Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/12/2013, 17 dicembre 2013
PERISCOPIO
Quale notizia piace - o dispiace - di più? 1. «La banca gli nega il mutuo: 69enne si dà fuoco». 2: «La banca gli nega il mutuo: 69enne dà fuoco alla banca». (È successo ieri). Adriano Sofri. Il Foglio.
Renzi chi? Miracolo delle primarie. Il nuovo segretario del Pd sta perdendo il cognome. Matteo. Sentite come suona bene. Funziona. È caldo. Riduce le distanze. Matteo ricorda anche un po’ Enrico. Dolce Enrico. Da quand’è morto, nessuno infatti lo ha più chiamato Berlinguer. Da vivo, no. Enrico, anzi Berlinguer, vi avrebbe guardato con un po’ di fastidio, come a dire: mi scusi, ma non ci davamo del lei? Renzi invece è più moderno. Non è neppure comunista. Oggi perdere il cognome è il segno del potere. Meno male che Silvio c’è. Angelino suona bene. Pier Ferdinando è troppo lungo. Gianfranco solo per i colonnelli e il cognato. Con Walter ci si confonde: con la v normale o con la v doppia? Romano è sempre stato austero. Il nome di Monti è Professore. Ma davvero Tremonti si chiama Giulio? Come Andreotti, ma Giulio lo chiamava solo Evangelisti. Bettino solo prima, dopo no. Gli italiani ricordano sempre i nomi dei vincitori. Vittorio Macioce. Il Giornale.
Ho la speranza di vedere sparire i Bersani, le Rosy Bindi, i D’Alema, le Camusso e, con loro, le buone cose di pessimo gusto che finora hanno imperato e che meriterebbero un redivivo Guido Gozzano per essere descritte. Maria Rosa Mancuso. Il Foglio.
Si tratta, questa di Renzi, di un’interruzione spettacolare del tran tran politico, oppure è un ciclo storico? Questo è ciò che si deve valutare: dobbiamo ancora capire chi sono, come si sono formati e ancor più, chi rappresentano. Quando il soviet dei soldati, il soviet dei contadini e il soviet degli operai presero il potere in Urss, si sapeva chi c’era dietro: l’esercito, i contadini e gli operai. Si sapeva il perché e che cosa sarebbe accaduto. Nel ’43-’45 ci fu un cambio generazionale, ma, dietro, c’era la guerra persa, la classe dirigente fascista da cambiare, gli Alleati. Era chiaro chi rappresentava chi, con quali forze. Oggi la rottura di un ciclo è avvenuta senza un trauma, come sbocco necessario per fare qualcosa di diverso o per offrire un passatempo al paese stremato. Rino Formica, ministro dell’economia del governo Craxi. Il Foglio.
A Enrico Letta darei un bel 7 per come si muove bene. Voi giornalisti fate un errore pazzesco quando dire che Letta jr è un erede di Beniamino Andreatta. Non è vero. È l’erede di Giulio Andreotti. Clemente Mastella, Fi. Il Fatto quotidiano.
Massimo D’Alema non fa vita di partito. In Largo del Nazareno, sede del Pd, neanche si affaccia. Corrucciato per come va il mondo il 64enne ex premier (oggi neanche deputato) trascorre la giornata in sdegnosa solitudine nello studio della sua fondazione «Italianieuropei», con lo sguardo su piazza Farnese. Si è fatto e gli hanno fatto il vuoto attorno. Con l’ex segretario, Pier Luigi Bersani, ha sostanzialmente chiuso dopo l’affronto di non ricandidarlo in parlamento e l’incapacità dimostrata in primavera di fare il governo. Come tutti gli uomini soli, D’Alema colloquia tra sé. Come invece lui solo può, è tanto compiaciuto di ciò che dice a sé stesso che, in segno di ossequio, si dà del lei. Sicché quando esce dalla sbornia solinga per andare in tv, ha una così enorme opinione di sé da sprigionare quella saccenteria al cubo (detta, in psichiatria, dalemiana) di chi fa la grazia per rivelare, a noi del volgo che non capiamo un tubo, la sola verità che esista, la sua. Giancarlo Perna. il Giornale.
«La buona notizia: brucia la Casa del Grande Fratello a Cinecittà. La cattiva: era vuota». «A fuoco la casa del Grande Fratello e salta l’edizione 2014: un segnale di ripresa». «La casa del GF è andata in fiamme. Si sta organizzando una colletta nazionale. Per ringraziare il piromane». Commenti su Twitter.
Si litigano se derubare prima i pensionati o i mutuati, triste fine di una storia miseranda. Vincino. Il Foglio.
Ho avuto un solo grande amore, Giancarlo Vigorelli. Per 15 anni fu la mia stella polare. Poi lui si stufò di me. Ero noiosa, temo. Ma fu il modo con cui mi liquidò che fu grottesco. Accadde una domenica. Il suo autista mi consegnò una lettera di 35 pagine. Aveva impiegato tre mesi per scriverla. Con un tono untuoso e ipocrita rievocava il suo mondo di catto-comunista e tutto ciò che politicamente e spiritualmente non ero riuscita a dargli. Tre mesi per scrivere quelle corbellerie. Senza il coraggio di venire a dirle personalmente. Fu un congedo devastante. Meglio: offensivo. Soffrii in modo pazzesco e giurai a me stessa che con gli uomini avevo chiuso. Lorenza Trucchi, critica d’arte. la Repubblica.
Avete mai avuto tra le mani la moneta da 500 euro? Si tratta del più grande taglio di moneta in circolazione nel mondo. Gli esperti la chiamano il «Bin Laden» perché è introvabile e dovunque, contemporaneamente. Nel volume di una scatola di tetrapack di latte ci sta un milione di euro in taglio da 500. Ideale per gli scambi che non vogliono lasciare tracce. Infatti il denaro liquido è spesso quello della frode, delle corruzione o addirittura del lavoro in nero, dal traffico d’armi o di droga, passando per l’evasione fiscale o la prostituzione, i biglietti da 500 euro circolano, si sbiancheggiano e ripartono. Mathieu Delahousse e Thierry Lévêque, Cache cash, Nascondi il liquido. Flammarion.
La nostra classe dirigente, per se stessa, applica il principio del «postdatato», mentre per i cittadini italiani quello del «retroattivo». Si chiede a gran voce la riduzione dei costi della politica. I nostri geni si adeguano, producono una legge che avrà effetti a partire del 2017. Con il retropensiero che, passata la nottata, si possa sempre cambiare la norma al momento della sua esecuzione. Nicola Porro. Il Giornale.
I risultati degli studi medici fanno sì che, al ritmo attuale, la speranza di vita dell’umanità cresca da cinque a sei ore ogni giorno che passa. Una persona nata negli Stati Uniti oggi vivrà circa 30 anni di più che chiunque nato nel 1900. Francis Collins. Wsj.
Niente rende più stabili i matrimoni quanto un adulterio occasionale. Roberto Gervaso. il Messaggero.