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 2013  dicembre 18 Mercoledì calendario

MAI STATO INNAMORATO


[Michele Bravi]

INCONTRARE MICHELE È COME INTRAVEDERE un oggetto misterioso da lontano: pensi di sapere di che cosa si tratta, ma più ti avvicini più vengono i dubbi. Intanto c’è il suo aspetto fisico, da cantante inglese new romantic, quando invece è nato e cresciuto a Città di Castello, in Umbria. Poi il suo modo di fare: ti inganna con la felpa, i suoi 18 anni e le scarpe da ginnastica. Eppure, capisce subito chi ha davanti, quando parla sa esattamente che cosa dire, e soprattutto ha ben chiaro che cosa fare. Ha vinto la settima edizione di X Factor al Forum di Assago davanti a ottomila persone e a una media di 2 milioni di spettatori (8,8% di share, record assoluto per Sky Uno; X Factor è stato anche il programma della stagione che ha ricevuto più tweet: 450 mila), ma l’emozione non l’ha tradito. E dire che ai provini del talent si era presentato con l’aria dimessa del ragazzino che ci vuole provare ma non è convinto, e invece ha stupito tutti cantando la sua versione di Father And Son di Cat Stevens. Durante la prima puntata, poi, Simona Ventura l’ha battezzato «tesorino», nomignolo innocuo che si è portato per quasi tutto il programma. Intanto, qualcosa nel loft cresceva, senza dare troppo nell’occhio. L’abbiamo incontrato il giorno dopo la vittoria e abbiamo passato un bel po’ di tempo con lui per capire chi è davvero. Per avere un indizio, leggete a chi dedica la vittoria.
Il giorno prima della finale ha dichiarato in conferenza stampa che non era interessato a vincere. Oggi possiamo dire che era solo scaramanzia?
«Premesso che ero sinceramente convinto che avrebbe vinto Violetta, la vittoria può essere una bella chiusa della parentesi X Factor, ma anche chissenefrega. Puoi vincere e non combinare nulla. È più importante intercettare i gusti del pubblico e l’interesse di una casa discografica».
Come ha festeggiato?
«Con Tiziano Ferro, che mi ha fatto una bella sorpresa venendo al Forum. Lui era davvero contentissimo, prima era più agitato di me per la finale, ci teneva molto al suo pezzo; è stato gentile, mi ha proprio seguito. Ieri sera finalmente ho sciolto la tensione e mi sono concesso pure qualche bicchiere di troppo».
I suoi genitori che cosa hanno detto?
«Ho parlato con loro cinque minuti al telefono, non conoscono molto questo mondo della musica ma si fidano di me, mi hanno sempre lasciato molto libero. A casa tornerò solo tra una settimana: non ho un rapporto morboso».
È invece sembrato molto legato a suo nonno, che ha conquistato il pubblico. Mostrarlo nel programma è stata una strategia?
«È stata una cosa nata spontaneamente ma molto riuscita: nonno è un personaggio fortissimo. Per me è come un secondo padre, i nonni sono importanti; la complicità c’è più con loro che con i genitori».
Davvero non aveva nessun timore a cantare su un palco come quello del Forum?
«La paura ti blocca, 
meglio evitarla. Ma mi emoziono tantissimo, e quello ci vuole perché, se no, che cosa porti sul palco? Durante la finale, per esempio, l’esibizione in cui ho cantato Anima fragile era un po’ da schiaffi in faccia: da fan di Vasco penso sia intoccabile e se l’avessi sentita io avrei gridato al sacrilegio. Ma se non la cantavo lì, davanti a ottomila persone, non me lo sarei perdonato».
Che mestiere fanno i suoi genitori?
«Papà è oncologo e mamma infermiera. Ho due sorelle, una più grande di tre anni, che mi ha convinto a iscrivermi a X Factor, l’altra di soli 11 anni, con lei ho un rapporto più protettivo: è quasi una figlia».
Perché sua sorella ha dovuto convincerla?
«Ho sempre cantato da bambino nel coro ma poi, da adolescente, mi è cambiata la voce e la nuova non mi piaceva, non mi riconoscevo più. Ho continuato a coltivare la musica, ma solo ascoltandola. A 16 anni mi sono esibito nel classico karaoke con gli amici e ho fatto una performance orrenda: in quel momento ho deciso che avrei dovuto riscattarmi. Ho iniziato a cantare nei locali della zona e un bel giorno due ragazzi dell’accademia mi hanno chiesto se volevo seguire dei corsi di canto. Ho studiato per un anno prima di arrivare al talent».
Non sembrava credere molto alle audizioni.
«È incredibile perché proprio quel timbro di voce che mi sembrava una debolezza si è rivelato la mia arma vincente. Erano anche giorni turbolenti per me: la mattina dopo il provino avrei dovuto sostenere la prima prova scritta di maturità. L’esame poi è andato bene, ho preso il massimo dei voti».
