varie, 19 dicembre 2013
USCITA FOGLIO DEI FOGLI DEL 16 DICEMBRE 2013
Come sarà il 2014 di Giorgio Dell’Arti
Passi scelti da Come sarà il 2014, edizioni Clichy, € 6,90
Giuseppe De Rita
presidente del Censis
Questo libro è imperniato sulla domanda del titolo. Vale a dire: «Come sarà il 2014?».
È una cosa molto faticosa. Ripensando a Bauman e alla sua società liquida... Sa quel frammento di Senofane, dove si legge: «...il mare è fonte dell’acqua e del vento [...] il grande mare genera nubi, venti, fiumi...». Ora questo grande mare, da cui tutto proviene, corrisponde alla nostra società troppo piatta, dalla quale può generarsi qualunque fenomeno: un ponentino, una tromba d’aria, una tempesta...
Sta dicendo che siamo diventati una società ferma?
Sì, non solo ferma, ma che vuole restar ferma. Una società che tende alla tranquillità, che vuole azzerare il conflitto... Mi passi un termine che mutuo da Melanie Klein: “reinfetazione”...
Sarebbe?
“Reinfetarsi”, “rifarsi feto”, “ritornare nel grembo della madre”...
Mi interessa la reinfetazione di Napolitano.
Che cosa sarebbe accaduto se non avessero rieletto Napolitano? Bruciato Marini, bruciato Prodi, ci si sarebbe apparecchiati al massacro di quelli che venivano dopo: Amato, De Rita, Cassese, Violante, tutti candidati potenziali, tutti pronti ad essere sacrificati sull’altare di un conflitto sempre più aspro...
Anche lei era candidato?
Il mio era un nome che circolava...
Lei che ha fatto, quando ha capito che il suo nome girava?
Io vado sempre in vacanza dalle parti del Monte Bianco, e mi metto di fronte a lui a contemplarlo, e ho fatto così pure questa volta, ce ne siamo stati per un pezzo uno di fronte all’altro a guardarci negli occhi, io guardo negli occhi il Monte Bianco, e il Monte Bianco guarda negli occhi a me... Stavamo così a guardarci negli occhi, e a un certo punto il Monte Bianco m’ha detto: «Come te vedo piccolo...». Il Monte Bianco parlava in perfetto romanesco.
Gualtiero Marchesi
cuoco
Previsione culinaria per il 2014?
Culi in aria, no?
Sta scherzando.
Ho poche speranze nella cucina, meno di quante ne abbia negli italiani. È tutto spettacolo, tutta tv, per vedere qualcosa di decente bisogna mettersi davanti all’apparecchio all’una e trenta di notte.
Fanno bene quelli che scappano all’estero?
Se n’è andato all’estero anche mio nipote.
don Antonio Sciortino
direttore di Famiglia Cristiana
Tu con il Papa sei stato a tu per tu?
Siamo andati a presentargli le attività della casa editrice San Paolo, che fa cent’anni proprio nel 2014. Ci ha ricevuto in Santa Marta, molto cordiale, è un uomo assai simpatico. Gli abbiamo detto che i numeri di Famiglia con lui in copertina hanno venduto molto più degli altri. Lui, ridendo, ha risposto: «Allora vi devo chiedere i diritti». Sai, prima di lui la Chiesa aveva una credibilità pari al 42%, che è bassissima. Papa Francesco è un dono dello Spirito.
Pino Aprile
meridionalista
La Sicilia ha cinque miliardi di debiti.
Quanto a questo, come ha ricordato lo stesso Crocetta in un dibattito tv, la sola Torino ha un debito pari a quello dell’intera Sicilia (ma, per fare la metropolitana, le hanno dato 300 milioni di euro di soldi destinati al Sud). La Regione più dissestata d’Italia, in fondo alla classifica di affidabilità stilata da Moody’s, è il Piemonte, per «le deboli finanze della Regione, confermate dall’ampio squilibrio di bilancio e dal debole profilo di cash flow».
