Umberto De Giovannangeli, L’Unità 18/12/2013, 18 dicembre 2013
L’ITALIA FIRMA PER IL TAP L’ENERGIA ARRIVERÀ DA BAKU
Nella «partita del gas» l’Italia ha messo a segno un punto pesante. Strategico. Quello del «Corridoio meridionale». «Il Tap, gasdotto tra l’Azerbaijan e l’Europa, é un progetto strategico, che rappresenta un importante contributo per l’Italia, sia per coprire la nostra domanda energetica che per diventare un hub energetico nel sud Europa e nel Mediterraneo».
Così la ministra degli Esteri, Emma Bonino nel suo intervento a Baku alla cerimonia ufficiale per la firma della decisione finale di investimento del Consorzio Shah Deniz sul progetto del gasdotto che trasporterà il gas dall’Azerbaijan in Europa attraverso Turchia, Grecia e Italia. «Diversificare le nostre fonti e le rotte di transito delle forniture è un elemento chiave di una maggiore sicurezza energetica - spiega Bonino - regolari forniture di gas dai partner tradizionali, ma anche dai nuovi produttori emergenti».
Il Tap, ha ricordato ancora la ministra, «non è solo una grande chance per l’Europa del Sud, ma è anche uno strumento di crescita di indipendenza e sicurezza energetica nei Balcani». La sicurezza energetica e lo sviluppo di infrastrutture strategiche europee sarà, ha assicurato il ministro, «una priorità della presidenza italiana dell’Ue nel 2014». Bonino ha ricordato la visita del premier, Enrico Letta, a Baku lo scorso agosto, e la recente ratifica del Parlamento italiano dell’accordo Italia-Grecia-Turchia.
Accanto a lei, a dimostrazione dell’importanza dell’ opera sullo scacchiere internazionale, il commissario europeo per l’Energia Gunther Oettinger, il ministro degli Esteri britannico William Hague, i rappresentanti di Georgia, Albania, Bulgaria, Croazia, Montenegro, nonché il presidente azero, Ilham Aliyev. La titolare della Farnesina ha infine assicurato l’impegno del governo italiano a concludere rapidamente gli studi di impatto ambientale, che coinvolgono le autorità della Puglia: «Corridoio meridionale» avrà lo sbocco in Italia a Melendugno, nel Salento. «La Regione Puglia è vigile affinché il contributo delle comunità locali sia pesante sulla bilancia delle decisioni inerenti la localizzazione del terminale del gasdotto Tap», rimarca il presidente della Regione, Nichi Vendola.
PARTITA STRATEGICA
Il progetto ipotizza la costruzione di un gasdotto di circa 870 km, di cui 117 sottomarini. Il tratto italiano avrà una lunghezza, sulla terraferma, di 8,2km. La decisione sull’investimento per l’estrazione di gas dal giacimento di Shah Deniz II in Azerbaijan «è una porta strategica per una maggiore sicurezza energetica della Ue», rilancia, sempre da Baku, il presidente della Commissione Ue Josè Barroso. Più di 18 miliardi di euro saranno investiti nelle piattoforme e nei pozzi marini per estrarre 16 miliardi di metri cubi di gas (bcm) a una profondità di 500 metri nel Mar Caspio.
A partire dalla fine del 2019 saranno «pompati» 6 bcm di gas verso la Turchia e 10 bcm verso l’Unione europea. Nel giugno scorso il Consorzio Shah-Deniz-II, che ha la licenza per estrarre il gas, ha scelto la Trans-Adriatic Pipeline (Tap) per portare il gas dalla frontiera turca all’Italia via Grecia e Albania. Nove società, ricorda la Commissione, acquisteranno gas in Italia, Grecia e Bulgaria: Axpo Trading, Bulgargaz Ead, Depa Public Gas Corporation di Grecia, Enel Trade SpA, E.On Global Commodities, Gas Natural Aprovisionamientos, Gdf Suez, Hera Trading e Shel Aps. Grazie ai collegamenti con altri condotti lungo il suo percorso, Tap sarà potenzialmente in grado di fornire gas ai mercati chiave dell’Europa sudorientale - Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Bulgaria, Serbia, Romania, e Ungheria. Tap aiuterà l’Italia a diventare un «hub energetico mediterraneo», l’hub principale per l’ingresso di gas dal sud verso tutta l’Europa. D’altro canto, il Tap rappresenta per l’Italia una valida alternativa alla rete di distribuzione proveniente dalla Russia e controllate dal gigante energetico russo Gazprom.
Oppositori in cella
Sullo sfondo di un accordo, comunque di rilevanza strategica, resta il tema, tutt’altro che risolto, del rapporto tra la «diplomazia degli interessi» e quelli dei diritti. Nel giorno del varo ufficiale del Tap, in Azerbaijan è stato arrestato Anar Mamedli, presidente del Centro studi sul monitoraggio delle elezioni e della democrazia (Emds), un gruppo indipendente che ha criticato le recenti elezioni presidenziali stravinte dal leader di Baku Ilham Aliyev. L’ha reso noto un membro del gruppo indipendente. Un tribunale di Baku ha ordinato la carcerazione preventiva di Mammadli per tre mesi.
L’accusa è di evasione fiscale. «Siamo stati convocati dalla Procura nell’ambito di un’inchiesta iniziata a ottobre», ha spiegato il direttore esecutivo del gruppo Bashir Suleymanli. «A me è stato permesso di andare - ha continuato - due ore dopo e allora l’avvocato d’ufficio ha chiamato per comunicare che Anar Mamedli è stato arrestato». L’Emds è parzialmente finanziato dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. In occasione delle presidenziali del 9 ottobre ha denunciato diverse violazioni del processo elettorale. Nel suo rapporto ha concluso che «il voto non può essere considerato libero e democratico».
Secondo Amnesty International, le autorità di Baku criminalizzano regolarmente ogni forma pacifica di protesta anti-governativa e usano metodi legislativi e amministrativi per mettere al bando gruppi di cittadini e organizzazioni impegnate nel campo dei diritti umani.