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 2013  dicembre 19 Giovedì calendario

GENOVA, EVADE SERIAL KILLER IN PERMESSO IL CARCERE: “PER NOI ERA UN RAPINATORE”


In carcere aveva chiesto di seguire i corsi da panettiere, e martedì mattina il destino ha voluto che Bartolomeo Gagliano, in permesso premio, chissà per quale coincidenza incrociasse proprio un commesso di panetteria, impegnato a fare le consegne con la sua auto: alle sei e un quarto, gli ha puntato la pistola in mezzo agli occhi. «Accompagnami a Genova», ha minacciato il serial killer di 55 anni, condannato per tre omicidi e per una sfilza di altri reati. Giudicato seminfermo di mente, anni di ospedale psichiatrico criminale a Reggio Emilia, poi l’ultimo reato: una rapina, per la quale era entrato nel carcere di Genova sette anni fa.
Per il Tribunale di Sorveglianza e per Salvatore Mazzeo, il direttore del carcere di Marassi, Gagliano, però, è un detenuto come tutti gli altri e avrebbe dovuto scontare ancora un residuo di pena di 12 mesi per una tentata estorsione. Persino modello, tanto da meritare di lasciare la cella e andare dalla mamma a Savona. Tant’è che gli inquirenti sono certi che si sia deciso a fuggire all’ultimo momento e il direttore è convinto che si costituirà.
Per il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, però, “si tratta di un episodio gravissimo che richiede un accertamento molto rigoroso”. «Individueremo eventuali responsabilità — ripete il Guardasigilli all’indomani del via libera al decreto “Svuota carceri” — . È inutile negare che questo rischia di essere un duro colpo a quanto stiamo facendo per rendere il carcere un luogo più civile e in grado di assolvere alla propria funzione rieducativa».
Così non è. Almeno in questo caso. L’altro ieri, poco prima dell’alba, il killer ha incrociato il panettiere in via Gioberti, nella zona della stazione ferroviaria di Savona. Arma in pugno, lo ha costretto a salire sulla macchina, una Panda Van di colore verde. Ha caricato pure tre borse sulla vettura. Gli ha ordinato di imboccare l’autostrada in direzione Genova: hanno viaggiato fin sotto la Lanterna, in via De Marini, nella zona dell’angiporto genovese. Qui il serial killer lo ha fatto scendere, gli ha rubato l’auto, ha imboccato via di Francia, la strada che porta in direzione del centro città o dell’entroterra, anche all’autostrada. Ha fatto perdere le tracce, seppure la zona sia piena di telecamere fisse.
Gagliano da quel momento risulta evaso dal carcere di Marassi, ricercato in tutta Italia e anche in Francia, nella vicina Costa Azzurra. La Procura ipotizza i reati di sequestro di persona, rapina, porto abusivo di arma da fuoco ed evasione. Il magistrato a cui è stato affidato il fascicolo, Alberto Landolfi, dice che «è un soggetto altamente pericoloso», pronto a far fuoco. In passato lo aveva arrestato e racconta che, durante un interrogatorio, gli aveva sfasciato l’ufficio.
Eppure, il trentacinquenne panettiere ha dichiarato alla polizia che da Savona a Genova Bartolomeo non è stato aggressivo, come ci si aspetterebbe da un folle criminale: «Appena siamo saliti in auto, ha messo la pistola in tasca, poi ha parlato pochissimo — racconta — mi ha detto che doveva rientrare in carcere entro le 9 e che sarebbe stato sufficiente accompagnarlo». Quarantacinque minuti dopo, Gagliano ha mutato atteggiamento: «Scendi, ho cambiato idea, non voglio più tornare in cella, ho fatto troppi anni di carcere». Si è allontanato. Al panettiere non è rimasto che chiamare la polizia, che da quel momento ha diffuso la notizia, distribuito foto segnaletiche e iniziato la caccia all’uomo armato di pistola, ritenuto capace di tutto. Dieci minuti dopo in tutta la Liguria ed anche nel Basso Piemonte sono scattati i posti di blocco.
Alle “Case Rosse” di Marassi Gagliano era atteso dal direttore Mazzeo, che domenica scorsa gli aveva concesso un permesso-premio di 24 ore, “per il comportamento esemplare tenuto in carcere”. Fuori, ad aspettare Bartolomeo, c’era il fratello che lo ha portato a Savona, dove vive insieme alla mamma. Lunedì mattina la visita al poliambulatorio per una visita medica, dove è in cura. Perché il killer, dentro e fuori dal carcere, è seguito dalla Salute Mentale.