Marco Travaglio
giornalista
Guarda che a fare previsioni sono inadeguato.
Brera diceva: solo chi non fa pronostici non li sbaglia.
E aveva ragione. Comunque: il 2014 non sarà molto diverso dal 2013. Questa bella ventata democristiana... il nulla che sta in piedi, una putrefazione stagnante che andrà avanti un altro anno. Mi viene in mente Paolo Mieli che previde la caduta di Berlusconi e poi qualche anno di mediocrità, simile al momento in cui cadde Nerone e prima che arrivasse Vespasiano...
Galba Ottone Vitellio.
Cioè una successione di governi mediocri...
Stai ammettendo senza dirlo che Berlusconi non è un mediocre.
Ma naturalmente no. È l’unico che un’idea in testa, un disegno, ce l’ha. Un disegno malefico, intendiamoci. Però ce l’ha. Anzi, gli unici che hanno in testa un disegno sono lui e Napolitano. Due disegni malefici, in parte coincidenti. Letta ha la stessa funzione che ebbe Monti, la custodia del disegno malefico di Napolitano.
Quale sarebbe il disegno malefico di Napolitano?
Una parte del disegno s’è già realizzata con la sua riconferma alla presidenza della Repubblica.
Alberto Bagnai
economista
Confermi che prima o poi salterà?
Confermo.
Probabilità 1?
Probabilità 1.
Non sei troppo sicuro?
La storia dice che qualunque tipo di accordo relativo al cambio fisso è saltato. Pensa al gold standard e a Bretton Woods1. L’euro, alla fine, è un accordo di cambio fisso regionale. Mentre con il cambio flessibile tu hai sempre una simmetria dei fenomeni, perché se qualcuno al Sud svaluta c’è qualcun altro al Nord che rivaluta, il cambio fisso impone conseguenze non simmetriche. Ai capitalisti del Nord alzare i salari non conviene, e quindi è il Sud che, non potendo svalutare, deve tagliare i salari.
Cioè, la flessibilità è di sinistra e la rigidità è di destra?
Esatto.
È una novità?
Direi di no. Queste cose sono sempre successe. Nel 1866 l’Italia entrò nell’Unione monetaria latina, un accordo di cambio con Francia, Belgio, Italia e Svizzera. Lo scopo era facilitare l’afflusso dei capitali necessari per finanziare lo sviluppo del paese (le guerre di indipendenza erano costate). Le conseguenze furono le solite: perdita di competitività, austerità (la tassa sul macinato), scontento sociale. Solo che nel XIX secolo lo scontento poteva essere gestito cannoneggiando i manifestanti: una pratica che procurò a Bava Beccaris una medaglia e un seggio al Senato, e a Umberto I (“re mitraglia”) le pistolettate di Bresci. Se vuoi il cambio fisso, devi essere disposto a mitragliare gli operai. E mi pare che ci stiamo andando vicini.
E come mai, allora, ci ha portato nell’euro proprio la sinistra e i più strenui difensori della moneta unica sono quelli di sinistra?
Non lo so. Me lo chiedo anch’io. Quando ancora oggi lottano per una qualche forma di sopravvivenza dell’euro, politici come Ferrero, Gianni, Vendola, Renzi ecc. in effetti tifano per Bava Beccaris. [...] È vero che nel giro della finanza ci sono tanti figli della sinistra d’una volta...
Roberto D’Agostino
direttore del sito Dagospia
Ma cosa vuoi prevedere, sono i giornali che ingarbugliano tutto, che ci mostrano una telenovela realizzata da un cattivo sceneggiatore, la realtà è semplicissima ed è già scritta, siamo un paese senza sovranità, siamo un paese spazzatura, mentre l’universo è in movimento, si sparano missili nel Mediterraneo, noi siamo alle prese con i Renzi, gli Orfini, i Fassina, una sequenza di mezze calzette...
Berlusconi?
Non c’è alternativa, si deve fare l’anno ai domiciliari, non c’è alternativa, che se ne stia lì, buono buono... Questo è scritto.
