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 2013  dicembre 18 Mercoledì calendario

LIBERAMENTE CINEPANETTONE


«Ti ci vor­rebbe la forca!» — «Scusi, avevo capito sorca». Ariec­coci. Ma quale crisi del cine­pa­net­tone? Ma quale fine del genere? Eccolo qua, più vivo che mai. In un trionfo tra­shis­simo di canini info­iati, costanti toc­ca­menti di palle, cic­cioni pelosi, spon­sor onni­pre­senti — per­fino al cesso tro­viamo una foto della Costa Cro­ciere — corni e cor­netti anti­sfiga, cac­che di ogni dimen­sione e con­si­stenza (porta bene!), bat­tute mici­diali — «Sof­fro di stipsi» – «Ah, non caga!». Sim­pa­tici qui­pro­quo, cel­lu­lari che suo­nano den­tro le casse da morto, biglietti vin­centi del Lotto che non si tro­vano, per­fino Ham­sik sotto la doc­cia e i gio­ca­tori del Napoli che cer­cano di reci­tare. Sarà dav­vero l’ultimo film che Neri Parenti dirige per Aure­lio De Lau­ren­tiis que­sto Colpi di for­tuna?- da domani in sala.

Mi sem­bra strano, per­ché il film è più riu­scito e più diver­tente di quello dell’anno scorso, oltre che parec­chio più vol­gare e più cine­pa­net­to­ni­stico, anche se non si vedono né palle di Natale né si sen­tono i coretti di Jin­gle Bells. Curio­sa­mente, anzi, tutto il reper­to­rio nata­li­zio e bor­ghese, con i pro­blemi di fami­glia, i ragaz­zini, per­fino la cop­pia alla Boldi-De Sica dei bei tempi, è finita in mano a Fau­sto Brizzi in Indo­vina chi viene a Natale?, men­tre Neri Parenti e i suoi sce­neg­gia­tori, Dome­nico Saverni, Ales­san­dro Ben­ci­venni e Vol­fango De Biase, si sono but­tati a capo­fitto nel film a epi­sodi, total­mente comico, stac­cato dal Natale e come libe­rato dal desi­de­rio di dover pia­cere alla fami­glia ita­liana post-panettonistica.

Intanto, come inse­gna­vano i vec­chi mae­stri della com­me­dia all’italiana, tre epi­sodi per un film è il numero per­fetto, per­ché ti per­mette di non sbro­do­lare troppo situa­zioni spesso da sketch tea­trale o tele­vi­sivo anni ’60 che non dovreb­bero supe­rare i trenta minuti. E se uno sketch è poco riu­scito, arriva subito quello migliore che te lo fa dimen­ti­care. Diciamo subito che il primo epi­so­dio, ambien­tato a Napoli con Luca e Paolo pro­ta­go­ni­sti alla ricerca di un biglietto vin­cente scom­parso in una giacca in una notte di alcool e fol­lia di Paolo, è quello più trash e pena­liz­zato dalla pre­senza impos­si­bile dello spon­sor Costa Cro­ciere, ma è anche quello più inno­va­tivo e assurdo.

L’idea è un po’ ripresa da Un giorno da leoni, con Paolo che cerca di rico­struire, con l’aiuto di Luca, cosa ha vera­mente fatto quella notte, per­ché il suo cel­lu­lare squilla nella bara di un tas­si­sta morto la sera prima e che fine ha fatto il suo biglietto vin­cente. C’è una bella ragazza con­tesa tra i due, Fatima Trotta, fre­sca del suc­cesso tv di Made in Sud, ma c’è anche un’incredibile scena con un gruppo di camor­ri­sti cic­cioni, nudi e pelo­sis­simi alla sauna, capi­ta­nati da Giu­seppe Lau­rato, che baciano i due comici con le chiappe a vista che resterà nelle anto­lo­gie del trash inter­na­zio­nale. Per non par­lare della cacca gigante opera di un mastino napo­le­tano di nome Masa­niella. O della com­par­sata di Ham­sik e degli altri gio­ca­tori del Napoli che ci ripor­tano ai glo­riosi tempi del Bor­go­rosso F.C. Luca e Paolo, rin­fre­scano un po’ il parco gio­chi della Fil­mauro, e la loro pre­senza atte­nua un po’ l’atmosfera pesan­tuc­cia della storia.

Anche Fran­ce­sco Man­delli, che inter­preta nel secondo epi­so­dio un incre­di­bile jet­ta­tore, tal Ber­nardo Fossa, con zaz­zera nera alla Pap­pa­gone e una esse che si con­fonde con la effe in modo che «soci» diventa «froci» e «forca» diventa «sorca», porta molta fre­schezza al cine­pa­net­tone oltre a com­porre con Chri­stian De Sica, nel ruolo di un impren­di­tore tes­sile del Tren­tino (giù spon­sor), osses­sio­nato dalla super­sti­zione, una grande cop­pia comica. Devo dire che trovo il loro epi­so­dio, mal­grado le pre­messe e l’ovvietà della sto­riella da anni 50 che mette assieme il super­sti­zioso e il por­ta­sfiga, è quello che fa più ridere, per­ché Neri Parenti rie­sce a costruire le gag visive alla per­fe­zione e se Chri­stian ripete alla per­fe­zione il suo solito ruolo, ma è l’unico in grado di farlo così bene, Man­delli è una vera rive­la­zione comica in un ruolo molto da car­toon alla Mister Bean. Ci sono pure Hal Yama­nu­chi e suo figlio Tayo come mon­goli barbuti…

Il terzo epi­so­dio, affi­dato a Lillo e Greg, è deci­sa­mente il migliore dei tre e si con­cede il lusso di omag­giare i grandi sketch sur­reali ita­liani di Metz e Mar­chesi, da Abbasso il Frol­loc­cone a Il Sar­chia­pone. Lillo, che mischia il suo can­dore alla Carlo Cam­pa­nini alla sua pas­sione per la danza, è un bravo ragazzo spo­sato e con ben quat­tro figli a carico che riceve in ere­dità, sem­pre in quel del Tren­tino (gli spon­sor…), due­mila euro e un fra­tello pro­ble­ma­tico, ovvia­mente Greg, in un ruolo di pic­chia­tello a metà tra Alberto Bonucci e Wal­ter Chiari. Invece di lasciarlo lì assieme alle caciotte e al vino del Tren­tino, decide di por­tar­selo a caso e di tener­selo, anche se Greg ha mille stravaganze.

Come Lillo pro­nun­cia «nulla» e «niente» arriva uno schiaffo, non può usare le mani­glie, non può essere con­trad­detto e così via. Anche se l’episodio ha qual­che lun­ghezza e qual­che tro­vata non di prima mano, come il giar­dino alla Edward Mani di For­bice, Lillo e Greg sono per­fetti in que­sti ruoli che hanno fatto per anni sia a tea­tro che in tv, tra­smet­tono una grande ener­gia comica, e il gioco di rimandi alla grande com­me­dia sur­reale ita­liana non può che tro­varci felici per la scelta. Aggiun­giamo il cam­meo incre­di­bile di Raf­faella Carrà che bal­lerà con Lillo nell’ultima scena, vera perla del film. Alla fine, Colpi di for­tuna dimo­stra la vita­lità del cine­pa­net­tone e la sua voglia sia di cam­bia­mento con inne­sti fre­schi, Luca e Paolo, Man­delli, sia il desi­de­rio di recu­pe­rare una tra­di­zione ita­liana di scrit­tura demen­ziale che per troppo tempo abbiamo trascurato.