Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

ORA PIÙ TRASPARENZA IL SISTEMA ITALIANO È SOLIDO NON CI SARANNO SORPRESE


[Antonio Patuelli]

«L’Unione bancaria è la prima iniziativa che l’Europa prende dopo due crisi», quella politico istituzionale del 2003 e quella finanziaria, ancora in corso, partita nel 2008, dice il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli che si dice «molto confidente» sugli effetti dell’accordo raggiunto ieri notte a Bruxelles. Certo, «ancora ci sono interrogativi da superare ma quello sul meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie era il nodo più difficile», afferma.
Quali saranno, se ci saranno, i benefici per le banche italiane?
«I vantaggi saranno consistenti. Abbiamo grandi aspettative dall’Unione bancaria e dalla supervisione unica della Bce. Innanzitutto perché ci saranno non regole omogenee ma un’unica regola e gli istituti italiani, già sottoposti alla vigilanza più lungimirante e severa della Banca d’Italia, non avranno sorprese: la situazione non potrà risultare peggiore di quella che è, anzi il confronto internazionale evidenzierà la solidità del mondo bancario italiano e farà aumentare la fiducia su di esso».
Miglioreranno anche le condizioni del credito che le banche stanno mantenendo ben strette dando prestiti col contagocce?
«Le condizioni del credito dipendono dallo spread . I tassi che vengono applicati alla clientela rappresentano in grande sostanza il tasso di riferimento stabilito dalla Bce più lo spread . Se ci sarà più fiducia verso il sistema italiano e sparirà il timore di un rischio di tenuta delle banche, allora diminuirà anche il differenziale e le tensioni nella concessione del credito».
Praticamente però, cosa cambierà per gli italiani, per i vostri clienti?
«Dovranno avere più consapevolezza quando scelgono la banca in cui aprire un conto o i prodotti su cui investire. Sarà tutto più trasparente, anche la solidità».
Quali ostacoli teme di più nel raggiungimento dell’intesa definitiva sull’Unione bancaria?
«E’ stato fatto forse il passo più importante, ma la trattativa è molto complessa ed il percorso verso l’Unione bancaria dovrà necessariamente superare il conflitto tra gli Stati sulla centralità delle crisi finanziarie. È necessario che gli Stati, fra loro, non si facciano la guerra sui debiti sovrani».
Di quale guerra parla?
«Parlo di quella che in Italia è passata come crisi dello spread e che non è stata definitivamente superata come dimostra il livello ancora troppo alto, intorno ai 220 punti base, del differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali e i bund tedeschi di uguale durata. Non può persistere una eterna guerra sullo spread e non può più andare avanti la solidificazione del legame fra il debito sovrano dell’Italia e le sue banche: bisogna considerare solvibili gli Stati con alti debiti gestiti però con parametri concordati con Bruxelles. E non si deve dubitare della solidità delle aziende di credito che hanno in portafoglio i titoli del debito del proprio Paese, che si comporta correttamente con le autorità europee».
Stefania Tamburello