Andrea Sceresini, La Stampa 20/12/2013, 20 dicembre 2013
E IL GIOCO DISTRUGGE UNA FAMIGLIA VEDOVA UCCISA DA FIGLIA E GENERO
Si era parlato di una rapina finita male, di misteriosi rancori e di oscure bande romene. La verità, nel suo squallore da profonda periferia meneghina, si è rivelata molto più prosaica: Anna De Santis, la 77enne trovata morta l’11 dicembre scorso davanti a un cantiere edile di Cesano Boscone, sarebbe stata assassinata dai suoi stessi famigliari. La soluzione del giallo è arrivata ieri pomeriggio, quando i carabinieri di Milano hanno fermato Daniela Angela Albano, 39 anni, e il 44enne Gianni D’Agostino: ovvero, rispettivamente, la figlia e il genero della donna. Sarebbero loro, secondo gli inquirenti, gli autori dell’omicidio. Dopo aver ucciso la vedova, nel pomeriggio del 5 dicembre, i due coniugi avrebbero chiuso il cadavere in un sacco, lo avrebbero caricato nell’auto e abbandonato a qualche centinaio di metri da casa, in quella sperduta viuzza con vista tangenziale dove solo sei giorni dopo, per puro caso, un operaio lo avrebbe rinvenuto. I tre vivevano assieme, in compagnia dei due figli piccoli della coppia: condividevano un modesto appartamento nel quartiere di Baggio, all’estrema periferia Ovest di Milano. Ed è proprio lì, tra quelle quattro mura, che è lentamente maturato il dramma. Alla base di tutto, due ingredienti micidiali: la povertà e il gioco d’azzardo. Il passare del tempo, unito ai mille screzi dovuti alla convivenza, ha poi fatto il resto. Loro due, la figlia e il genero della vittima, erano ormai da tempo disoccupati, e vivevano a carico della signora De Santis. Come se non bastasse, c’erano i figli da mantenere, e l’unica fonte di reddito della famiglia consisteva nella magra pensione di reversibilità che la donna aveva ereditato dal defunto marito. Una situazione al limite della miseria, nei sobborghi di una Milano che si fa bella per l’Expo. Inoltre, ci si erano messe le macchinette, le slot machine, le scommesse, le sale Bingo. Il demone del gioco aveva rapidamente contagiato l’intero terzetto, rendendone ancora più drammatica la situazione economica. Ed è proprio per questa ragione – secondo la prima ricostruzione degli inquirenti – che le cose avevano iniziato a degenerare. In breve tempo, i magri risparmi della signora De Santis erano finiti in fumo. Restavano i vecchi gioielli dei tempi andati: qualche monile d’oro, alcune collane, pochi anelli. Pian piano, la figlia e il genero avrebbero iniziato ad appropriarsi anche di quelli. Li avrebbero dati in pegno in cambio di altro denaro, da sperperare ovviamente nel gioco d’azzardo. È ancora da chiarire con esattezza la dinamica del tragico epilogo. Forse Anna De Santis voleva tenere per sé gli ultimi oggetti preziosi. Forse si era resa conto degli ultimi furti e si temeva che potesse rivolgersi ai carabinieri. Giovedì 5 dicembre, a poche ore dalla fine, l’anziana vedova è stata accompagnata per l’ultima volta alla sua sala Bingo favorita, quella di via Lorenteggio. Con lei c’era la figlia. Le due donne avrebbero giocato assieme per circa un’ora. Dopodiché avrebbero raggiunto D’Agostino, e così si sarebbe consumato il dramma. «È una vicenda molto triste, che ha avuto luogo in un contesto familiare particolarmente segnato da problemi economici - ha commentato il comandante provinciale dei Carabinieri, Maurizio Stefanizzi -. Il fatto che l’omicidio si sia consumato a poche settimane da Natale rende tutto ancor più tragico». A tradire i due coniugi, permettendo agli inquirenti di risolvere il caso, sarebbero stati innanzitutto i loro maldestri tentativi di depistare le indagini. Poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, la signora Albano avrebbe infatti riferito di un violento litigio tra la madre e l’altro figlio, che abitava altrove: l’uomo avrebbe insistito per avere un prestito, la donna si sarebbe rifiutata e sarebbe poi uscita di casa in fretta e furia «per far sbollire la rabbia», «con 400 euro nel portafogli». Una storia che non ha mai convinto le forze dell’ordine, le quali hanno preferito basarsi su elementi molto più concreti: i tabulati telefonici e le telecamere a circuito chiuso che vigilano sul cantiere di Cesano Boscone.