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 2013  dicembre 19 Giovedì calendario

CALCIATORI, AFFARI LORO

Indagati per scommessa. Fi­nirà poi magari in una bolla di sapone l’ennesima pun­tata del pallone marcio su cui sta investigando la Pro­cura di Cremona. Restano i protagonisti però, non tanto i faccendieri, quanto i calciatori. O meglio, gli ex. Implicati – per ora non si capisce bene come e perchè – come nel caso di Gennaro Gattu­so, a dispetto di cognomi simbolo di un calcio diverso: rude ma leale. L’inchiesta chiarirà. Nel frattempo è l’odore dei soldi a pervadere tut­to. Scommesse, denaro usato per fare altro denaro. Possibile? Eppu­re questo è già un ambiente di ric­chi: il pallone fabbrica soldi per chi lo gioca. E chi tanto guadagna, poi investe. Normalmente non in scommesse.
Proprio lui, Rino Gattuso, ex coria­ceo mediano di Milan e Nazionale, il fiuto degli affari pare averlo da tempo, visto che dopo aver smesso di giocare, a Corigliano Calabro si è dato... all’ittica e ha aperto un’a­zienda di molluschi. In più poi, ma­gari per emulare quel Gordon Ram­sey di Hell’s kitchen, ha aperto un ri­storante a Milano in società con Ch­ristian Abbiati. Carriera imprenditoriale anche per Christian Brocchi, altro indagato dalla Procura di Cremona. L’ex la­ziale in realtà qualche problema di investimento l’ha avuto, in coppia con Bobo Vieri, dopo aver creato la Bfc&co, una società specializzata negli arredi di lusso che a inizio 2013 ha vissuto un fallimento da 14 milioni di euro. Ai due era però an­data bene l’altra operazione com­merciale, cominciata con Paolo Maldini e legata all’abbigliamento: la Sweet e Years , fondata una deci­na di anni fa, chiude ancora i conti in attivo.
Non c’è più comunque la figura del­lo sportivo che dichiarava «son con­tento di essere arrivato uno» e di­menticate pure il calciatore di tren­ta, quarant’anni fa, quello che met­teva da parte il gruzzoletto per la si­curezza post carriera. Tipo Giusep­pe Tomasini, che divenne benzinaio nella città che l’ha adottato, Caglia­ri, o Giuseppe Bruscolotti, che nel­la sua Napoli aprì il “10 maggio 1987”, ristorante-ossequio al primo scudetto vinto dai partenopei.
Tutto è cambiato e segue le mode: nel 2006, prima del mondiale tede­sco, 18 dei 23 convocati di Lippi a­vevano interessi imprenditoriali ex­tra football. Ed è talmente cambia­to questo mondo del pallone che a­desso i calciatori si trasformano in imprenditori in qualunque campo. Anche se non è che gli affari vada­no a gonfie vele per tutti.
Cristiano Lucarelli, per esempio, tentò la carriera da editore, ma do­po dopo tre anni il suo Corriere di Livorno è fallito. L’abbigliamento invece ha intrigato anche il capita­no della Roma, Francesco Totti, che con la moglie Ilary Blasi ha fon­dato la Never without you, ideata nel 2003, quasi per gioco. Alti e bassi: Gianluca Vialli e Ro­berto Mancini ai tempi della Samp non fecero certo gol con il Guaranà, be­vanda dai sapori su­damericani che restò a lungo invenduta nei ma­gazzini.
Due ristoranti li ha inaugurati, a Napoli e a Bologna, pure Fabio Cannavaro, che è anche ammini­strazione della Cma immobiliare e proprietario della Fattoria Gaia, a­zienda che produce mozzarelle di bufala nell’agro aversano. Altro ri­storatore, oltre che co-proprietario del Finger’s Garden di Milano è Cla­rence Seedorf, uno che investe pu­re nei motori: dal 2003 al 2007 è sta­to titolare della Seedorf Racing nel motomondiale 125 e in coppia con l’attore Patrick Dempsey adesso ge­stisce un team automobilistico. Marco Materazzi e il cestista della nazionale Mancinelli sono titolari di un negozio di articoli sportivi nel centro di Milano.
Chiusura di sipario per chi è stato tratto in inganno. Forse la beffa peg­giore la subì Roberto Baggio ai tem­pi delle lire: investì 7 miliardi nell’I­misa, una società svanita nel nulla che aveva acquistato i diritti per l’e­strazione del marmo nero in un im­maginario giacimento peruviano.