Napolitano si dimette?
Hai mai visto qualcuno che in Italia si dimette? Ciampi, per restare aggrappato al Quirinale, s’era pure fatto crescere le unghie. [...]
Dalla crisi usciamo?
Noi no. Né noi né la Francia.
In un certo senso la Francia sta peggio di noi.
Però loro hanno la potenza militare, che noi non possediamo. Non credere sia poco.
Che te ne pare degli italiani a questo punto?
Resistiamo alla crisi perché abbiamo il più formidabile dei welfare, cioè la famiglia. Chi è che ha detto che sulla bandiera italiana bisognerebbe mettere la scritta «Tengo famiglia»? Longanesi o Maccari? Qua ci stanno i quarantenni a casa che si fanno dare la paghetta dalla mamma. Più invecchio e più sento che in Italia, oggi come sempre, tutto si tiene grazie alla famiglia. A me, se mi succede qualcosa, posso contare su mia sorella o su mia zia. Questa cosa gli altri paesi non ce l’hanno. Come abbiamo fatto a sopportare la Fornero o le botte economiche di questi anni? Ci siamo aiutati tra noi parenti. Quello è un cuscinetto ancora pieno di grasso da spalmare. Sai che ti dico? L’italiano, grazie alla famiglia, non è più troppo chiagne e fotti, ha sopportato stoicamente dei colpi durissimi.
Tu credi in Dio?
Io? Sì.
Vai a messa?
No, che c’entra. Sono cattolico all’italiana. Giusto ogni tanto, prendo Zen e ce ne andiamo a visitare le chiese più belle di Roma, che ha le chiese più belle del mondo...
Il cane entra in chiesa?
Il cane entra in chiesa, tranquillo, ci mettiamo seduti, pensiamo.
A Natale farai il presepe?
Ma a casa mia il presepe c’è tutto l’anno. Sai, il presepe napoletano, con tutti i personaggi in cammino verso la capanna, Lapo Elkann, la Carrà, Costanzo...
Fabio Mini
generale
Una guerra – una guerra generale o quasi generale – secondo me è possibile per via della crisi. Prima di tutto, la guerra produce inflazione e l’inflazione banalizza il debito. Poi c’è la fase della ricostruzione e questo spinge i Pil. Inflazione e produzione, le due medicine. È sensato?
Purtroppo sì.
Cominciano gli americani?
Un anno fa gli americani hanno deciso che le loro priorità sono nel Pacifico. Di conseguenza stanno spostando nel Pacifico sia gli obiettivi strategici sia gli strumenti per conseguirli.
Che cosa significa che «hanno spostato nel Pacifico i loro strumenti strategici»?
Che stanno spostando in Estremo Oriente i gruppi di portaerei, stanno individuando gli obiettivi dei missili intercontinentali, hanno orientato le attività di spionaggio e di negazione (denial) delle informazioni, delle risorse naturali e della tecnologia in quel settore. In termini di schieramento militare rivolto contro la Cina, hanno individuato due linee oceaniche a cui appoggiarsi. La prima linea include il mare cinese meridionale e il mare cinese orientale, mentre tra la prima e seconda linea si trovano il Borneo Malese e le Filippine. Tra la costa cinese e la prima linea vi è una distanza variabile dai 1200 km tra l’isola di Hainan e le Spratly, ai 400 km tra costa e Paracels, 230 km con Taiwan, 453 km con le Diaoyu/Senkaku e 636 Km con Okinawa. La seconda linea parte dalla Papua Nuova Guinea all’altezza di Sorong, passa per l’isola di Belau, Guam, le Marianne Settentrionali e arriva in Giappone all’altezza di Tokyo. Dista dalla costa continentale mediamente tremila chilometri. Il traffico mercantile per la Cina, la Thailandia, la Cambogia, il Vietnam, le Filippine, la Corea e il Giappone transita quasi interamente entro la prima linea, dagli stretti di Malacca fino a Taiwan. Entro