Giuseppe Di Vittorio, MilanoFinanza 17/12/2013, 17 dicembre 2013
LA CORSA ALL’ORO FA DIETROFRONT
A inizio 2013 nessuno l’avrebbe mai detto: che il prezzo dell’oro scivolasse fino a 1.200 dollari l’oncia era talmente irrealistico che una banca d’affari nordica lo indicava come una delle 10 previsioni shock per l’anno che va concludendosi. Del resto allora il metallo giallo quotava a 1.800 dollari l’oncia e il trend decisamente rialzista (anche se con qualche scricchiolio) al punto che la vetta dei 2.000 dollari sembrava a portata di mano. E invece...
Allo scadere dell’anno la domanda quindi è: che cosa accadrà nei prossimi 12 mesi? Dal punto di vista tecnico l’oro prosegue all’interno del trend ribassista di medio periodo: il prossimo ostacolo alla discesa delle quotazioni si trova sotto i 1.200 punti, ma l’obiettivo del ribasso potrebbe essere a 1.180 dollari, più o meno dove passano i minimi testati a fine giugno. Dopodiché non esistono punti di riferimento per il metallo prezioso: abbandonare quei livelli vorrebbe dire tornare ai livelli del 2010.
L’analisi dei volumi orizzontali evidenzia come decisivo, per il cammino ribassista, sia l’abbandono del supporto statico a 1.220. In ottica di rimbalzo invece i livelli più significativi sono a 1.263 dollari: lo stop loss per operazioni ribassiste potrebbe quindi essere posizionato sopra quel livello. Al momento l’oro quota 1.238 dollari. Un’eventuale posizione short rispecchia quindi il rapporto rischio/rendimento: il potenziale di discesa è infatti di 58 figure (punti), mentre lo stop loss è a una distanza di 25 punti.
Qualche segnale negativo circa il proseguimento della discesa arriva però dagli oscillatori: lo stocastico è in prossimità dell’area di ipervenduto mentre l’Rsi è in zona neutrale. Prima di nuovi short sarebbe perciò prudente far scaricare gli oscillatori.
Un altro invito alla prudenza arriva dai volumi: la recente discesa non è stata accompagnata da scambi sostanziosi.
Quanto al Cot, il report dell’autorità governativa Usa, la posizione degli investitori istituzionali evidenzia ancora un potenziale di ribasso. Non ci sono segnali di inversione al calo delle posizioni long e all’accumulo di posizioni ribassiste.
Il responso dei fondamentali. Nel frattempo dal punto di vista dei fondamentali l’oro sta ballando su un importante soglia chiave, quella dei 1.200 dollari. Si tratta del primo test sui costi di estrazione: al di sotto di questo livello (anche se alcuni ritengono che il costo medio sia molto più basso, vicino a 700 dollari l’oncia), secondo Barclays, potrebbe essere in grave difficoltà il 10% delle aziende produttrici. I primi scioperi molto violenti sono scoppiati in Sudafrica causa la proposta di riduzione dei salari o di licenziamenti.
Il prezzo di produzione fa da supporto ai prezzi: spesso i corsi si portano sotto questo valore, ma poi tendono a risalire perché il calo della produzione contrae temporaneamente l’offerta e se la domanda rimane invariata i corsi tendono a risalire.
Una dura prova per l’oro però potrebbe presentarsi già domani con il meeting di politica monetaria della Fed. La banca centrale Usa deciderà se e di quanto ridurre l’immissione mensile di liquidità nel sistema. La decisione di far partire il cosiddetto tapering farebbe salire il dollaro con conseguente deprezzamento dell’oro. La lunga ascesa dell’oro in questi anni è stata infatti sostenuta dall’idea di trovare un’alternativa alla svalutazione del biglietto verde. Al contrario un rinvio del tapering al primo trimestre del 2014 favorirebbe un rimbalzo del metallo giallo.
L’oro nel web. Per seguire l’oro online significativo è l’indirizzo del World Gold Council (www.gold.org), l’associazione di categoria delle principali aziende aurifere. Il suo scopo è di stimolare la domanda di oro da parte di industria, consumatori e investitori, ma i dati relativi alle dinamiche di domanda e sono molto affidabili e utili. Il sito Kitco (www.kitco.com) è invece specializzato nelle dinamiche di prezzo dei metalli. Su www.Goldreview.com è invece possibile trovare anche le posizione sull’oro di alcune banche d’affari.
Quanto alla posizione delle banche d’affari, in molte hanno posizioni ribassiste molto nette. Credit Suisse, per esempio, sulla base di tecniche di proiezione simile ai rintracciamenti di Fibonacci, individua un target a 880 dollari per l’oro.
Per Commerzbank invece un nuovo segnale ribassista è arrivato con l’abbandono del supporto dinamico di lungo periodo che passa a 1.227 dollari. Per la banca tedesca il nuovo obiettivo negativo è invece posizionato a 1.156/4 dollari.
Le specifiche del contratto. Partendo dall’oro trattato al Comex (New York) e al Liffe (Londra), il contratto standard ha movimenti di decimi di dollaro. La variazione minima di prezzo, il tick, è di 0,10 dollari. Per ogni tick si possono guadagnare o perdere 10 dollari per via dell’effetto leva del contratto. Se l’oro passa da quota 1.200 a 1.201 il si guadagnano (o perdono) 100 dollari. Per avere un’idea delle potenzialità rialziste e ribassiste del contratto il range giornaliero dal mese di ottobre è di poco inferiore a 22 punti.
Quanto al costo dell’operatività, i margini, cioè il deposito minimo iniziale per operare, è vicino a 6 mila dollari (4.620 euro), ma si può spendere meno operando intraday dove i margini sono il 25% di quelli ordinari. Esiste poi una versione mini del contratto, quotata al Liffe di Londra che vale un terzo di quello standard. La taglia mini è molto più abbordabile per i trader. Allo stesso modo margini e tick ammontano a un terzo del contratto standard (2.000 dollari in media e 3,33 dollari il tick). Passando infine alla commissioni, si parte da 10 dollari e si scende in base all’operatività. L’oro è esente dalla Tobin Tax mentre sul capital gain si paga un’imposta del 20% in linea con gli altri strumenti finanziari.
In alternativa ai future è possibile negoziare i cfd o per gli investitori con prospettive di lungo periodo il relativo ecc.