «IO, PREMIER, PUNTO SU BALO»

Dal 28 aprile, giorno in cui ha giurato da presidente del Consiglio, la vita di Enrico Letta è inevitabilmente cambiata. Ma un’abitudine è rimasta: «Ogni mattina, durante la colazione, con Giacomo, Lorenzo e Francesco (9, 7 e 5 anni, ndr ), prima che vadano a scuola, leggiamo la Gazzetta dello Sport , cartacea. Un rito che non può mancare». Enrico Letta e la moglie Gianna Fregonara, lui milanista incallito, lei juventina: «Ha vinto lei. Giacomo è milanista, ma gli altri due sono bianconeri. Guarderemo tutti insieme il derby in tv e lunedì (domani, ndr ) faremo il bis con la sfida di basket Cantù-Milano». Letta è gelosissimo della privacy familiare, ma i figli giocano a calcio nel torneo Csi e il pallone porta ad alcune riflessioni, fa conoscere i sentimenti, le passioni, diventa un incredibile specchio della quotidianità. «Il calcio unisce padre e figlio. Influenza i bambini nei comportamenti perché vivono il rapporto dei loro idoli con gli arbitri, col pubblico, con gli avversari, vivono le esultanze. Da padre è una rilevante responsabilità sociale. Tutti si rendono conto che il calcio dà modelli di vita. Quelli che giocano facilmente sbandano: bisogna rendersi conto. E le campagne di Coni e Figc sono importanti. Vogliamo investire sul modello comportamentale».
Se si trovasse davanti Mario Balotelli che cosa gli direbbe?
«Che è una forza della natura. Balotelli è la nostra speranza per il Mondiale. Ma gli direi questo: “Ogni volta che fai una cosa i bambini ti guardano e ti imitano”. L’appello che faccio ai calciatori è questo: i gesti fuori misura hanno un impatto dirompente, soprattutto quelli verso gli arbitri».
Che giocatori le piacciono?
«Kakà e Zanetti, due modelli che si danno tantissimo e che rispettano sempre gli arbitri».
Un calciatore che comprerebbe?
«Cerci. Mi colpisce. Poi De Sciglio, da milanista mi piace molto».
Ci siamo: che ne pensa della vicenda Galliani-Barbara Berlusconi?
«Ha fatto bene Berlusconi a valorizzare ancora Galliani».
Parla di calcio con Berlusconi?
«Ci ho parlato pochissime volte in generale, ma ne capisce e ha passione. Niente da dire del Berlusconi presidente del Milan».
E con Renzi ne parla?
«Ogni volta che la Fiorentina fa qualcosa col Milan mi sfotte con gli sms».
Allegri le piace?
«Benché livornese, tanto (Letta è pisano, ndr ). Mi è sempre piaciuto, lo notai col Sassuolo. Ha una grande tenuta ed è stato capace di vincere uno scudetto con un Milan che non era certo quello degli olandesi».
Torniamo ai presidenti: che rapporto ha con loro?
«Non ho particolari rapporti anche se ovviamente è capitato di parlare con qualcuno di loro. Il presidente per me rimane Romeo Anconetani (storico numero uno del Pisa, ndr ), straordinario per carica, fiuto sui giovani e sugli stranieri. Prese Simeone sconosciuto. Poi Dunga, Kieft, Berggreen».
Ma con Squinzi, presidente di Confindustria e del Sassuolo, ci parla di più....
«Sì, anche perché è milanista. Al presidente del Sassuolo feci i complimenti per l’acquisto di Schelotto. Sembra un pirata, ma è un buon giocatore».
Torniamo al derby: contento di vederlo con le curve aperte?
«In questo caso sono contento. Giusto riaprire. Ma la norma è pasticciata, da cambiare. E’ necessario mutare la filosofia politica. Bisogna chiedere ai club di assumersi la responsabilità di gestire ed educare. Le società non vanno deresponsabilizzate. Chiaro, se i tifosi restano incivili, a quel punto è un altro discorso. Dai fatti di Nocera è uscita un’immagine del calcio devastante».
La tessera del tifoso. Il grande enigma.