questa fascia si sviluppa anche il traffico commerciale tra Vietnam, Filippine, Thailandia, Malesia, Indonesia, Cina, Giappone, Taiwan e Corea, e quello fra tutti questi paesi e il Canada e gli Stati Uniti. La seconda linea riprende in gran parte il perimetro di difesa giapponese della Seconda guerra mondiale. Taiwan è uno dei punti più nevralgici dello scontro: è un avamposto militare per conto degli americani, il cui territorio arriva a poche miglia dalla Cina con l’isolotto fortificato e militarizzato di Qinmen (Quemoy). Ma Taiwan è anche un territorio che i cinesi vogliono per completare la cosiddetta riunificazione. Nel 1996 Pechino decise di fare pressioni su Taipei in procinto di dichiarare l’indipendenza, facendo test missilistici proprio nel canale di Taiwan. Gli americani spostarono subito due gruppi di portaerei e i cinesi, incapaci di contrastarli, cessarono le attività. La mossa americana non evitò che i taiwanesi spaventati chiedessero protezione, ma comunque votassero contro l’autonomia. Oggi, un’azione americana del genere sarebbe più pericolosa. I cinesi hanno gli strumenti per vedere e, se del caso, colpire le portaerei americane e abbattere i loro aerei, compresi quelli spia, come accadde poi. Gli americani sono convinti che la Cina si prepari a controllare ed eventualmente impedire l’accesso a tutta l’area compresa fra la seconda linea e la costa. Quindi si stanno organizzando per impedire alla Cina di muoversi, specialmente in senso militare. Sono sicuri che un qualche regolamento di conti con Pechino ci sarà entro il 2020. Si preparano a questa evenienza e nel frattempo contano di poter attuare anche contro la Cina la deterrenza per punizione che hanno provato in Siria.
Umberto Brindani
direttore di Oggi
La cosa curiosa è che sembriamo essere tornati agli anni Cinquanta. Rivanno i reali.
Ma va’.
All’inizio mi rifiutavo di crederci, cioè metto il reale in copertina e vendo di più. Poi mi sono reso conto che l’Italia cerca forse qualcosa di solido, di stabile, qualcosa che continui, che duri...
Quindi non funzionano più le conduttrici, tipo Mara Venier o la Ventura o la D’Urso.
No. [...] La gente ci sente qualcosa di finto...
Piercamillo Davigo
magistrato
Il sistema tutela di più gli autori degli illeciti che le loro vittime.
Stiamo parlando soprattutto delle cause civili, suppongo.
No, anche del penale. Ma se vuole cominciamo dal civile.
Prego.
Partiamo da questo assunto: non c’è nessuna ragione perché in Italia un debitore debba pagare un creditore. Il caso classico: un debitore non paga e il creditore gli fa causa. Bene, il debitore ha la certezza assoluta che, comunque vada, ne uscirà con un vantaggio. Primo, potrebbe addirittura vincere la causa. Secondo, se pure costretto a pagare, si sarà comunque tenuto per molto tempo soldi non suoi. Terzo, l’interesse legale che sarà costretto a riconoscere al creditore è di solito più basso di quello di mercato. Quarto, il creditore, ottenuto un provvedimento, avrà difficoltà ad eseguirlo perché non si troveranno i beni del debitore. Infine (ipotesi più probabile), il creditore, sfinito dai tempi della giustizia, potrebbe accettare una transazione, con un taglio consistente del dovuto. Risultato: non pagare o comunque non pagare puntualmente conviene. Ecco un modo sicuro per moltiplicare i contenziosi. E intasare i tribunali. Un tempo si diceva, a mo’ di minaccia: «Guarda che ti faccio causa». Adesso, e il tono è sempre di minaccia: «Fammi causa!».
Vanno bene tre gradi di giudizio?
