Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 18/12/2013, 18 dicembre 2013
AL VIA GLI INVESTIMENTI PER PORTARE IN EUROPA IL GAS DI SHAH DENIZ
Almeno sul piano formale, gli scettici sono stati messi a tacere: il progetto destinato a portare in Europa il gas azero sarà realizzato, anche se a caro prezzo. Il consorzio a guida Bp che sta sviluppando la seconda fase del giacimento di Shah Deniz ha siglato ieri Baku la Decisione finale di investimento (Fid), documento indispensabile per dare il via libera ai lavori, specificando che dovrebbero costare 28 miliardi di dollari. Nel conto è compreso il potenziamento della South Caucasus Pipeline, ma non la realizzazione di altri due gasdotti: la Trans Anatolian Pipeline (Tanap), in territorio turco, e la Trans Adriatic Pipeline (Tap), il segmento finale del Corridoio Sud, che approderà sulle coste pugliesi. Per queste due opere Bp stima un costo complessivo di 17 miliardi di $, ma ci sono forti probabilità che la cifra non basti neppure per la sola Tanap.
Gli azionisti di Tap non vogliono sbilanciarsi sui costi, ma almeno un’idea chiara se la sono fatta, altrimenti non avrebbero potuto a loro volta annunciare la firma della Fid. Da Tanap non è invece arrivata alcuna comunicazione in tal senso, quasi certamente proprio perché manca tuttora un preventivo attendibile sugli investimenti, oltre che per l’instabilità del suo assetto azionario.
Nonostante le incertezze che ancora avvolgono alcuni aspetti del progetto, Bp si è comunque mostrata fiduciosa, confermando l’obiettivo di estrarre il primo gas a fine 2018 per esportarlo in Turchia e Georgia. La Azerbaijani Gas Supply Company – società costituita ad hoc dai soci di Shah Deniz – comincerà «circa un anno dopo» a servire i clienti europei: in tutto nove società, che riceveranno a regime 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno (altri 6 miliardi sono per la Turchia). Con l’approvazione della Fid sono diventati effettivi i contratti di vendita del gas che erano stati sottoscritti lo scorso settembre con Axpo, Bulgargaz, Depa, Enel, E.On, Gas Natural, Gdf Suez, Hera e Shell. Del gruppo fanno parte solo due aziende italiane (Enel ed Hera), ma nel nostro Paese è previsto che arrivino via Tap ben 8 miliardi di mc l’anno di gas, auspicabilmente da riesportare in buona parte verso i mercati centroeuropei. L’obiettivo, confermato anche ieri dal ministro degli Esteri Emma Bonino a Baku, è infatti non solo «diversificare le nostre fonti e le rotte di transito delle forniture» ma anche «diventare un hub energetico nel Sud Europa e nel Mediterraneo».
La cerimonia di ieri nella capitale azera è stata accolta con soddisfazione anche dalle autorità europee. Per il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso il progetto è «una rilevante pietra miliare», che offrirà benefici ai consumatori e alle imprese, mentre il Commissario per l’energia Günther Oettinger si sono poste le basi per progetti ancora più ambiziosi: «Con un futuro allargamento il Corridoio avrà il potenziale per soddisfare fino al 20% del fabbisogno europeo di gas».
La strada del progetto non è comunque ancora del tutto spianata. A sorpresa Statoil – uno dei soci storici di Shah Deniz – ha ridotto la sua partecipazione nel giacimento dal 25,5 al 15,5%, cedendo il 3,3% a Bp e il 6,7% all’azera Socar, in cambio di 1,45 miliardi di $ (un ottimo prezzo secondo gli analisti, pari al triplo del valore di libro). La transazione, ha spiegato il ceo della compagnia norvegese, Helge Lund, fa parte di un piano più ampio di contenimento delle spese, che prevede «una rigida selezione delle priorità per i futuri investimento».
Con la stessa logica Statoil, pur confermando la partecipazione in Tap, ha invece deciso di non esercitare l’opzione a rilevare da Socar il 12% di Tanap. Total, cui era stato offerto il 5%, sembra avviata a fare la stessa scelta. Solo Bp ha risposto all’appello, acquistando il 12% della pipeline dalla società azera, che ora si ritrova con il 68%, molto più dell’auspicato 51%. Il restante 20% è in mano alle società turche Botas e Tpao, che starebbero ora trattando per salire al 30%.
Il gasdotto turco sembra essere l’anello debole del Corridoio Sud. Il costo di realizzazione sarebbe infatti salito molto oltre le aspettative iniziali. Secondo l’agenzia Platts i soci hanno in mano due preventivi, probabilmente sottostimati del 30-50% perché entrambi di "quarta classe", ossia stilati sulla base di informazioni incomplete sul progetto (che non ha ancora nemmeno un tracciato definitivo): il primo di Bachtel indica 12,8 miliardi di $ e il secondo, di Ilf, 11 miliardi.
@SissiBellomo