Marco Raffa; Claudio Vimercati, La Stampa 19/12/2013, 19 dicembre 2013
“NON TORNO DENTRO” EVADE IL SERIAL KILLER IN PERMESSO PREMIO
«Devo rientrare in carcere, portami a Genova». Sono da poco passate le sei del mattino e a Savona è ancora buio. Un panettiere ha appena terminato le consegne e sta fumando una sigaretta accanto alla sua auto prima di rientrare in negozio. Lo sconosciuto che gli si avvicina ha una pistola in mano e qualcosa, nel suo modo di fare, lo convince che non sta scherzando. Per questo accetta di farlo salire sull’auto e di «accompagnarlo» fino a Genova. Una trentina di chilometri in autostrada, fino a Sampierdarena alla periferia ovest della città. Qui, in via De Marini, lo sconosciuto lo fa scendere e si mette al posto di guida. «Ho fatto tanti anni di galera, là dentro non ci torno». Saluta e se ne va. Sono le sette di martedì mattina. Il panettiere aspetta qualche minuto, poi chiama la polizia. Ci vorranno alcune ore prima che gli investigatori del commissariato di Cornigliano, incrociando i dati dei detenuti in permesso e la descrizione dello sconosciuto, capiscono di chi si tratta. Bartolomeo Gagliano, savonese di origini siciliane, 55 anni, tre omicidi alle spalle (nell’81 una prostituta e nell’89 un travestito e un transessuale) per i quali non ha scontato neppure un giorno di carcere visto che è stato giudicato infermo di mente. E poi, una volta «guarito», almeno per i medici, rapine, estorsioni, atti di violenza su altre donne. Uno dei magistrati che più spesso si erano occupati di lui, il sostituto procuratore di Savona Alberto Landolfi (ora a Genova dopo un’esperienza internazionale in Bosnia), lo definisce oggi «un soggetto altamente pericoloso». Quasi la stessa diagnosi fatta da un perito nel 2009 in tribunale a Savona: «seminfermo di mente e socialmente pericoloso».
Detenuto nel carcere di Marassi, Gagliano aveva comunque ottenuto un permesso premio per andare a trovare la madre che abita nel quartiere savonese di Lavagnola: vecchie case di periferia, qualche palazzo signorile decaduto, un reticolo di botteghe d’altri tempi. Due giorni da uomo libero che si sarebbero dovute concludere alle nove del mattino di martedì. Ma Bartolomeo Gagliano aveva altre idee in mente. Dal panettiere si fa addirittura accompagnare davanti al portone di casa dove ha nascosto la borsa e la sacca con gli effetti personali. Poi via, in autostrada. Da quarantott’ore lo stanno cercando in tutta Italia, con la foto segnaletica scattata qualche anno fa e la descrizione dell’auto del panettiere (una Panda Van verde, con paraurti e specchietti neri, targata CV848AW) con cui ha preso il largo. Pericoloso e forse armato: difficile dire se la pistola mostrata al panettiere fosse vera o un giocattolo. I precedenti degli Anni ’80 non sono rassicuranti, mentre nelle rapine più recenti l’arma usata si era rivelata finta. «Con me quell’uomo si è comportato bene, non mi ha torto un capello - accetta di raccontare, in serata, il panettiere che gli ha fatto da involontario tassista - e se devo dire la verità, quando in commissariato mi hanno mostrato la foto, io non l’ho riconosciuto. Mi ha detto che doveva tornare in carcere, ho visto la pistola, l’ho fatto salire. Cosa dovevo fare? Col senno di poi, quell’uomo, chiunque sia, dovrei addirittura ringraziarlo perché se davvero era quella persona lì, mi ha fatto tornare a casa sano e salvo».