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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

LA LUNGA SCIA DI AFFARI DELL’AVVOCATO ALL’OMBRA DEL VESUVIO (E DEL CUPOLONE)


«Tangentopoli è stata banalizzata, molti credono che si tratti soltanto di un giro di mazzette, ma dietro ci sono poteri forti, tra i quali anche la giustizia amministrativa e quella ordinaria, studi professionali e personaggi prestigiosi, sui quali non si è indagato». Parlava così, nel 1996, l’imprenditore Alfredo Romeo. L’Avvocato, per i suoi 360 dipendenti. Dodici anni dopo quella dichiarazione in un’aula di tribunale, proprio lui sarebbe finito in galera con l’accusa di essere l’emblema dei poteri forti all’ombra del Vesuvio, dispensatore di fortune e prebende per amministratori affamati di consenso e di facili carriere.
Schivo, poco mondano, ma dotato di solide relazioni istituzionali rigorosamente bipartisan, Alfredo Romeo finì in cella all’epoca di Tangentopoli nell’ambito di un’inchiesta su un giro di bustarelle dalle parti della Democrazia cristiana. Ci rimase poco più di un week end. Fu liberato e iniziò a collaborare con i pm. Ai quali disse che i politici gli si avventavano contro, per chiedere mazzette e piaceri, come forsennati. «Erano cavallette», raccontò in un verbale entrato nella leggenda giudiziaria partenopea. Dal 1979, anno della fondazione, la sua omonima società ha conquistato una impressionante filiera di successi commerciali che l’hanno portata a sfondare il muro dei 160 milioni di euro di fatturato all’anno con oltre 18mila dipendenti di indotto. Romeo ha sedi a Milano, Roma, Napoli e Bari. Ma è nel capoluogo campano che ha allestito il suo quartier generale. Ed è qui che ha passato anche i peggiori guai giudiziari della sua vita. Nel dicembre 2008, viene arrestato e condotto a Poggioreale con l’accusa di essere il gran burattinaio del Comune, il regista di appalti da centinaia di milioni di euro costruiti su misura. I pm coniarono il termine «sistema-Romeo» per indicare la fitta trama di contatti, appoggi (visibili e invisibili) che lo univano a uomini delle forze dell’ordine, della magistratura e, in particolare, a un gruppetto di assessori della giunta del sindaco Rosa Iervolino che gli avrebbero cucito addosso il famoso bando per il "Global Service". In cella, ci resta per oltre due mesi. Il processo è un calvario. Ma per la Procura. Una a una si dissolvono le tracce, gli indizi, le prove, le ricostruzioni - basate quasi esclusivamente su intercettazioni telefoniche, anche con parlamentari - che avrebbero dovuto incastrarlo per sempre. Alla fine, Romeo viene condannato a due anni per corruzione ma assolto, in primo grado, da tutti i capi di imputazione più gravi. A cominciare proprio dall’associazione per delinquere. In Appello, la sentenza sarà riformata al rialzo (tre anni, sempre per corruzione) ma ormai l’ipotesi del "sistema-Romeo" è definitivamente crollata. Ha subito settanta giorni di ingiusta galera preventiva, ma non perde lo stile. Quasi subito, si riprende alla grande e, con lui sulla tolda di comando, l’azienda ricomincia a fare affari. Nel 2012, chiude un accordo con il Comune di Napoli (il cui sindaco, Luigi de Magistris, quand’era giudice del Riesame, aveva lasciato in carcere Romeo con una motivazione durissima) per la vendita di 3mila appartamenti di edilizia residenziale pubblica. Nel capoluogo campano, infatti, la Romeo immobiliare ha gestito, per oltre dieci anni, la manutenzione dell’immenso patrimonio comunale.
Da circa un anno, ha dovuto passare la mano perché non le è stato rinnovato il contratto. Ma gli affari dell’Avvocato sono radicati anche altrove e per un appalto che si perde, dieci se ne vincono. L’azienda gestisce case a Venezia e Milano. A Roma, durante la giunta Veltroni, ottiene da una apposita commissione la manutenzione della rete viaria; appalto che sarà poi revocato da Gianni Alemanno al momento di indossare la fascia tricolore.
Nella Città Eterna, col tempo, Romeo vince bandi anche per i ministeri dell’Economia, del Quirinale e del Senato. Il Vaticano, durante le settimane calde dell’inchiesta "Global Service" deve addirittura affidarsi alla propria Sala Stampa per smentire le indiscrezioni che lo vogliono in rapporti con l’imprenditore partenopeo. Nel maggio scorso, la società allunga il palmares vincendo la gara per la fornitura dei servizi interni negli aeroporti di Linate e Malpensa. E gli affari dell’Avvocato continuano a volare.
Simone Di Meo