Ivo Caizzi, Corriere della Sera 20/12/2013, 20 dicembre 2013
IL VIA LIBERA DI DRAGHI ALL’UNIONE BANCARIA
Il Consiglio dei capi di Stato e di governo ha approvato il progetto di Unione bancaria e punta ora a superare gli ultimi contrasti con l’Europarlamento. Anche il presidente della Bce, Mario Draghi, invitato alla cena del vertice, ha apprezzato il complicato compromesso sul fondo comune per il salvataggio delle banche, concordato mercoledì notte dai ministri finanziari dell’Ecofin su pressione della Germania. «La Bce accoglie con estremo favore l’accordo raggiunto — ha detto Draghi entrando nel palazzo Justus Lipsius di Bruxelles —. È un passo importante verso il completamento della nostra Unione bancaria. Ora si deve iniziare subito il negoziato con il Parlamento europeo».
Dagli eurodeputati sono attese varie richieste di miglioramenti, graditi dalla Bce e dall’Italia. Il presidente tedesco dell’Europarlamento Martin Schulz, intervenendo al summit, ha giudicato molto inferiore alle aspettative l’accordo dell’Ecofin e ha annunciato un confronto «durissimo» nella trattativa con la sua istituzione (che ha potere codecisionale).
«Se ci fosse stata l’Unione bancaria che abbiamo approvato 4 o 3 anni fa — ha detto il premier Enrico Letta — l’Europa non avrebbe dovuto buttare via miliardi di euro per salvare le banche». Letta ha auspicato che l’Europarlamento ottenga qualche «passo avanti in più», anche se considera il progetto, dopo il compromesso dell’Ecofin, un «bicchiere mezzo pieno».
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha accettato di rinviare «a ottobre», quindi dopo le elezioni europee di maggio, i contratti bilaterali con cui intende imporre riforme ad alcuni Paesi con difficoltà di bilancio (tra cui l’Italia) in cambio di incentivi di solidarietà. Letta e altri premier hanno chiesto lo spostamento temendo di perdere consensi per questa ulteriore cessione di sovranità nazionale a Bruxelles e per avere più chiarezza sugli incentivi. Per ora Merkel, come ha sintetizzato Schulz, ha messo sul tavolo solo «il bastone» (misure di austerità nel settore pubblico, mercato del lavoro, welfare) e non ancora «la carota» (si ipotizzano soprattutto prestiti agevolati). Tra l’altro mancando di coerenza con i suoi recenti accordi con gli alleati socialdemocratici in Germania, che hanno seguito una direzione opposta (aumento dei salari minimi, benefici pensionistici, ecc.). Le manifestazioni di protesta contro le misure di austerità dell’Ue, che hanno semiparalizzato la zona del summit a Bruxelles e provocato incidenti con vari arresti, hanno ammonito sui rischi di crescenti tensioni sociali. Oggi il summit si occupa del Patto per la crescita e l’occupazione, che finora è stato finanziato con esborsi minimi rispetto alla massa di miliardi pubblici per aiutare le banche.
All’inizio della riunione i 28 leader hanno discusso la proposta di difesa comune europea, che consentirebbe forti risparmi nazionali. Il presidente francese François Hollande è il principale promotore soprattutto sulla cooperazione dell’industria militare. Al progetto comune per aerei senza pilota (droni) aderiscono già sette Paesi (tra cui l’Italia). Ma si è rimasti sulla logica delle adesioni volontarie. Come al solito il Regno Unito si è opposto alla nascita di una potenza militare Ue, che ridimensionerebbe la leadership degli Stati Uniti e il ruolo della Nato, rappresentata al summit dal segretario danese Anders Fogh Rasmussen.
Ivo Caizzi