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 2013  dicembre 18 Mercoledì calendario

ANTONINO CANNAVACCIUOLO IN TV SONO SPIETATO MA A CASA DIVENTO UNA PASTA D’UOMO


Orto San Giulio (Novara), dicembre
La sua ultima vacanza è stata nel 2011. Nei due mesi in cui chiude l’Hotel Ristorante Villa Crespi, che dal 1999 gestisce sul Lago d’Oria con sua moglie Cinzia, lo chef Antonino Cannavacciuolo (due stelle Michelin) registra Cucine da incubo per Fox, che andrà in onda la prossima primavera. Sta curando l’apertura di un ristorante italiano a Mosca, e poi ci sono cene benefiche, consulenze, pubblicità. E un libro appena dato alle stampe, In cucina comando io (Mondadori). Tradotto: niente Natale in famiglia: «Ho smesso di farlo a 13 anni, quando ho iniziato a lavorare», racconta, mentre regala ai lettori di Oggi il menu che trovate in queste pagine e che ha composto come un album di ricordi. «C’è dentro tutto quello che per me fa Natale: crostacei, vongole, anguilla. Alimenti legati a ricordi d’infanzia. Anche se io da sempre assodo le Feste alla frutta secca: noccioline, noci, castagne, datteri, con cui si passava dal pranzo alla cena, seduci a tavola, a chiacchierare», dice, mentre il suo piccolo Andrea gli tormenta l’irrinunciabile barba: «Ho iniziato a farla crescere per sembrare più grande: avevo la faccia da ragazzino, non mi prendevano sul serio». Nella famiglia Cannavacciuolo l’alternanza di Andrea e Antonino è perfetta: «Io mi chiamo come mio nonno, mio figlio come mio padre». Papà Andrea insegnava all’alberghiero a Napoli e di sera faceva lo chef in un hotel: «Ricordo le sue giacche immacolate, la precisione con cui mamma le stirava ogni mattina. Imitavo tutto quello che faceva lui, volevo imparare. Non era solo uno chef, è ancora oggi un artista: scolpisce burro, margarina, ghiaccio, ma anche legno, gesso. Io, però, il mio lato artistico lo esprimo nella composizione dei piatti: dipingo con cucchiaio e salse. Un piatto bello fa “l’effetto wow”, dispone il corpo all’assaggio», racconta, come parlasse di un’attrazione fatale.
IL LATIN LOVER VA IN SOFFITTA
«Chi crea piace, e noi chef creiamo, per questo siamo sexy. Io non ho mai dovuto corteggiare una donna, erano loro a corteggiare me», racconta garrulo, prima che sua moglie Cinzia entri in sala e il racconto diventi inevitabilmente una storia di coppia: «Nel 1995, avevo 20 anni, sono venuto a lavorare sei mesi sul Lago d’Orta» l’ho conosciuta, siamo diventati amici. Due anni dopo, tra noi è scattato qualcosa». Cinzia è figlia di albergatori, e nel 1999 prendono in gestione insieme Villa Crespi, villa moresca del 1800, con tanto di minareto, che mai ti aspetteresti tra il verde e le brume di questi luoghi. «Nel 2003 è arrivata la prima stella Michelin, nel 2007 la seconda», dice lo chef. Nel 2007 arriva anche la piccola Elisa e, lo scorso anno, Andrea. Biondissimi, con modi da inglesini ma lo stesso sguardo pungente del loro mediterraneo papà. Un contrasto che ripropone quello su cui si basa la cucina di Cannavacciuolo, un incontro tra i sapori di Vico Equense, dove lo chef è cresciuto, e il Piemonte, dove ha messo su radici, famiglia e un gruppo di lavoro di 40 persone.
«A 50 ANNI MOLLO TUTTO E VADO A PESCA!»
Una macchina perfetta. Ma cosa manca a Cannavacciuolo? «Il mare, la sua spinta energetica. Ho aperto una Spa a Meta di Sorrento, sei camere appena. Così, con la scusa di dover andare a controllare come va l’attività, ogni tanto mi rintano», racconta, prima di svelare un progetto: «A 50 anni farò come mio padre: mollo tutto e mi ritiro. Lui si è ritirato in campagna, io prenderò la mia barchetta e mi dedicherò alla mia passione, la pesca. Quando sono in barca è l’unico momento in cui non penso alla cucina, in cui stacco davvero e mi ricarico. Lo faccio anche qui sul lago, appena ho un paio di ore libere, pesco anche bene, ma non è la stessa cosa». Insomma, a 50 anni dirà quell’«addìos» diventato il tormentone di Cucine da incubo. «Lo dice, lo dice, ma non lo farà davvero», dice sorridendo Cinzia, prima di scambiare con lui uno sguardo d’intesa che vale un muto discorso tra complici.