Maria G. Maglie, Libero 19/12/2013, 19 dicembre 2013
PER LAMPEDUSA SI VERGOGNINO L’EUROPA E LA NOSTRA SINISTRA
La verità è che a noi toccherà morire invasi, ma morire e pure tra dolori atroci dovrebbero loro che ci stanno avvelenando il Paese e la vita di politically correct, che ci vogliono far sentire in colpa, che si prostrano a tutte le prepotenze e minacce dell’Europa che ci abbandona eppure ci giudica, che alla fine menano scandalo e promettono indagini per quei poveri cristi denudati e innaffiati a Lampedusa, quando sono loro, le loro cooperative, i loro compagnucci, a gestire la cosiddetta accoglienza, la presunta solidarietà. Oggi ci può stare solo una invettiva, un’av - velenata furibonda, perché tanto non c’è niente da fare, finirà male, malissimo. Basta pensare che il nuovo che avanza, il laburista, il socialdemocratico, Matteo Renzi insomma, ha esordito al segretariato con la litania contro la Bossi Fini e per lo ius soli, come se la prima non fosse nei fatti totalmente ignorata, il secondo una misura per Paesi da popolare, invece lui tutto giulivo a fare il bravo ragazzo di sinistra, roba che a Livia Turco le è tornato il sorriso come ai tempi di gloria, e al povero professor Sartori, che da sei mesi tenta di spiegarla in termini di storia se il Corsera non lo censura, è quasi venuto un colpo. Basta pensare che ieri la Cassazione ha annullato la condanna di un islamico che a Milano aveva quasi strozzato la figlia rea di amore per un italiano e cristiano, sostenendo in punta di diritto certo non occidentale che una notte intera di riflessione mica costituisce tempo sufficiente di premeditazione, e quanto alle ragioni, saranno anche incomprensibili a noi poveri fessi ma certo non sono né futili né banali, perciò sette anni di condanna sono veramente troppi, si ricominci e si sia più generosi.
Non c’è niente da fare se nel freddo di dicembre i migranti sono là spiattellati nudi, in attesa di essere spruzzati di un composto medicinale con un idrante, per combattere la scabbia. Le immagini le ha mostrate il Tg2 di lunedì sera, e ha fatto bene, anche se il Pulitzer è un’altra cosa, è se lì ci vai, non se ti invia il filmino col cellulare un ragazzo, un immigrato ospite della struttura da oltre due mesi, che racconta che «uomini e donne subiscono lo stesso trattamento, la stessa umiliazione ogni tre, quattro giorni, per curare la scabbia, una malattia che molti di noi hanno preso proprio nel centro ». La scabbia dunque così gliela evitano, e non li ammazzano di certo, infatti i paragoni con i lager nazisti sono grotteschi, infami, perfino blasfemi, ma il metodo è brutale anche se nei centri sono in troppi, 500 dove c’è posto per 250, e suscita sdegno.
Tra quelli che straparlano c’è una che studia da Boldrini e cerca di anticiparla, è invidiosa della Kyenge e cerca di doppiarla, infatti subito se ne esce prima di loro con «è una pratica da lager»; è il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che aggiunge: «Una pratica sanitaria non si fa all’aperto, irrorando gli ospiti, nudi, con un tubo». Certo, signor sindaco, lei dov’era nel frattempo? Scaricabarile immediato, il sindaco spiega che l’unico soggetto competente per le strutture d’accoglienza è il ministero dell’Interno, anche per le questioni sanitarie, così Angelino Alfano impara a fare troppe parti in commedia, libero e bello come un neo leader di partito più vice premier più ministro dell’Interno.
Non c’è niente da fare se non finisce qui, arriva a sopracciglio alzato severo anche l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati: «Dalla struttura di contrada Imbriacola - si legge in una nota - i migranti dovrebbero essere trasferiti, entro 48 ore, verso appositi centri dislocati sul territorio nazionale. Ma questo non accade, e non da ora: alcuni ospiti sono lì da oltre due mesi e i lavori di ampliamento sono bloccati, dopo che nel settembre 2011 un’intera ala del centro è stata chiusa per un incendio ». Sbrigarsi ragazzi, siete stati condannati ad accoglierli tutti voi, portare la croce cantando.
Non si fa mancare un’agenzia di stampa naturalmente l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e presidente di Migrantes: «Chiedo che venga fatta chiarezza su quello che i telespettatori hanno potuto vedere e che venga percorsa ogni strada per affermare la verità dei fatti». Già, qual è la verità dei fatti, perché a nessuno degli indignati speciali laici e in tonaca viene in mente che la prima cosa da fare è stracciare l’iniquo trattato di Dublino e dividerseli questi profughi, un po’ per nazione dell’Unione, chissà perché si chiama così, Europea. Figurarsi, tutto il contrario, l’Europa striglia duramente l’Italia e minaccia ritorsioni, come se ci potesse andare peggio di così, cornuti e mazziati.
Ma soprattutto non c’è niente da fare se sono i loro compagnucci con le loro cooperative a gestire il centro, e probabilmente a doversi comportare così in condizioni di emergenza sanitaria e di numeri, ma neanche questo frena gli ipocriti di professione. Dice il responsabile della Cooperativa che gestisce il centro, Cono Galipò, che «non è un lager» e che «vengono seguiti rigidamente tutti i protocolli previsti per la tutela della salute». «Il trattamento che noi stavamo facendo - ha provato a difendersi ancora - previsto da un protocollo, stava durando da un’ora e mezza e a un certo punto alcuni immigrati si sono spazientiti, si sono spogliati e hanno chiaramente inscenato quanto si vede». Infine «il tutto va contestualizzato. Abbiamo avuto tre sbarchi in cui il sospetto di scabbia era molto alto e normalmente quando i casi sono pochi i trattamenti si fanno in infermeria, ma quando sono 104 ci vogliono dei locali disponibili».
Io gli credo, i suoi compagni no, rimosso lui e tutti i componenti della cooperativa, con i capri espiatori il governino Letta è un campione. Nei guai siamo tutti.