Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 17 Martedì calendario

PER COMBATTERE L’OBESITÀ UNA CAVIA DI NOME YOGHI


Grizzly da laboratorio. È questa l’ultima frontiera della ricerca sull’obesità umana, assicura il dottor Kevin Corbit, scienziato e ricercatore del colosso farmaceutico Amgen. Corbit e la sua squadra di esperti sono convinti che dal comportamento dell’orso bruno, animale che può raggiungere il peso di 500 chili e assumere sino a 58 mila calorie in un giorno, si può comprendere molto sulle abitudini alimentari e cogliere alcuni aspetti dell’obesità che non sono stati ancora del tutto esplorati.
«Quando penso all’obesità mi viene in mente l’orso Yoghi», dice il ricercatore che ospita nei laboratori alla Washington State University di Pullman, nello Stato di Washington, una dozzina di bellissimi esemplari di grizzly. Si tratta di uno dei pochi centri al mondo che oltre ai più diffusi topi da laboratorio conta tra le sue «cavie» anche orsi bruni. Un’opportunità importante, secondo il dottor Corbit, che dal quartier generale di Amgen ad Oakland, in California, si reca almeno una volta a settimana a Pullman.
Secondo il ricercatore, gli orsi, animali molto forti, in grado di sconfiggere lupi e altri «giganti» della natura selvaggia, sono anche custodi di preziosi segreti sull’attività nutrizionale e quindi sul fenomeno dell’obesità. Nelle settimane immediatamente precedenti al letargo fanno incetta di miele, salmoni e more tanto da guadagnare in termini di peso circa un centinaio di chili, causando un’impennata del colesterolo «cattivo» e della pressione arteriosa. Diversamente dagli uomini però, la loro salute non ne risente, dal momento che le arterie non si ostruiscono, non sono soggetti a rischio di attacco cardiaco e sono immuni o quasi dal diabete.
Così gli studiosi tentano di comprendere il funzionamento del loro organismo, effettuando biopsie dei depositi di grasso e tenendone sotto attenta osservazione il cuore. Gli orsi del centro creato 27 anni fa sono nati all’interno della stessa struttura o sono stati salvati da alcune aree del Parco nazionale di Yellowstone, dove per evitare pericoli agli esseri umani sarebbero stati soppressi. Ovviamente il centro deve adottare alcune precauzioni per garantire la sicurezza di chi vi lavora: le recinzioni degli orsi sono elettriche e quando vengono sottoposti a esami, i grizzly vengono messi in gabbie di acciaio e anestetizzati, per consentire ai medici di eseguire con facilità tutte le rilevazioni del caso.
Il miele, che agli orsi viene somministrato con una specie di biberon, serve per distrarli mentre vengono sottoposti ad alcuni test, come l’elettrocardiogramma, per i quali non si può ricorrere ad anestesia. «È un percorso di studio complesso e ancora lungo, ma sicuramente importantissimo per la ricerca», spiega Alexander Kamb, il coordinatore del dipartimento di ricerca di Amgen che ha dato il via due anni fa al programma.
Gli approcci tradizionalmente seguiti nello studio dell’obesità hanno dato risultati limitati, e i farmaci in commercio riescono a ridurre ancora solo piccole percentuali di grassi dal corpo umano. Gli orsi invece hanno la capacità di diventare obesi in maniera sana e perdere una grande quantità di peso senza alcun problema, grazie a un controllo dell’ormone dell’insulina. Il segreto è quindi nella mappa del genoma di questi animali, secondo Kamb, il quale spiega: «Il nostro obiettivo è riuscire a capire come gli orsi sono in grado di compiere una tale magia».