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 2013  dicembre 18 Mercoledì calendario

NATALE A CASA KYENGE


«CHE VUOLE CHE LE DICA: quello di mio marito è stato un colpo basso. Adesso si aprirà un momento di riflessione...».
E il cenone? L’albero addobbato in salotto?
«Credo che alla fine Maisha, Giulia e io, quest’anno, passeremo un Natale diverso dal solito: andremo a servire il pranzo a una comunità che ospita senzatetto».

seduta nella hall di un lussuoso albergo alla periferia di Modena, in tailleur bianco che stona con gli occhi arrossati, il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge si sofferma con lo sguardo sulle luminarie di Natale che lampeggiano in strada. Accanto a lei ci sono le due figlie, Maisha e Giulia (21 e 18 anni), ma non il marito Domenico Grispino, che con un’intervista a sorpresa pubblicata stamattina da Libero, dove spara a zero sul Pd «macchina da soldi» e dove il complimento migliore per la moglie è «non ha capacità gestionali», ha rovinato l’atmosfera di festa a tutti. Doveva esserci anche lui all’appuntamento fissato per oggi pomeriggio: non in un albergo ma a casa Kyenge, a Castelfranco Emilia, per raccontare il primo Natale da ministro del primo ministro nero della storia d’Italia, disposto addirittura a cucinare i tortellini fatti a mano per noi. E invece, al suo posto, è arrivato quel pacco regalo avvelenato a mezzo stampa...
«Papà ha solo detto ciò che pensava», prova a stemperare Giulia, la figlia minore, che è stata appena eletta rappresentante di istituto al liceo Muratori di Modena. «Certo, il modo in cui l’ha detto non può essere condiviso. Ma è nostro padre. E noi figlie per ora preferiamo non schierarci».
Lei, ministro, che ne pensa?
«Che preferirei parlarvi del mio operato politico e non scendere al livello di mio marito. Non voglio definire le sue dichiarazioni menzogne: diciamo che ha una percezione della realtà, e delle mie scelte, che non coincide affatto con la mia».
Dice di aver votato Lega, mai tenera con lei... E attacca il Pd di Matteo Renzi, che invece lei ha tanto sostenuto.
«E votato. Con mio marito abbiamo sempre avuto idee diverse, le discussioni erano all’ordine del giorno, ma erano tali, chiacchiere in famiglia. Sia chiaro: chi fa vera politica, in questa casa, sono io».
Dica la verità: che cosa sta succedendo tra lei e suo marito?
«Credo sia una questione di ruoli e priorità: a volte, quando si scende in politica con tanta passione o si persegue un sogno, alcune parti di noi possono risentirne».
Suo marito si è sentito trascurato?
«Con la campagna elettorale e il trasferimento a Roma dopo la nomina al governo è cambiato tutto. Sono arrivate le difficoltà a conciliare politica e famiglia. Spesso stavo fuori quasi tutta la settimana, tornavo a Modena nel weekend. Si è formato un altro equilibrio, dentro e intorno a me».
Una vecchia storia, per le donne che lavorano...
«Tante volte, per gli schemi in cui viviamo, se l’uomo ha il controllo economico va tutto bene. Se invece, a un certo punto, la donna si trova col timone in mano, qualcosa nella coppia cambia. E chissà quante si riconosceranno in quello che dico...».

INTERVIENE GIULIA: «Mamma ha sempre avuto passione per la politica, ci portava a conferenze e convegni già a 3 e 5 anni. Oggi è spesso via, ma se accendo la tv la vedo in continuazione, anche troppo...».

Ministro, c’è stato un momento in cui ha pensato: devo rivedere l’agenda?
«Proprio per i 18 anni di Giulia. Mi ero imposta di starle dietro, lei mi chiamava, 
sentivo che mi voleva accanto. Lì ho capito che era importante mettessi da parte qualcosa per stare un po’ con lei».
E suo marito le faceva presente che lei stava cambiando?
«La nostra storia dura da vent’anni, non è una relazione dove magari si sta attenti anche a spegnere la luce: ci conosciamo da una vita. Tante volte, uno le cose non se le chiede più, accadono e basta».
Non la raggiungeva mai a Roma?
«Certo, ci siamo visti più volte. E c’è sempre stato confronto tra noi due».
E adesso, invece?
«Con quello che ha detto, chiunque si sarebbe sentita ferita. Nel partner si cerca sostegno, ma per ogni donna è fondamentale prima di tutto riuscire a realizzarsi».
Domanda secca: il suo matrimonio è ancora in piedi?
«Al momento sì, anche perché ci sono le nostre figlie. Ma è troppo presto: le conseguenze delle dichiarazioni di mio marito si vedranno a tempo debito».

INTERVIENE MAISHA: «Se posso, essendo molto credente, penso che perdonare sia fondamentale. Io non avrei mai attaccato mamma pubblicamente come ha fatto mio padre, ma non lo condanneremo».

E lei, ministro, che farà?
«È un momento difficile, ma ho sempre avuto una certa capacità di rigenerarmi».
Momento difficile di un anno difficile: che bilancio ne fa?
«Buono, pieno di battaglie. Penso a quella per il riconoscimento dello ius soli, che porterò avanti fino a fine legislatura con tutte le mie forze: prima d’ora non si era mai parlato tanto di cittadinanza in Italia».
E nessuno si era mai permesso di dare dell’«orango» a un ministro... Vuole mandare un pensiero a Calderoli?
«A Calderoli auguro semplicemente di passare un buon Natale. Ora il clima in Parlamento è davvero più disteso: mi dispiace che sui media si parli di me solo per gli insulti. Le ovazioni che ricevo quando parlo in qualche conferenza nessuno le racconta. Lei sapeva che ho da poco ricevuto la cittadinanza onoraria da Terzigno, comune notoriamente di destra?».
La cosa di cui va più orgogliosa?
«Le mie ragazze. E il fatto di essere arrivata in questo Paese da sola ed essermi creata una famiglia. Al di là di come finirà, visto che oggi siamo solo in tre, qui davanti a lei, sono una donna soddisfatta».