«Siamo pronti ad aprire una discussione. Ne parliamo anche col ministro Delrio che segue lo sport con grande attenzione. Bisogna creare un nuovo sistema complementare, perché è vero che è nata in emergenza e ha abbassato il livello degli incidenti, ma è anche vero che ha allontanato la gente dagli stadi».
Stadi che sono il problema vero del nostro sport. La legge è stata varata, ma la strada è ancora lunga.
«Il bicchiere è mezzo pieno. Poteva essere completamente pieno. E’ sembrato più uno scontro Lotito-Caltagirone. La definirei più una legge sull’impiantistica sportiva che sugli stadi, perché ci sono tutti gli sport e dobbiamo ragionare in prospettiva Expo 2015 e Olimpiade di Roma. Un passo importante, una candidatura che porto avanti».
Con «Destinazione sport» ha aperto un canale attivo per il settore.
«Ci credo molto. Soprattutto credo nel lavoro di Berruto e nell’impostazione sui giovani sportivi, che vanno valorizzati con contratti di apprendistato, e punto su impianti e strutture. Nei fondi destinati alle scuole una buona parte è destinata alle palestre che sono fondamentali. Nel 2014 va rivista anche la Legge 91/81. E’ vecchia, va innovata e adeguata. Creando la fattispecie del lavoro sportivo. Petrucci ne ha discusso, con Malagò ne abbiamo parlato proprio venerdì quando ha portato qui le ragazze del tennis».
Ha citato Mauro Berruto, c.t. del volley: perché ha questa passione per lui? Avevate già avviato qualcosa col progetto «Tutti ct».
«Perché è un genio. Mi incuriosisce molto. E’ un allenatore che non è stato giocatore e vive un mondo tutto a parte. Applica criteri fortissimi e dà motivazioni enormi al gruppo e ai singoli. Mi piace questa storia della partita in allenamento in cui lui fa l’arbitro e prende decisioni sbagliate. Serve a evitare di discutere e polemizzare sulle decisioni. Anche io, in fondo, mi sento allenatore di una squadra, quella dei ministri, quindi apprendo molto».
Uno l’ha perso per strada,Josefa Idem, ed è una sportiva.
«Mi è dispiaciuto moltissimo perché stavamo lavorando bene. C’è stata una campagna di stampa assurda, perché i media spesso costruiscono casi che poi si sgonfiano».
Non si è ancora sgonfiato quello sui procuratori degli sportivi e dei calciatori in particolare, presi di mira dal fisco...
«Sul calcio, nel corso degli anni, si è annidata molta evasione fiscale. Bisogna rimettere ordine».
Anche in Europa, dove i risultati sono scadenti se si fa eccezione per la Champions conquistata dall’Inter nel 2010. Lei ha a cuore l’Europa, perché i successi calcistici dei club non arrivano?
«Si fa fatica ad applicare le regole del fair play europeo. Noi abbiamo risparmiato tanto e in Champions questo si paga. Poi è stata sottovalutata troppo l’Europa League e in termini di ranking si paga. Non essere testa di serie è un brutto colpo. Ora abbiamo quattro squadre in Europa League e la finale in Italia, speriamo di arrivare più avanti possibile».
Al Mondiale in Brasile andrà? Si regala almeno una partita?
«Vedremo, non ci ho ancora pensato».
Teme che il governo cada?
«No, il governo ci sarà. In settembre avevo fatto di tutto per andare all’Europeo di basket in Slovenia e il basket io lo adoro. Ma alla fine non ce l’ho fatta. E’ stato un peccato. Chissà che non riesca a vedere le finali di Eurolega a Milano. L’Armani può farcela, ma spero ci sia anche il Cska del grande Ettore Messina».
Tanti gadget e regali sportivi. Ma quel pallone che le ha regalato Obama...
«E’ la cosa a cui tengo di più. Anche più delle maglie del Milan. Peccato sia dei Chicago Bulls. Io amavo i Lakers: Magic Johnson, Kurt Rambis, Norm Nixon, Kareem Abdul Jabbar. Sono cresciuto con quei miti, con Marzorati e col Subbuteo. Guardi qua: mi hanno fatto la squadra del Subbuteo del Pd. Non è una cosa meravigliosa?».