Questi ci sono in tutto il mondo. Ma, guardi un po’, in Francia ricorrono in Appello solo il 40% dei condannati. Da noi, più o meno, il 100%. Perché? Perché da noi, se ricorre solo l’imputato (e nella stragrande maggioranza dei casi ricorre solo l’imputato, il pm ha troppo da fare), l’Appello non può aumentare la pena: può solo confermarla, diminuirla o cancellarla. All’imputato conviene ricorrere, perciò: male che vada, alla fine starà come prima. Nell’Appello cioè non c’è rischio. Che ricorrano è ovvio, che i giudici, quindi, siano sommersi, è altrettanto ovvio. [...]
Le cose che lei dice sembrano piuttosto ragionevoli e non così complicate da stabilire. Come mai non si fanno?
In Italia ci sono 250 mila avvocati. Se si dimezzasse il numero di processi, si dimezzerebbe il loro reddito [...]. Può una classe politica che non è stata capace di resistere alle debole lobby dei tassisti opporsi alla potentissima lobby degli avvocati? Ogni anno si iscrivono all’ordine 15 mila nuovi avvocati, i quali poi resteranno in attività una quarantina d’anni. Fa 600 mila avvocati. Esiste un sistema che si può permettere, in prospettiva, 600 mila avvocati? Oltre tutto, il 93% dei nuovi laureati finisce a fare l’avvocato e circa la metà di questi dice di aver scelto l’avvocatura per una forma di ripiego. Ci vorrebbe il numero chiuso, naturalmente.
Quanti sono gli avvocati in Francia?
47 mila. Roma ha più avvocati di tutta la Francia. Il Giappone (127 milioni di abitanti contro i nostri 60) ne ha 20 mila. Che speranza può avere il "Sistema Paese Italia" nel confronto col "Sistema Paese Giappone"? Un Paese con 250 mila avvocati contro un Paese con 20 mila avvocati. Si rende conto.
Lucio Caracciolo
direttore di Limes
Che vogliono gli americani?
Gli americani hanno paura che in Europa si saldi un asse russo-tedesco. Russi e tedeschi condividono parecchi interessi geo-politici.
È vero che Obama e Putin si detestano? Anche personalmente?
Sì, è persino un fatto fisico.
Massimo Gramellini
scrittore, giornalista, vicedirettore della Stampa
Letta premier anche nel 2015?
Difficile, perché intanto Renzi avrà conquistato il partito. Renzi ha capito che se non conquista il partito rischia di fare la fine di Prodi. Per far suo il partito gli ci vorranno un paio d’anni. Quindi, confermo: si vota nel 2015, con Renzi candidato del Pd. Anzi, ti faccio la scaletta:
2014: Letta a Palazzo Chigi, Renzi a capo del partito
2015: Renzi a Palazzo Chigi, Letta presidente della Camera
2016: Renzi a Palazzo Chigi, Letta al Quirinale
Nel 2016 Napolitano avrà 90 anni e credo darà le dimissioni. Letta ne avrà appena compiuti 50, l’eta minima per fare il presidente della Repubblica. Pensa un po’, dalla gerontocrazia da cui proveniamo eccoci atterrati nel regno della giovinezza. Un capo dello Stato di cinquant’anni e un presidente del Consiglio di quarantuno. Fantastico, no? C’è solo un piccolo particolare.
Quale?
Alla fine sono due democristiani. Cioè abbiamo fatto tutto questo giro – Mani Pulite, la Lega, Berlusconi, i giudici contro tutti, lo spread e quant’altro - per ritornare alla vecchia Dc. Questo ti dice tutto sulla capacità di cambiamento e anche sul gattopardismo italiani.
Franca Sozzani
direttore di Vogue
Gli italiani si vestono meglio di una volta? Nel 2014 si vestiranno ancora meglio?
Ma guarda che gli italiani si vestono male, non mi piacciono per niente. Guarda i giovani: il loro gusto è rovinato. E perché è rovinato? Perché i prototipi estetici che gli somministrano sono quelli della tv e dei giornali trash, dove si vedono, dal punto di vista del vestire, delle cose orrende. La gente non è capace di scegliere da sé e se noi gli proponiamo orrori quelli si mettono orrori.
Dimmi quattro orrori.
