F. Bat., Corriere della Sera 19/12/2013, 19 dicembre 2013
IL FRATELLO: «L’ALTRA SERA ERA NERVOSO NON VOLEVA PIÙ ESSERE TRATTATO DA PAZZO»
Vado a dormire, è stata l’ultima cosa che ha detto il detenuto in permesso Bartolomeo Gagliano, lunedì sera. «Domattina ti riporto io a Marassi», gli ha risposto Natale, il fratello: «Alle otto meno un quarto ci muoviamo da qui, per le nove siamo a Genova». L’appuntamento nonostante un lunedì tremendo, una domenica quieta e poi un lunedì di rabbia. Il permesso dal carcere era stato un incubo di famiglia e c’era anche un po’ di sollievo, il palazzo aveva sentito le urla, meno male che Bartolomeo alla fine tornava dentro: «Il primo giorno, non ci sono stati problemi — ha raccontato Natale a un amico —. Solo la sera, ho visto mio fratello un po’ imbronciato. “Cos’hai?”, gli ho chiesto. “Mi girano le palle”, mi ha detto, “perché prima di rientrare ho gli impegni obbligatori, devo fare la visita psichiatrica. Io sto bene e continuano a trattarmi da pazzo”. Lunedì mattina è andato al distretto sanitario, ha fatto il colloquio. È tornato ed era un’altra persona. Incazzoso, nervoso. Non ho dato troppo peso alla cosa, perché so che ha un carattere così, è stato malato. Tra qualche mese sarebbe uscito definitivo, è normale che uno sia in ansia. Probabilmente, invece, aveva già in mente di fare qualcosa...».
Alle otto di martedì mattina, Bartolomeo Gagliano non c’era più. Il cuscino schiacciato, non un ciao. I borsoni lasciati stranamente in un angolo. Uscito da un’ora e mezza. Una pistola forse già in mano, l’idea di non rientrare più. «Mio figlio non è il mostro che dicevano quando faceva tutte quelle cose — l’ha sempre raccontato ai vicini Giuseppina Di Grazia, la madre —. Siamo una famiglia sfortunata. Lui è uno malato, è stato tanto in ospedale...». Lei non l’ha nemmeno sentito che se ne andava, finché ce l’ha fatta è sempre andata a trovarlo in carcere, ora chissà se e come lo rivedrà. I precedenti penali sono un problema di famiglia, la vecchia Giuseppina è esausta per l’età novantenne e quel che ha tribolato dietro a figli complicati: anche Andrea, il nipote, il figlio di Natale, sette anni fa è finito dentro per una storia di traffico di nandrolone, cinquemila euro sospetti in tasca e migliaia di dosi di doping sportivo destinato alle palestre. Al 7/A di via Crispi muore Savona, in una notte gelida. E le luci sono basse più degli occhi. Le voci coperte dal traffico del cavalcavia, in fondo, e dai treni che ci passano sotto.
F. Bat.