Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano 20/12/2013, 20 dicembre 2013
NUMERI, PERSONAGGI E INTERPRETI DELLA MADRE DI TUTTE LE ASSEMBLEE
L’appuntamento è per questa mattina alle 11 nella sede di Telecom Italia di viale Toscana 3 a Rozzano, periferia di Milano. L’assemblea degli azionisti è chiamata a votare la proposta di revoca del consiglio d’amministrazione avanzata dal socio di minoranza Marco Fossati, che con la sua Findim possiede poco più del 5 per cento delle azioni. Se venisse approvata la revoca assisteremmo a un evento senza precedenti nel capitalismo italiano. La cacciata del vertice aziendale - espressione dell’azionista Telco che comanda con il 22,4 per cento delle azioni sul restante 77,6 per cento - sarebbe paragonabile a una presa della Bastiglia nel faticoso cammino verso una democrazia economica che in Italia è ancora molto arretrata.
BUONI E CATTIVI in questa storia non ce ne sono. E non è una guerra di popolo. Fossati è un ricchissimo finanziere che può vincere solo con l’appoggio dei grandi fondi d’investimento stranieri. La posta in gioco è, per il fronte che contesta il vertice aziendale, la difesa delle regole del gioco, di un capitalismo finanziario senza trucco e senza inganno.
L’ACCUSA. Fossati accusa il cda, e in primis l’amministratore delegato Marco Patuano, di fare gli interessi di Telefónica España, azionista dominante, anziché quelli dell’azienda. La Consob e la magistratura stanno indagando sul punto: il sospetto è che nella recente precipitosa vendita della controllata Telecom Argentina e nell’emissione del prestito convertendo (obbligazioni che dopo tre anni diventano azioni) da 1,3 miliardi, Patuano abbia irregolarmente favorito Telefónica.
TELCO. È la scatola costituita nell’aprile 2007 per comprare dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera il pacchetto di controllo di Telecom. Ne sono azionisti tre giganti del potere finanziario italiano: Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali. Il 24 settembre scorso hanno ceduto a Telefónica, che aveva solo il 46 per cento, il controllo di Telco, e quindi di Telecom. Ma Telefónica è anche concorrente di Telecom Italia, in particolare in Brasile, dove Tim Brasil è leader del mercato mobile, inseguita da Vivo (controllata da Telefónica). Il controllo di Telco costa così poco che Telefónica potrebbe vedere più vantaggi in un indebolimento di Telecom Italia che in un suo rafforzamento.
I NUMERI. Si sono finora registrate per la partecipazione all’assemblea il 54 per cento delle azioni. Ma ci si può presentare anche all’ultimo momento. La partecipazione potrebbe arrivare vicina al 60 per cento, un record storico. Contro la revoca voterà ovviamente Telco, con il 22,4 per cento. Fossati ritiene di aver già dalla sua parte un 10-15 per cento di fondi stranieri, più il suo 5 per cento e l’1 per cento della combattiva associazione di piccoli azionisti Asati. C’è poi un 4-5 per cento di azioni rappresentate da Assogestioni, l’associazione dei fondi d’investimento italiani. Assogestioni è dominata dalle grandi banche, cioè dai tre azionisti italiani di Telco ma sSolo con grande imbarazzo generale potrebbe schierarsi contro Fossati. Decisivo dunque il fondo americano BlackRock, che dispone di un 6 per cento registrato. Se si astiene fa salire il quorum (la revoca va approvata a maggioranza dei presenti) e fa vincere Telco. Se esce dall’assemblea al momento del voto l’esito diventa incertissimo.
I NOMI. Se vince la revoca bisogna eleggere un nuovo consiglio di 15 membri. Assogestioni ha presentato una lista di 7 nomi, in ossequio alla sua natura minoritaria. Telco ha presentato una lista di due nomi, tra i quali quello di Patuano. I sei nomi mancanti verrebbero scelti all’impronta in assemblea. Fossati ha già pronti cinque nomi, tra i quali il fondatore di Tim Vito Gamberale. Telco ha pronti sei nomi, tra i quali l’ex ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo.
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