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 2013  dicembre 18 Mercoledì calendario

PERISCOPIO


Se anche è passato mezzo secolo Massimo D’Alema si considera ancora il ragazzino in calzoni corti che, in divisa da Pioniere d’Italia (lo scout del Pci) tenne il discorsetto di benvenuto del nono Congresso comunista, presente Togliatti, terminandolo con uno stentoreo: «Compagni all’opera! E buon lavoro». Giancarlo Perna. Il Giornale.

Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più buffone del mio reame? Jena. La Stampa.

Dice Angeletti (Uil) che sui costi della politica è possibile risparmiare 7 miliardi. E figurati chiudere la Trimurti. Maurizio Crippa. Il Foglio.

La parola stabilità non mi piace. Abbiamo invece bisogno di un paese governato. Se stabilità vuol dire nessun cambiamento, allora no grazie. Fabrizio Barca. La Stampa.

Per quanto riguarda l’euro, dobbiamo uscire subito e introdurre in Italia (per due anni, anche meno) la sterlina. La sterlina è considerata da tutti, comprese le tribù del Borneo, la più solida moneta del pianeta. Cambio: una sterlina contro un divano (da 150 euro). Maurizio Milani. Il Foglio.

Non mi manca la politica italiana perché è una schifezza. Questo parlamento è una noia mortale, il peggiore, in assoluto. E poi, vedendo in tv l’ultima sfida tra Renzi, Civati e Cuperlo mi è venuta l’angoscia al pensare che uno di questi tre avrebbe potuto governare l’Italia. Clemente Mastella. Il Fatto quotidiano.

Epopea renziana. Dopo il vispo mi piacciono anche questi vispini. Dodici poco più che trentenni che dovranno rivoltare il partito come un calzino, anzi, come un collant, visto che le donne sono in maggioranza. Lanfranco Pace. Il Foglio.

Entro nel Museo archeologico di Reggio Calabria, deserto nonostante sia colmo di pezzi bellissimi e importantissimi. E chiedo a uno degli infiniti custodi: «Dove sono i Bronzi di Riace?». Lui allarga le braccia e risponde: «Non li trova. Sono in restauro da un paio di anni. È il terzo restauro dal 1980. Io sono solo un custode, ma secondo me, che li vedevo tutti i giorni, erano perfetti. Bastava spolverarli. Roba da una settimana. E da qualche centinaia di euro o giù di lì. Con grandi titoli sui giornali e trasmissioni televisive, soprattutto locali, ma anche nazionali. Scusi lo sfogo. Mi rendo conto che se una cosa la spolveri e basta, senza spendere nulla, c’è una probabilità su un miliardo che tu vada in televisione e sui giornali. Ma, a buon senso, non crede anche lei che restaurare una volta ogni 15 anni lo stesso manufatto, più che benefici, produca danni, oltre a essere uno sperpero di denari pubblici?». Bruno Zanardi, Un patrimonio artistico senza. Skira.

È una «finzione di fede» anche l’idea che a presiedere il Conclave sia lo Spirito Santo; che, detto con rispetto, ma anche realisticamente, ne uscirebbe spennato se solo mettesse il naso fra le fazioni in competizione per l’elezione del Papa! Il quale Papa, anche una volta eletto, non a caso, rimane «legno storto», e fa gli interessi della fazione cui deve l’elezione. Nel fatto poi che «l’onesto Napolitano» sia di parte, non ci vedo nulla di illecito, né di illegittimo. È un suo diritto e sarebbe sorprendente il contrario. Se dai cardinali (cioè dal «legno storto» che, in quanto uomini, erano prima di diventarlo) non deriva qualcosa di «dritto» una volta indossati i panni rossi cardinalizi, non capisco perché dal «legno storto dell’umanità» dovrebbe derivare qualcosa di «dritto» una volta che lo stesso «legno storto» sia eletto presidente della Repubblica. Piero Ostellino. Corsera.

Ormai la sinistra, non solo quella italiana, non è più nemmeno socialdemocrazia, che mirava all’abolizione delle classi e del capitalismo per via democratica. Ormai anche il Pd è lontanissimo da queste aspirazioni, immerso com’è nella fede, peraltro diffusissima, della validità dell’organizzazione capitalistica della società. Emanuele Severino, filosofo. Il Fatto quotidiano.

Il meglio di sé Giampiero Mughini (in Una casa romana racconta, Bompiani) lo riserva alle ultime pagine in cui raccoglie, scegliendoli dalla sua libreria, i 51 libri più belli degli ultimi cento anni. È una controstoria della letteratura italiana, all’insegna sempre della qualità e spesso dell’anticonformismo: tra gli altri, ci sono gli Amori di Carlo Dossi, le poesie di Biagio Marin (Fiuri de tapo) e Giorgio Caproni (Come un’allegoria), molto Futurismo e affini, Dino Campana e i suoi Canti Orfici, le Favole di Trilussa, opere di Gio Ponti e di Ettore Sottsass jr, Gino De Domenicis e Maurizio Cattelan, recuperi sorprendenti come La fatica di vivere di Elio Talarico e risarcimento dovuti come Il Volga nasce in Europa di Curzio Malaparte. Alessandro Gnocchi. Il Giornale.

La cosa che mi ha sempre colpito di più è l’allucinante fragilità della vita. Enzo Ferrari. Il Fatto quotidiano.

A cinquant’anni Mario si era fatto sterile e diffidente. Sfogliando l’agenda, egli poteva convocare qualche amante, magari trepida e vogliosa; ma non nutriva un solo bòcciolo di affetto vero. Le radici del cuore erano secche. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori.

Lotta, una parola infinitamente ridicola, la lotta. Qual era stata la loro lotta. Avevano partecipato a interminabili assemblee comuniste, a Praga, avevano le piaghe sul sedere, ma, nell’istante in cui si alzavano dalla sedia per esprimere qualche opinione molto radicale (bisogna colpire ancora più a fondo il nemico di classe, o qualche altra idea formulata con ancora maggiore intransigenza) aveva la sensazione di somigliare a personaggi di dipinti eroici. Lui cade a terra, la pistola in pugno, il braccio insanguinato da una ferita e lei, anche lei con la pistola in pugno, avanza là dove lui non è riuscito ad arrivare. Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio. Bompiani, 1978.

Gina Lollobrigida. Il petto Atlantico. Marcello Marchesi, Il Dottor Divago. Bompiani.

Amo il mio lavoro che è bellissimo. Vedo il mondo. Non ho orari. Non muoio in ufficio. Milano, poi, è adorabile: ti dà possibilità, te la puoi giocare, se semini raccogli, girarla è davvero un privilegio. Gualtiero Felisi, tassista a Milano.

Freddo, freddo. Il vento / mi tagliava le dita. / Ero senza fiato. Non ero / stato mai più contento. Poesia di Giorgio Caproni.

Nella vita ho una sola paura, non averne abbastanza. Roberto Gervaso. il Messaggero.