I jeans con la piega, gli shorts portati da certe signore, il fatto che si deve sempre far vedere un pezzo di bretella o di reggiseno...
Si può essere eleganti e sovrappeso?
Certo, la duchessa di Windsor, con la storia che non si è mai troppo magri, non aveva mica ragione.
Detto da una magra come te è abbastanza sensazionale.
Ma guarda che io poi non sono così magra... [...]
Dimmi quello che hai mangiato ieri.
Sai che non me lo ricordo? Aspetta, appena sveglia niente, poi mi sveglio tardi, vado direttamente a colazione, ieri da Cipriani ho preso del carpaccio e basta, con acqua naturale, nel pomeriggio un cappuccino...
Con lo zucchero?
Mai. Poi la sera in una trattoria al Lido, che cosa ho preso?, due scaloppine al limone, un po’ di mozzarella, ho bevuto un bicchiere di rosso...
Hai accompagnato ogni bocconcino di scaloppine con un pezzetto di pane?
Sei impazzito?
Stefano Rodotà
costituzionalista
Veniamo al “dovere di avere doveri”, tema che parrebbe non interessarti minimamente. Parli sempre e solo del “diritto di avere diritti”.
Questa storia era venuta fuori anche nel 1789. Avevano fatto la carta dei diritti dell’uomo e qualcuno saltò su a dire che, a quel punto, bisognava fare anche la carta dei doveri. L’Assemblea bocciò.
Quindi, secondo te e secondo i giacobini, abbiamo solo diritti e non abbiamo doveri.
Non è così e io non penso questo. La mia posizione sta scritta nell’articolo 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». La carta dei diritti va letta in controluce: il mio diritto è il tuo dovere, il tuo diritto è il mio dovere. Non c’è diritto senza dovere. Sono d’accordo sull’opportunità di scrivere magari anche una carta dei doveri, ma ti avverto che, in definitiva, la carta dei doveri si riassume in un dovere solo, quello della solidarietà. E questo mi auguro torni in auge nel 2014: la solidarietà, vissuta oggi come un inciampo nel libero dispiegarsi della vita economica.
Facciamo un esempio.
L’esempio è la Grecia. Un intervento di solidarietà all’inizio sarebbe risultato meno costoso e non avrebbe trasformato un problema di poco conto (un’esposizione, in termini di Pil europeo, da quattro soldi) in una tragedia. La Germania si sente titolare di diritti che le deriverebbero dall’avere i conti a posto e crede per questo di poter dettare le regole.
Arrigo Cipriani
ristoratore
I cuochi in tv?
Per carità. Sono autoreferenziali. Bisogna far bene il proprio lavoro senza far vedere quanto si è bravi. Tra l’altro questi hanno solo la nomina. Ho sperimentato di persona: a uno di loro ho fatto delle domande, e dalle risposte che mi ha dato mi sono cascate le braccia. Gordon Ramsey è la rovina. Fanno le star, sono strapagati. E poi: andiamo a vedere le loro cucine…
Pupi Avati
regista
Ti rendi conto che vanno al cinema e non spengono il cellulare? Tutte quelle stelline che brillano nelle loro mani, vedono il film e continuano a chattare, a giocare. Cioè, fruiscono nello stesso tempo di due sollecitazioni emotive, e in realtà si tratta proprio di questo, siamo per tutto il giorno sollecitati da mille parti, una misteriosa centrale ci raggiunge, ha preparato per noi il pacchetto completo delle emozioni, le quali sono poi uguali per tutti, sicché si restringe lo spazio del nostro immaginario individuale, sostituito da un immaginario ready made pronto per tutti. La nostra immaginazione personale è quindi superflua, ci pensa Silicon Valley. Gli Splendor, i Cristal, i Lux, i Nuovi Cinema Paradiso non torneranno più.
Hai nostalgia della povertà.
Può darsi. È possibile che la crisi, costringendoci alla rinuncia, restituisca alle cose il loro potere di seduzione.
Giorgio Dell’Arti