Enrico Marro, Corriere della Sera 18/12/2013, 18 dicembre 2013
LA RIFORMA FORNERO HA RESO I PRECARI DISOCCUPATI
[Maurizio Sacconi]
«Il lavoro, per noi, è il cuore del Patto di maggioranza che deve garantire il governo fino al 2015». Ma per stringere questo accordo, dice Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato del Ncd ed ex ministro del Welfare, è necessario «verificare fino in fondo» con il Pd di Matteo Renzi se si possa identificare «un massimo comun denominatore».
Non si accontenterebbe di un minimo comun denominatore?
«Eh no, questo è quello che abbiamo avuto finora per i veti del Pd. E spiega perché le misure sul lavoro del governo Letta siano state molto deboli. Noi invece abbiamo bisogno di una svolta, altrimenti la ripresa economica, attesa nel 2014, resterà priva di nuova occupazione».
Anche Renzi reclama una svolta. Quindi una base di partenza c’è?
«Bisognerà fare una verifica su quattro punti. Primo, il costo del lavoro. Nella legge di Stabilità, è stato appena introdotto il nesso esplicito tra spending review e taglio del cuneo fiscale. Noi aggiungiamo che va data priorità agli sgravi sul salario di produttività deciso da contratti aziendali o territoriali, ampliando la platea dei beneficiari, riportando il tetto di reddito a 40 mila e il plafond sottoposto a tassazione agevolata a 6 mila euro. Bisogna insomma tornare alle soglie Sacconi, se posso permettermi».
Il secondo punto della verifica?
«Noi proponiamo una drastica operazione sulla riforma del lavoro Fornero: per tutte le tipologie diverse dal contratto a tempo indeterminato bisogna tornare alla legge Biagi, semplificando ancor più il contratto a termine, e per l’apprendistato al Testo unico 2011».
Vi accuseranno di voler aumentare i precari.
«Non so se la legge Biagi ha portato nel mercato del lavoro persone con un rapporto di lavoro precario, ma so che ora quelle persone sono disoccupate. Bisogna rompere gli indugi e varare un decreto che immediatamente realizzi uno sbottigliamento del mercato, perché i contratti flessibili non vengono più rinnovati, dopo la Fornero».
Ma Renzi sembra avere in mente un progetto del tutto diverso: non un ventaglio di contratti flessibili ma il contratto unico di inserimento a tutele progressive.
«Di questo discuteremo quando il Pd avrà presentato la sua proposta. Io sto parlando di un provvedimento immediato. Quanto a una riforma più complessiva, noi abbiamo già presentato un disegno di legge sullo Statuto dei lavori fatto di poche norme inderogabili desunte dall’ordinamento comunitario. Per tutto il resto deve valere il principio sussidiario della libertà dei contratti aziendali e individuali ove certificati secondo le norme già vigenti».
Si riferisce all’articolo 8 da lei voluto nel 2011, che consente alle parti di derogare anche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori?
«Sì, il contratto aziendale, aggiungendo ora quello individuale, può stabilire se il licenziamento debba prevedere il reintegro o il risarcimento, e magari di risolvere le controversie per via arbitrale, istituto già previsto dalla legge ma per il quale manca ancora il necessario decreto ministeriale».
Sacconi e il Nuovo centrodestra approfittano della novità Renzi per rilanciare il contratto individuale e l’abolizione dell’articolo 18? Ma questo non è già stato indebolito dalla riforma Fornero?
«Su questo la Fornero non è servita assolutamente a nulla. Penso possiamo condividere l’obiettivo di accrescere la propensione ad assumere garantendo conseguenze certe nel caso di rottura del rapporto di fiducia. Ho detto la nostra proposta, vediamo quella del Pd».
Renzi ha intanto proposto un ammortizzatore sociale universale.
«E qui veniamo al quarto punto che vogliamo verificare col Pd: come non lasciare solo chi perde il lavoro. La nostra proposta è questa: tutti i sussidi diventino dote per chi assume in relazione ai mesi non ancora utilizzati. In passato meccanismi del genere hanno funzionato. Inoltre, bisogna dotare ciascuna persona senza lavoro di un voucher da spendere presso i servizi di formazione o di collocamento — pubblici, privati e privato-sociali, come associazioni ed enti bilaterali — in concorrenza tra loro, e l’incasso di tale voucher va in parte legato al risultato, al fatto che la persona abbia effettivamente trovato lavoro».
Volete rivedere anche la riforma delle pensioni?
«Sì, perché non possiamo avere il sistema più rigido d’Europa. Dobbiamo rendere possibili forme di pensionamento anticipato, sia pure con penalizzazioni. E agevolare di più i versamenti volontari. Per esempio, sugli anni di laurea. Ideale regalo dei genitori per la laurea».
Enrico Marro