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 2013  dicembre 17 Martedì calendario

ABU DHABI, OASI DI CULTURA


IL PROGETTO
ABU DHABI
Il primo segmento della gigantesca cupola traforata (180 metri di diametro) sospesa su giardini, laghetti e gallerie, è stato posizionato. Giornata storica per il Louvre di Abu Dhabi che, dopo polemiche e ritardi, verrà finalmente inaugurato nel 2015. Il museo, disegnato dall’architetto francese Jean Nouvel e adagiato sul mare, sorge sull’isola naturale di Saadiyat, a cinque minuti dalla capitale degli Emirati. E fa parte dell’investimento da 27 miliardi di dollari che, nello stesso sito, prevede la costruzione di altri quattro musei firmati da altrettante Archistar e circondati da ville, alberghi, servizi di lusso.
Sullo stesso lembo di terra protesa nel Golfo Persico infatti vanno avanti i lavori dello Zayed National Museum intitolato al padre della patria e disegnato da Norman Foster (aprirà nel 2016), del Guggenheim tutto coni e cubi progettato da Frank Gehry (pronto nel 2017), del Museo Marino di Tadao Ando concepito come un ponte tra cielo e mare e del Performing Art Centre di Zaha Hadid, dalla curiosa forma di serpente: queste ultime due strutture apriranno i battenti nel 2020, l’anno in cui nella vicina Dubai si terrà L’Expo mondiale e milioni di turisti si riverseranno, come è nelle previsioni, negli Emirati.
LA SCOMMESSA
«Siamo felicissimi perché più o meno tra dodici mesi la cupola del Louvre sarà completata», dice lo sceicco Sultan bin Tahnoon Al Nahayanm, presidente della potente Tourism & Culture Authority di Abu Dhabi che gestisce il progetto sull’isola Saadiyat e tutte le attività culturali della regione. «L’avanzamento dell’opera di Nouvel rappresenta una pietra miliare nella promessa, sostenuta dallo stesso presidente degli Emirati Khalifa bin Zayed Al Nahyan, di realizzare nella nostra città dei musei-icona».
Investire nella cultura gli immensi proventi del petrolio per attrarre milioni di visitatori da tutto il mondo: mentre Dubai proiettata verso l’Expo punta tutto sulle infrastrutture, è questa la scommessa di Abu Dhabi, l’emirato più esteso e più ricco del Paese, un milione e 300mila abitanti e l’80 per cento dell’oro nero posseduto dall’intera nazione.
Ma l’operazione Louvre bis, portabandiera del mega-progetto emiratino, non è stata indolore: accese polemiche, nonostante l’immensa ricaduta economica prevista, hanno accompagnato in Francia la decisione del governo di esportare il marchio del museo. L’accordo firmato con Abu Dhabi è trentennale. Dalla sola cessione del nome, il Louvre ricaverà 400 milioni di euro mentre al progetto partecipano 27 istituzioni culturali francesi (tra le quali Centre Pompidou, Musée d’Orsay, Quai Branly, Bibliothèque Nationale...) che alla fine si ritroveranno in cassa un miliardo di euro da reinvestire in manutenzione e acquisizioni.
LE COLLEZIONI
Il Louvre di Nouvel, un gioiello di 9.200 metri quadrati - il cantiere è operativo sette giorni su sette, su due turni: uno diurno e uno serale, durante i quali gli operai quasi 3000 per turno lavorano a ritmo serrato - ospiterà alcune opere prestate da Parigi a rotazione (ma niente paura, la Gioconda non lascerà mai Parigi alla volta del Golfo) per una durata massima di dieci anni.
«La costruzione rispecchia un territorio protetto che appartiene al mondo arabo e alla sua geografia», ha spiegato l’architetto francese.
Ma il punto forte del museo sarà la collezione permanente acquisita dagli Emirati. La prima parte di questo patrimonio artistico è già stata messa in mostra nell’aprile scorso alla presenza delle autorità locali e di quelle francesi, guidate dal ministro della Cultura Aurélie Filippetti: sono antichità provenienti da Egitto, Turchia, Grecia, Mali ma anche opere di Gauguin, Magritte, Bellini, Manet. E la campagna acquisti non è ancora finita.
Anche il Guggenheim - il più rande del mondo - che verrà sormontato da ponti di vetro e avrà perfino un teatro da 350 posti, si sta dotando di una propria collezione, per il momento di arte contemporanea, e ne ha fornito un primo “assaggio” al pubblico nel maggio scorso. Si susseguono infatti ad Abu Dhabi mostre, convegni, incontri, workshop, conferenze: rappresentano l’avvicinamento all’apertura dei musei. A Saadiyat (che significa “l’isola della felicità”) il futuro si chiama cultura ed è già cominciato.
Gloria Satta