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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

SPUNTA CASALEGGIO ALLE CAMERE DISSIDENTI CONVOCATI A COLLOQUIO


A sorpresa, senza l’ombra di un sms di convocazione per i deputati, alle 13,30 di ieri Gianroberto Casaleggio cala a Roma e fa un blitz a Montecitorio. Per incontrare i deputati? Magari per fare loro gli auguri di Natale? Niente di tutto ciò, «chissà se lui crede al Natale», dice un M5s molto contrariato dalla visita limitata al «cerchio magico» della comunicazione. Scopo della missione lampo nei Palazzi, una messa a punto della comunicazione (e piattaforma informatica), troppo sciolti i freni con i giornalisti, troppe liti. E passare in rassegna i «dissidenti». Soprattutto al Senato, Casaleggio si è scontrato con il gruppo «ribelle», la quindicina di senatori che fanno capo a Luis Orellana e Francesco Campanella, e che potrebbero uscire dal gruppo M5s di Palazzo Madama.
Il «guru» dei Cinque Stelle è arrivato ieri a Montecitorio (quasi) inosservato, look istituzionale in paltò blu e una valigia enorme, è salito nella sala del gruppo M5s protetta da un cordone di commessi per fermare i giornalisti. Solo fuori dal Senato ha espresso la sua previsione (o profezia?...). Cambi di governo? «A breve forse no. L’anno prossimo sì. Sarebbe una cosa enorme». Perché è convinto che Letta, «più intelligente di Matteo Renzi, potrebbe tagliarlo fuori. E il sindaco di Firenze lo sa, per questo vuole andare al voto subito», avrebbe detto Casaleggio. Quindi meglio attrezzarsi, anche per le Europee e le regionali in Abruzzo.
Il «guru» ha parlato per un’ora e mezza con i fedelissimi come Di Battista, Luigi Di Maio, il responsabile comunicazione Nicola Biondo e pochi altri. Il grosso dei deputati neppure sapeva del suo arrivo, «io ero a pranzo...», dice un pentastellato che aggiunge, «se parlo m’incazzo». Però un dissidente come Tommaso Currà l’ha voluto conoscere, di persona gli ha ripetuto le sue critiche, «qui lavoriamo tanto e non è facile farlo», tanto più se sotto osservazione a ogni respiro autonomo. La spaccatura è palpabile. E negli ultimi due giorni Orellana ha lanciato tweet di guerra sulla mancata realizzazione della piattaforma informatica: «Senza il portale dirsi portavoce dei cittadini è mentire. Si è purtroppo portavoce di Casaleggio Associati srl». I deputati sono freddini: «L’unico referente per noi è Grillo, non Casaleggio», dicono alcuni. Che vanno alla spicciolata «al Mef, al Restitution day» in via XX settembre dove, mostrano la bandiera della vittoria: il numero iban del ministero dell’Economia dove potranno versare i 2,5 milioni di tagli a stipendi parlamentari e diarie, twittato da Saccomanni.
Alle tre il manager grillino esce da via della Missione, si infila in taxi senza dire una parola ai cronisti e va al Senato. Che gli è piaciuto, «sono soddisfatto di quello che ho trovato», dice. Nonostante lo scontro con Orellana (che apre al dialogo col Pd renziano); sembra che nel mirino (con mail di lamentela) ci fosse il responsabile della comunicazione, Claudio Messora («ero fuori Roma»). Casaleggio però ha anche blandito i senatori: «Ci sono stati errori degli errori: a volte nostri a volte vostri», raccontano i presenti «ma così non va, perché continuiamo a crescere nei sondaggi, ma l’immagine che viene da Roma non è la migliore». Alcuni senatori hanno però lamentato il metodo scomunica via blog di Grillo, come è successo per gli emendamenti per abolire il reato di clandestinità. E ai vertici delle 5 stelle hanno chiesto «fatevi vedere più spesso qui».
Tra i fedelissimi c’è Roberto Fico, presidente della Vigilanza che ieri ha convocato una conferenza stampa in solitaria vantando i risultati della commissione, o meglio i suoi e del M5s. Cosa che non è piaciuta al gruppo Pd: Vinicio Peluffo denuncia un «grave atto di scorrettezza istituzionale», Anzaldi, boccia il bilancio presentato da Fico, ricordando che la Rai non ha risposto alle domande poste: dai «40 milioni di crediti dell’azionista ceduti a una finanziaria privata» al crollo di ascolti dei Gr, al flop di Mission e altro.