Un secchione?
«Ho un rapporto contrastato con la scuola: trovo che ci siano troppi professori e pochi maestri, nozioni senza insegnamenti veri. Per questo mio spirito critico, dagli insegnanti ero considerato un rompiballe, ma sul profilo scolastico andavo bene, ero inattaccabile».
Dai compagni è considerato leader o gregario?
«Credo di essere il più riservato del gruppo, bisogna un po’ insistere con me prima che io dica come stanno veramente le cose. Ma i miei compagni sono anche i miei amici: ho avuto la stessa classe dalle elementari, quindi mi sono portato dietro una famiglia».
Ha un amico del cuore?
«Assolutamente. Si chiama Silvio».
Che cosa fa nella vita?
«L’università, Scienze infermieristiche a 
Bologna, credo. Quando si è iscritto ero già entrato nel loft e non ho più potuto sentirlo».
Le sono mancati i suoi amici?
«Mi sono mancati soprattutto i miei cani, ne ho cinque. Con uno vivo in simbiosi, ci dormo, come fosse il mio orsacchiotto. L’ho chiamato Rita Levi Montalcini perché quello che avevo prima è morto giovane; il nome doveva essere garanzia di longevità, poi se ne è andata anche lei. Speriamo bene».
Ragazze?
«Ho avuto qualche esperienza sentimentale, l’ultima è finita a maggio scorso, ma non mi sono ancora innamorato. Purtroppo quando vedo che inizio a rivelarmi un po’ troppo dico no, fermiamoci un attimo. Ancora non ho trovato la persona con cui aprirmi totalmente».
Farebbe lei la prima mossa se la incontrasse?
«Se fosse una ragazza con la quale vorrei approfondire troverei il coraggio, ma non ho gusti facili».
Violetta, sua coetanea, le piaceva?
«Solo come amica. È troppo 
diversa da me nell’approccio con gli altri ma anche nel carattere: lei è più solare, espansiva. Ci sono differenze che in amicizia funzionano, in amore no».
Ma lei lo cerca, l’amore?
«In questo momento preferisco concentrarmi sulla musica: vorrei portare avanti un progetto mio, ci terrei a essere riconosciuto in un suono».
Ma la musica si nutre di esperienza. Di che cosa parlano i testi delle sue canzoni, che ha detto di avere nel cassetto?
«Mi sono ispirato a un cantautore come De André, che racconta storie, fa ritratti di personaggi. Alcune sono autobiografiche, cerco di fare il punto sulla mia vita, ma al momento sono solo sfoghi che devono ancora prendere forma».
È un tormentato anche lei, come Ferro?
«Penso si sia visto. Spesso ho bisogno di stare da solo perché mi accorgo di non riuscire a comunicare quello che vorrei. Allora devo chiudermi in me stesso e fare due chiacchiere. La musica per me è catartica, mi dà tranquillità; se non cantassi, avrei bisogno di un bravo psicologo».
Pensa che Tiziano abbia fatto bene a fare coming out?
«I gusti sessuali non dovrebbero c’entrare con la musica, per il resto non posso pronunciarmi perché non conosco il suo percorso personale. Ma se lui ha fatto questa scelta, si vede che aveva bisogno di chiarire delle cose con se stesso. Non mi sembra comunque che abbia influito sulla sua musica».
Come l’ha contattata per farle avere l’inedito?
«Quando era venuto come ospite in puntata, mi aveva chiamato in camerino e fatto degli apprezzamenti. Ero onorato. Da lì si era messo a scrivere questo brano per me. Gli devo molto: non credo che avrei vinto senza il suo intervento».
Non è merito di Morgan?
«Morgan mi ha fatto fare un percorso, soprattutto nelle ultime puntate il nostro rapporto si è consolidato: ha saputo tirare fuori il vero Michele facendomi approcciare anche cose nuove. Mette talmente tanta passione e forza in quello che fa che gli perdoni tutto, anche i suoi tempi: una base che gli altri farebbero in due ore lui la fa in una giornata, ma poi la differenza si sente. Sono d’accordo con lui quando in finale ha detto che dovremmo continuare a lavorare insieme».
Andrà a Sanremo?
«Proposte in questo senso ne ho già ricevute, anche perché è tradizione che chi vince X Factor vada al Festival. Se nasce qualcosa di dignitoso e coerente con il percorso che voglio fare, ben venga: 
Sanremo ti offre un bacino di utenza eccezionale, ma non lo farei tanto per farlo. Voglio valutare bene le mie mosse, se sbagli con le fondamenta, rischi di rovinare la casa».
Non decide la Sony, la casa discografica che l’ha messa sotto contratto?
«La casa discografica non può essere un dittatore: la faccia ce la metti tu».
A chi dedica quindi la vittoria?
«A me stesso. Fino a qua ci sono arrivato con le mie gambe e ora voglio dirmi un grazie».